Quid novi?

Rime del Berni 12-15


Rime di Francesco Berni12Capitolo della gelatinaE' non è mai né sera né mattina,né mezzo dì né notte ch'io non pensia dir le laudi della gelatina,e mettervi entro tutti quanti e sensie' nervi e le budella e 'l naturaleper iscoprir li suoi misteri immensi.Ma veggo che l'ingegno non mi vale,ché la natura sua miracolosaè più profonda assai che l'orinale.Pur, perché nulla fa quel che nulla osa,s'io dovessi crepare, io son dispostodi dirne ad ogni modo qualche cosa;e s'io non potrò gir così accosto,né entrar ne' suoi onor affatto drento,farò il me' che potrò così discosto.La gelatina è un quinto elementoe guai a noi se la non fusse l'annodi verno quando piove e tira il vento,ché la val più d'una veste di pannoe presso ch'io non dissi anche del foco,che tal volta ci fa più tosto danno.Io non la so già far, che non son cuoco,e non mi curo di saper; ma bastach'ancor io me ne intendo qualche poco.E s'io volessi metter mano in pasta,farei forse vedere alla brigatache ci è chi acconcia l'arte e chi la guasta.La gelatina scusa l'insalatae serve per finocchio e per formaggioda poi che la vivanda è sparecchiata.Et io che ci ho trovato un avantaggio,quando m'è messa gelatina inanzi,vo pur di lungo e mio danno s'i' caggio;e non pensi nessun che me ne avanzi,ché s'io ne dessi un boccone a persona,ti so dir ch'io farei di belli avanzi.Chi vuole aver la gelatina buonaingegnisi di darli buon colore;quest'è quel che ne porta la corona:dice un certo filosofo dottoreche se la gelatina è colorita,è forza ch'ella n'abbia il buon sapore.Consiste in essa una virtude unitadella forza del pepe e dell'aceto,che fa che l'uom se ne lecca le dita.Io vi voglio insegnare un mio secreto,che non mi curo ch'ei mi reste a dosso:io per me la vorrei sempre dirieto.Un altro ne vo' dire a chi è grosso:la gelatina vuol esser ben spessae la sua carne vuol esser senza osso,ché qualche volta, per la troppa pressache l'uomo ha di ficcarvi dentro i denti,un sen trae, poi dà la colpa ad essa.O gelatina, cibo delle gentiche sono amiche della discrezione,sien benedetti tutti i tuoi parenti,come dir gelatina di cappone,di starna, di fagiano e di buon pescee di mille altre cose che son buone!Io non ti potrei dir come m'increscech'io non posso dipingerti a pennelloné dir quel che per te di sotto m'esce.Pur vo fantasticando col cervelloche diavol voglia dir quel poco alloro,che ti si mette in cima del piattello;e trovo finalmente che costorovanno alterando le sentenzie sue,tal che non è da creder punto loro.Ond'io, ch'intendo ben le cose tue,come colui che l'ho pur troppo a core,al fin concludo l'una delle due,che tu sei o poeta o imperatore.13Capitolo dell'agoTra tutte le scienze e tutte l'arti,dico scienze et arti manuali,ha gran perfezion quella de' sarti;perché a chi ben la guarda senza occhiali,ell'è sol quella che ci fa diversie differenti da gli altri animali,come i frati da messa da i conversi.Per lei noi ci mettiam sopra la pelleverdi panni, sanguigni, oscuri e persi,e facciam cappe, mantelli e gonnellee più maniere d'abiti e di vesteche non ha rena il mar né il cielo stelle,e mutiànci a vicenda or quelle or queste,come anche a noi si mutan le stagionie i dì son di lavoro o dì di feste.Ci mangiarebbon la state i mosconie le vespe e i tafan, se non fuss'ella;di verno aremo sempre i pedignoni.Essendo adunque l'arte buona e bella,convien che gl'instrumenti ch'ella adopradelle sue qualità prendin da quella;e perché fra lor tutti sotto sopraquel ch'ella ha sempre in man par che sia l'ago,di lui ragionarà tutta quest'opra.Di lui stato son io sempre sì vagoe sì m'è ito per la fantasia,che sol del ricordarmene m'appago.Dissi già in una certa opera miache le figure che son lunghe e tondegovernan tutta la geometria.Chi vòl sapere il come, il quando e il donde,vada a legger l'istoria dell'Anguille,ché quivi a chi domanda si risponde.Queste due qualità fra l'altre millenell'ago son così perfettamente,che sarebbe perduto il tempo a dille.....................................Questa dell'ago è sua peggior fortuna:si posson tòr tutte l'altre in motteggio,a questo mal non è speranza alcuna.Le donne dicon ben c'hanno per peggioquando si torce nel mezzo o si piega;ma io quella con questa non pareggio,perché quando egli è guasta la bottega,rotta la toppa e spezzati i serrami,si può dire al maestro: "Vatti annega".Sono alcuni aghi c'hanno due forami,et io n'ho visti in molti luoghi assai,e servon tutti quanti per farne ami.Non gli opran né i bastier né i calzolai,né simili altri, perché e' son sottiliquanto può l'ago assottigliarsi mai;son cose da man bianche e da gentili,però le donne se gli hanno usurpati,né voglion ch'altri mai che lor gl'infili.E non gli tengon punto scioperati,anzi la notte e 'l dì sempre mai pieni,e fan con essi lavori sfoggiati:sopra quei lor telai fitte co i senisopra quei lor cuccin tutt'el dì stanno,ch'io non so com'ell'han la sera reni.Quando l'ago si spunta, è grande affanno;pur perché al male è qualche medicinasi ricompensa in qualche parte il danno:tanto sopra una pietra si strofinae tanto si rimena inanzi e 'n dreto,ch'aconciarne qualch'un pur s'indovina.Quando si torce ha ben dell'indiscreto;e se poi ch'egli è torto un lo dirizza,vorrei che m'insegnasse quel secreto.Questo alle donne fa venire stizza;e ciò intervien perch'egli è un ferracciovecchio d'una miniera marcia e vizza.Però quei da Damasco han grande spaccioin ciascun luoco e quei da San Germano:il resto si può dir carta di straccio.Questi tai non si piegano altrui in mano,temperati alla grotta di Vulcano........................................Chi la vista non ha sottile e prontaquesto mestier non faccia mai la sera,ch'a manco delle quattro ella gli monta,ché spesso avvien che v'entra dentro cerao terra o simil altra sporcheria,che inanzi ch'ella n'esca un si dispera........................................E così l'ago fa le sue vendette:s'altri lo infilza et egli infilza altruie rende ad altri quel ch'altri gli dette........................................Opra è d'amor tener le cose unite:questo fa l'ago più perfettamente,che per unirle ben le tien cucite........................................Caminando tal volta pel podere,entra uno stecco al villano nel piede,che le stelle di dì gli fa vedere;ond'ei si ferma e ponsi in terra e siede,e poi che in su 'l ginocchio il pie' s'ha posto,cerca coll'ago ove la piaga vede;e tanto guarda or d'appresso or discosto,ch'al fin lo cava, e s'egli indugia un pezzo,pare aver fatto a lui pur troppo tosto.Infilzasi coll'ago qualche vezzo.........................................Godete con amor, felici amanti;state dell'ago voi, sarti, contenti;ché, per dargli gli estremi ultimi vanti,è l'instrumento de gli altri instrumenti.14Capitolo della primieraTutta l'età d'un uomo intera intera,se la fusse ben quella di Titone,non basterebbe a dir della primiera;non ne direbbe affatto Cicerone,né colui ch'ebbe, come dice Omero,voce per ben nove millia persone:un che volesse dirne daddovero,bisognere' ch'avesse più cervelloche chi trovò gli scacchi e 'l tavoliero.La primiera è un gioco tanto belloe tanto travagliato, tanto vario,che l'età nostra non basta a sapello;non lo ritroverebbe il calendarioné 'l messal ch'è sì lungo, né la messa,né tutto quanto insieme il breviario.Dica le lode sue dunque ella stessa,però ch'un ignorante nostro parioggi fa ben assai se vi s'appressa;e chi non ne sa altro, almanco impariche colui ha la via vera e perfettache gioca a questo gioco i suoi danari.Chi dice egli è più bella la bassettaper esser presto e spacciativo gioco,fa un gran male a giocar se gli ha fretta.Questa fa le sue cose a poco a poco;quell'altra, perché ell'è troppo bestiale,pone ad un tratto troppo carne a foco,come fanno color c'han poco salee que' che son disperati e fallitie fanno conto di capitar male.Nella primiera è mille buon partiti,mille speranze da tenere a bada,come dire "carte a monte" e "carte e 'nviti","chi l'ha" e "chi non l'ha", "vada" e "non vada",star a flusso, a primiera e dire: "A voi",e non venir al primo a mezza spada:ché, se tu vòi tener l'invito, puoi;se tu no 'l vuoi tener, lasciarlo andare,metter forte e pian pian, come tu vuoi;puoi far con un compagno anche a salvare,se tu avessi paura del resto,et a tua posta fuggire e cacciare.Puossi far a primiera in quinto e 'n sesto,che non avvien così ne gli altri giochi,che son tutte novelle a petto a questo;anzi son proprio cose da dapochi,uomini da niente, uomini sciocchi,come dir messi e birri et osti e cuochi.S'io perdessi a primiera il sangue e gli occhinon me ne curo; dove a sbaraglinorinnego Dio s'io perdo tre baiocchi.Non è uom sì fallito e sì meschino,che s'egli ha voglia di fare a primiera,non truovi d'accattar sempre un fiorino.Ha la primiera sì allegra cerache la si fa per forza ben volereper la sua grazia e per la sua maniera.Et io per me non truovo altro piacereche, quando non ho il modo da giocare,star dirieto ad un altro per vedere;e stare'vi tre dì senza mangiare,dico bene a disagio, ritto ritto,come s'io non avessi altro che fare;e per suo amore andrei fin in Egittoet anche credo ch'io combatterei,defendendola a torto et a diritto.Ma s'io facessi e dicessi per leitutto quel ch'io potessi fare e dire,non arei fatto quel ch'io doverei;però, s'a questo non si può venire,io per me non vo' innanzi per sì pocodurar fatica per impoverire:basta che la primiera è un bel gioco.15Sonetto contra la primieraPuò far la Nostra Donna ch'ogni serai' abbia a star a mio marcio dispettoin fin all'undeci ore andarne al letto,a petizion de chi gioca a primiera?Dirà forse qualch'un: "Ei si dispera,et a' maggior di sé non ha rispetto".Potta di Jesu Cristo (io l'ho pur detto!),hassi a giocar la notte intera intera?Viemmene questo per la mia faticach'io ho durato a dir de' fatti tuoi,che tu mi se', Primiera, sì nemica?Ben che bisognaria voltarsi a voi,signor; che se volete pur ch'io 'l dica,volete poco ben a voi et a noi.Et inanzi cena e poigiocate e giorno e notte tuttavia,senza sapere che restar si sia.Questa è la pena mia:ch'io veggio e sento, e non posso far io;e non volete ch'i' rineghi Dio?