Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO SESTOCAPITOLO IX"Tanto multiplicâr ne’primi tempine gli uomini i peccati, che Dio disse,veggendo i lor gran mali e gravi scempi, Penitet enim me eos fecisse. Poi, come ingrati e pieni di lussuria, gli piacque e volse che ciascun perisse. Gran giganti, con forza e con ingiuria a libito viveano e senza legge, pien di superbia e d’ogni matta furia. Giá era il mondo, per quel che si legge, istato due milia anni e cinque croce, quando quel Lume, che ne guida e regge, Noè chiamò con angelica voce, fedele e giusto, e disse: – Fa un’arca tal, che sia forte in mar per ogni foce –. La misura li dié, la qual non varca; la gente gli ordinò e gli animali, de’ quali, al tempo che disse, la carca. De lo profondo abisso e infernali luoghi e de’ ciel le cataratte aperse, con tuon crudeli e saette mortali. Orribil venti e tempeste diverse tante seguîr, per l’aire tenebrosa, che l’acqua i monti per tutto coperse. E questo gran diluvio non riposa, sí vennon per lo mondo in tutto meno uomini, bestie, uccelli e ogni cosa. Aperta l’aire e venuto sereno, Noè mandò il corbo per suo messo, lo qual li venne a la risposta meno; similemente la colomba apresso, la qual fu tal, qual ciascun esser de’: ch’andò e vide e ritornò ad esso. Piú tempo per quelle acque andò Noè; al fine sopra il monte d’Erminia 35 l’arca si posa, dove ancora è. Quel patto, ch’allor fu, par ch’ancor sia, tra Dio e Noè e, se nol sai, perché appar l’arco in ciel dimanda e spia. Bello è a saper, se non l’udisti mai, 40 come la mente inebriato perse dormendo in terra disonesto assai, e come Cam ne rise e che sofferse veder la sua vergogna e come i due ciascun del palio suo il ricoperse. 45 Per questo, maledetto poi Cam fue dal padre suo, quando il ver ne seppe, che servo fosse con le genti sue. Degno è bene di pascer per le greppe qual fa beffe del padre e non l’onora, 50 come si legge che facea Ioseppe. In quel propio tempo, ch’io dico ora, le genti in Sanaar si raunaro con Nembrotto gigante, ch’era allora. Per gran superbia, la torre fondaro 55 de la qual, credo, Iddio fe’ beffe e rise, veggendo in contro a Lui far tal riparo. Or odi l’argomento che vi mise: che, quando nel lavoro eran piú fermi, in settanta due lingue li divise. 60 Ben è colui, che trovar pensa schermi al giudizio di Dio, che puote il tutto, con men discrezione assai che vermi! Onitus truovo in alcun costrutto che astrolago fu e grande maestro, 65 dal qual Nembrotto trasse molto frutto. Ma Nembrotto, meccanico e campestro, diece cubiti grande, salvo il vero, sol quel facea che li venia piú destro. Acerbo visse, dispietato e fero, 70 e, secondo Metodio, il primo pare che, usurpando l’altrui, prendesse impero. Di buona pianta dèi sempre aspettare d’aver buon frutto e cosí de la rea similemente rio imaginare. 75 Nacque di Cam la gente Cananea, quella di Garama e d’Etiopia, di Egitto, di Libia e di Bugea. Di questa schiatta, ch’io ti conto, propia Nembrotto surse, Mineo e piú altri 80 superbi a Dio, de’ quai non ti fo copia. De lo seme di Sem, Ermini e Baltri, Medi, Persi, Giudei, Sizi, Ircani, Caldei, con piú molti altri accorti e scaltri. Di Iafette seguirono i Romani, 85 Ungari, Greci e, in vèr ponente, Franchi, Spagnoli, Tedeschi e Italiani. Ora, se a quel che ho detto ben pon mente, di Sem disceson quei che in Babilona imperiâr nel mondo primamente. 90 Quei di Iafeth portaron la corona del tutto in Grecia e in Roma e quei di Cam stati son servi e sotto ogni persona. E qual fu il seme di Cain da Adam è stato il suo e quel de gli altri due 95 qual quello di Iacob e d’Abraam,di cui ti vegno a dir l’opere sue".
Il Dittamondo (6-09)
Il Dittamondodi Fazio degli UbertiLIBRO SESTOCAPITOLO IX"Tanto multiplicâr ne’primi tempine gli uomini i peccati, che Dio disse,veggendo i lor gran mali e gravi scempi, Penitet enim me eos fecisse. Poi, come ingrati e pieni di lussuria, gli piacque e volse che ciascun perisse. Gran giganti, con forza e con ingiuria a libito viveano e senza legge, pien di superbia e d’ogni matta furia. Giá era il mondo, per quel che si legge, istato due milia anni e cinque croce, quando quel Lume, che ne guida e regge, Noè chiamò con angelica voce, fedele e giusto, e disse: – Fa un’arca tal, che sia forte in mar per ogni foce –. La misura li dié, la qual non varca; la gente gli ordinò e gli animali, de’ quali, al tempo che disse, la carca. De lo profondo abisso e infernali luoghi e de’ ciel le cataratte aperse, con tuon crudeli e saette mortali. Orribil venti e tempeste diverse tante seguîr, per l’aire tenebrosa, che l’acqua i monti per tutto coperse. E questo gran diluvio non riposa, sí vennon per lo mondo in tutto meno uomini, bestie, uccelli e ogni cosa. Aperta l’aire e venuto sereno, Noè mandò il corbo per suo messo, lo qual li venne a la risposta meno; similemente la colomba apresso, la qual fu tal, qual ciascun esser de’: ch’andò e vide e ritornò ad esso. Piú tempo per quelle acque andò Noè; al fine sopra il monte d’Erminia 35 l’arca si posa, dove ancora è. Quel patto, ch’allor fu, par ch’ancor sia, tra Dio e Noè e, se nol sai, perché appar l’arco in ciel dimanda e spia. Bello è a saper, se non l’udisti mai, 40 come la mente inebriato perse dormendo in terra disonesto assai, e come Cam ne rise e che sofferse veder la sua vergogna e come i due ciascun del palio suo il ricoperse. 45 Per questo, maledetto poi Cam fue dal padre suo, quando il ver ne seppe, che servo fosse con le genti sue. Degno è bene di pascer per le greppe qual fa beffe del padre e non l’onora, 50 come si legge che facea Ioseppe. In quel propio tempo, ch’io dico ora, le genti in Sanaar si raunaro con Nembrotto gigante, ch’era allora. Per gran superbia, la torre fondaro 55 de la qual, credo, Iddio fe’ beffe e rise, veggendo in contro a Lui far tal riparo. Or odi l’argomento che vi mise: che, quando nel lavoro eran piú fermi, in settanta due lingue li divise. 60 Ben è colui, che trovar pensa schermi al giudizio di Dio, che puote il tutto, con men discrezione assai che vermi! Onitus truovo in alcun costrutto che astrolago fu e grande maestro, 65 dal qual Nembrotto trasse molto frutto. Ma Nembrotto, meccanico e campestro, diece cubiti grande, salvo il vero, sol quel facea che li venia piú destro. Acerbo visse, dispietato e fero, 70 e, secondo Metodio, il primo pare che, usurpando l’altrui, prendesse impero. Di buona pianta dèi sempre aspettare d’aver buon frutto e cosí de la rea similemente rio imaginare. 75 Nacque di Cam la gente Cananea, quella di Garama e d’Etiopia, di Egitto, di Libia e di Bugea. Di questa schiatta, ch’io ti conto, propia Nembrotto surse, Mineo e piú altri 80 superbi a Dio, de’ quai non ti fo copia. De lo seme di Sem, Ermini e Baltri, Medi, Persi, Giudei, Sizi, Ircani, Caldei, con piú molti altri accorti e scaltri. Di Iafette seguirono i Romani, 85 Ungari, Greci e, in vèr ponente, Franchi, Spagnoli, Tedeschi e Italiani. Ora, se a quel che ho detto ben pon mente, di Sem disceson quei che in Babilona imperiâr nel mondo primamente. 90 Quei di Iafeth portaron la corona del tutto in Grecia e in Roma e quei di Cam stati son servi e sotto ogni persona. E qual fu il seme di Cain da Adam è stato il suo e quel de gli altri due 95 qual quello di Iacob e d’Abraam,di cui ti vegno a dir l’opere sue".