Quid novi?

La Secchia Rapita 03-2


La Secchia Rapitadi Alessandro Tassoni        40Zaccaria Tosabecchi allor reggeadi Carpi il freno, uom vecchio e podagrosoa cui l'età il vigor scemato aveama non lo spirto altero e bellicoso.Una figlia al morir gli succedeache 'l conte di Solera avea per sposo,zerbin de la contrada e falimbello,di Manfredi cugin, detto Leonello.        41Venne al vecchio desío d'esser quel giornoin campo, e armò pedoni e cavalieri,e una lettiga fe' senza soggiornoche portavano a man quattro staffieri:laminata di ferro era d'intorno,e si potea assettar su due destrieri;una tal poscia forte a maravigliane fece il Contestabil di Castiglia;        42e in Borgogna l'usò contra i moschettidel bellicoso re de' fieri Galli.Zaccaria venne con ducento eletti,parte asini col fren, parte cavalli,ma i pedoni a tardar furon costrettiché 'l conte, che dovea tutti guidalli,lasciò il suocero andar per la piú cortae restò con la sposa a far la torta.        43Zaccaria, che si vide abbandonatodal genero, partí subito i fanti,e quattrocento al cavalier Brusatoe a Guido Coccapan dienne altrettanti.Il Cavalier un elefante alatoha nell'insegna: e Guido ha due gigantiche giocano a le noci: il vecchio ha un gattoche insidia un topo e stassi quatto quatto.        44Quelli poi di Formigine e Fiorano,dove nascono fichi in copia grande,sono trecento, e Uberto Petrezzanogli guida, e ne l'insegna un orco spande.Baiamonte con lui di Livizzanoquasi a un tempo arrivò con le sue bande,ducento fur con partigiane in spalla;e la bandiera avean turchina e gialla.        45Appresso d'Uguccion di Castelvetrol'insegna apparve ch'era un cardo bianco.Trecento balestrier le tenean dietroch'avean bolzoni e mazzafrustri al fianco.Da Gorzan, Maranello e da Ceretrode' famosi Grisolfi il buon Lanfrancotratti avea cinquecento in una schiera,e portava un frullon ne la bandiera;        46onde la Crusca poi gli mosse liteche fu rimessa al tribunal romano.Con l'impresa d'un pero e d'una viteStefano e Ghin de' conti di Foglianoavean con l'armi foglianese unitequelle di Montezibio e di Varano,ch'eran ducento ottanta martorelli,unti e bisunti che parean porcelli.        47Ma dove lascio di Sassol la genteche suol de l'uve far nettare a Giove,là dove è il dí piú bello e piú lucente,là dove il ciel tutte le grazie piove?quella terra d'amor, di gloria ardente,madre di ciò ch'è piú pregiato altrove,mandò cento cavalli, e intorno a millefanti raccolti da sue amene ville.        48Roldano de la Rosa è il duca loroch'un tempo guerreggiando in Palestinacontra 'l campo d'Egitto e contra 'l Morofe' del sangue pagan strage e ruina;sparsa di rose e di fiammelle d'oroavea l'insegna azzurra e purpurina;e dietro a lui venía poco lontanoFolco Cesio signor di Pompeiano;        49Pompeiano ove suol l'aura amorosastruggere il giel di que' nevosi monti;Gommola e Palaveggio a la famosadonna del seggio lor chinan le fronti.Sotto l'insegna avea d'una spinosaFolco raccolti de' piú arditi e prontitrecento, che su zoccoli ferratise ne venían di chiaverine armati.        50E quel ch'era mirabile a vedere,cinquanta donne lor con gli archi in manoavezze al bosco a saettar le fiere,e a colpir da vicino e da lontano,succinte in gonna e faretrate arciere,calavano con lor dal monte al piano;e la chioma bizarra e ad arte incoltaondeggiando su 'l tergo iva disciolta.        51Bruno di Cervarola avea il domínodi quella terra e del vicin paesedi Moran, del Pigneto e di Saltino;uom vago di litigi e di contese.Con ducento suoi sgherri entrò in camminosubito che de l'armi il suono intese;e perch'era un cervel fatto a capriccio,portava per impresa un pagliariccio.        52Di Bianca Pagliarola innamoratofatte avea già per lei prove diverse;e a lei che gli arse il cor duro e gelatosempre di sue vittorie il premio offerse:or additando il suo pensier celatoun pagliariccio in campo bianco aperse,ch'in mezzo un telo avea fatto di magliae mostrava nel cor la bianca paglia.        53Appresso gli venía Mombarranzonecol suo signor Ranier, che di Pregnanoreggea la nuova gente e 'l gonfaloneche mandato gli avea Castellarano;cinquanta con le natiche in arcione,e quattrocento gían battendo il pianocon le scarpe sdrucite e senza suola;la loro insegna è un bufalo che vola.        54Brandola, Ligurciano e Monceretoconduceva Scardin Capodibue,ch'un diavolo stizzato in un cannetodipinto avea ne le bandiere sue.Col cimiero di lauro e mirto e anetoil signor di Pazzan dietro gli fue,che pretendea gran vena in poesia,né il meschin s'accorgea ch'era pazzia.        55Alessio era il suo nome, e 'n sesta rimacomposto avea l'amor di Drusiana ;nel resto fu baron di molta stima,e seco avea Farneda e Montagnana.Questa gente contata con la prima,non era da giostrare a la quintana:eran da cinquecento ferragutidi rampiconi armati e pali acuti.        56Di Veriga e Bison l'insegna al vento,ch'era in campo azzurrino un sanguinaccio,spiega Pancin Grassetti, e quattrocentofanti conduce a suon di campanaccio:ma piú di questi ne mandaron centoMontombraro, Festato e 'l Gainaccio,con l'impresa d'un asino su un pero,e Artimedor Masetti è il condottiero.        57Taddeo Sertorio, di Castel d'Aianoconte e fratel di Monaca la bella,conducea Montetortore e Misano,dove fu la gran fuga, e la Rosella,con archi e spiedi porcherecci in mano,spiegando in campo bianco una padella;trecento fur che quelle vie ronchiosecon le piante premean dure e callose.        58Seguiva di Monforte e di Montese,Montespecchio e Trentin poscia l'insegna:Gualtier figliuol di Paganel Cortesel'avea dipinta d'una porca pregna;fur quattrocento, e parte al tergo appeseaccette avean da far nel bosco legna,parte forconi in spalla, e parte mazzee pelli d'orsi in cambio di corazze.        59Il conte di Miceno era un signorefratel del Potta a Modana venuto,dove invaghí sí ognun del suo valoreche a viva forza poi fu ritenuto:non avea la milizia uom di piú core,né piú bravo di lui né piú temuto:corseggiò un tempo il mar, poscia fu ducein Francia: e nominato era Voluce.        60Gli donò la città per ritenerloMiceno, Monfestin, Salto e Trignano,e Ranocchio e Lavacchio e Montemerlo,Sassomolato, Riva e Disenzano:un san Giorgio parea proprio a vederlo,armato a piè con una picca in mano;con ottocento fanti al campo vennecon armi bianche e un gran cimier di penne.        61Panfilo Sassi e Niccolò Adelardico' Frignanesi lor seguiro appresso,di concerto spiegando i due stendardidi Sestola e Fanano a un tempo stesso;l'uno ha tre monti in aria e 'l motto tardi ,l'altro nel mar dipinto un arcipresso,con l'uno è Sassorosso, Olina e Acquaro;Roccascaglia con l'altro e Castellaro.        62Eran mille fra tutti. E dopo lorovenía una gente indomita e silvestra;San Pellegrino, e giú fino a Pianorotutto il girar di quella parte alpestradove sparge il Dragone arena d'oroa sinistra, e 'l Panaro ha il fonte a destra,Redonelato e Pelago e la Pievee Sant'Andrea che padre è de la neve;        63Fiumalbo e Bucasol terre del vento,Magrignan, Montecreto e Cestellino;esser potean da mille e quatrocentogl'inculti abitator de l'Apennino:Apennin ch'alza sí la fronte e 'l mentoa vagheggiare il ciel quindi vicino,che le selve del crin nevose e folteservon di scopa a le stellate volte.        64Tutti a piedi venían con gli stivali,armati di balestre a martinelleche facevano colpi aspri e mortalie passavano i giacchi e le rotelle:pelliccioni di lupi e di cinghialieran le vesti lor pompose e belle;spadacce al fianco aveano e stocchi antichi,e cappelline in testa e pappafichi.        65Ma chi fu il duce de l'alpina schiera?Fu Ramberto Balugola il feroceche portava un fanciul ne la bandierache faceva a un Giudeo baciar la croce.Con armatura rugginosa e nerae piume in testa di color di nocevenía superbo a passi lunghi e tardi,con una scure in collo e in man tre dardi.        66Da Ronchi lo seguía poco lontanoMorovico signor di quella terra:Palagano e Moccogno e Castrignanoguidava, e quei di Santa Giulia in guerra.Da quattrocento con spuntoni in manoco' piedi lor calcavano la terradietro a l'insegna d'una barca a vela,e cantando venían la fa-li-le-la .        67Un giovinetto di superbo coreche di sua fresca etade in su 'l mattinonon avea ancor segnato il primo fioredel primo pel, nomato Valentino,avea dipinto addormentato Amore,e Medola reggea, Montefiorino,Mursian, Rubbian, Massa e Povello,Vedriola e de l'Oche il gran castello.        68Di giavellotti armati e gianettoni,di panciere e di targhe eran costoro,con martingale e certi lor saioniche chiamavano i sassi a concistoro.Sotto le scarpe avean tanti tacconi,che parea il campo d'Agramante moroche in zoccoli marciasse a lume spento;e non erano piú che cinquecento.        69Poiché la fanteria de la montagnafu veduta passar di schiera in schiera,il Potta fece anch'egli a la campagnauscir la gente sua ch'armata s'era.E già quella di Parma e d'Alemagnae di Cremona giunta era la serada la parte del Po, per la faticache da Reggio temea, città nemica.        70In Garfagnana intanto avea intimatoa' cinque capitan de le bandiereche non uscisser pria di quello statoche vi giungesse il Re con le sue schiere:però ch'anch'ei da Lucca avea mandatoa fare in fretta a la città saperech'ei venía quindi, e domandava genteda potersi condur sicuramente.        71E 'l giorno che seguí, posto in camminoper la diritta via di Gallicano,tra le coste passò de l'Apenninoe discese al Padul giú dal Frignano;era con lui Vetidio Carandinocon la bandiera di Camporeggiano,dove egli avea dipinta una civettache portava nel becco una scopetta.        72Quella di Castelnovo, ov'era un Santocon le man giunte lavorato a scacchi,seguía per retroguardia indietro alquantosotto la guida di Simon Bertacchi.Quivi l'arredo regio è tutto quanto,quivi veníeno i servitori stracchie quei che 'l vin di Lucca avea arrestati,per some in su le some addormentati.        73Ma le due di Soraggio e di Sillanoda Otton Campora l'una era guidata,l'altra da Jaconia di Ponzio Urbano,che porta una fascina incoronata.La stella mattutina il Camporanocon una cuffia rossa ha figurata:E queste quattro avean sei volte millefanti raccolti da sessanta ville.        74Ma trecento cavalli avea la quintaguidata da Pandolfo Bellincino,ove in campo dorato era dipintala figura gentil d'un babuino.I cavalieri avean la spada cinta,attaccato a l'arcione un balestrino,lo scudo in braccio e in mano una zagaglia;e gíano a destra man de la battaglia.        75Però che quindi anch'essi i Fiorentiniarmatisi in favor de' Bolognesicosteggiando venían cosí viciniche poteano i men cauti esser offesi.Il Re seimila fanti ghibellini,sardi, pisani, liguri e lucchesie due mila cavalli avea con lui,svevi e tedeschi e parteggiani sui.        76Intanto il Potta le sue genti aveadivise in terzo, e 'l buon Manfredi avanticon due mila cavalli in assemblease 'n giva, e dopo lui veníano i fanti.Eran dodicimila e gli reggeaGherardo, che ne gli atti e ne' sembiantiparea un volpon che conducesse i figlia dar l'assalto a un branco di conigli.        77La terza schiera fu di poche genti,ma piena d'ogni machina muralee di que' piú terribili instrumentiche gli antichi trovâr per far del male.L'architetto maggior de' ferramentiPasquin Ferrari, gran zucca da sale,la conducea con mille balestrierie cento carri e ventidue ingegneri.        78Non si fermò ne l'arrivare al ponteil Potta, ma passò di là da l'onda,e dietro a lui tutte le schiere contesi condussero in fretta a l'altra sponda:quivi secento a piè con l'armi prontetrovar, da la fruttifera e fecondaNonantola venuti, e dal vicinocontado di Stuffione e Ravarino.        79Gli conducean due cavalier novellicon armi e piume di color di gigli,Beltrando e Gherardino, i due gemelliche de la bella Molza erano figli.Era l'impresa lor due fegatellicon la veste a quartier bianchi e vermigli,le tramezze di lauro e le frontiere:e queste ultime fur di tante schiere.Fine del Canto terzo