Quid novi?

La Secchia Rapita 04-1


La Secchia Rapitadi Alessandro TassoniCANTO QUARTOARGOMENTOMentre dal Potta Castelfranco è stretto,Rubiera assalta il popolo reggiano.Parte dal campo a quell'impresa elettoGherardo, e se ne va notturno e piano.Muove assalto a la terra, onde costrettoda la fame si parte il capitano.Cadono i valorosi; e gli altri a pattofan de la vita lor vile riscatto.        1Poiché fu sorto in su la destra riva,si fermò il campo e s'ordinâr le schiere;ne gli usberghi lucenti il sol ferivae ne traeva fuor lampi e lumiere:un venticel che di ponente uscivafacea ondeggiar le piume e le bandiere:e per le rive intorno e per le valliromoreggiava il ciel d'armi e cavalli.        2Il Potta, ch'era un uom molto eloquentee solito a salir spesso in ringhiera,montato sopra un argine eminenteche divideva i campi e la riviera,cinto di capitani e nobil gente,co 'l capo disarmato e la montiera,cosí parlava al popolo ferocecon magnanimi gesti e altera voce:        3- O vero seme del valor latino,ben aveste l'altrier da Federicoun privilegio in foglio pecorino,che vi ridona il territorio anticoche terminava già sopra 'l Lavino:ma il donativo suo non vale un fico,se con quest'armi che portiamo a cantonon ne pigliamo noi possesso in tanto.        4Sol Castelfranco ne può far inciampo,ché rinforzato è di presidio grosso;ma non avrà da noi riparo o scampo,se con tant'armi gli giugniamo addosso:quivi noi fermeremo il nostro campocontra 'l nemico che non s'è ancor mosso;e potremo goder sicuri e lietide' beni altrui, finché fortuna il vieti.        5Tutte nostre saran senza sospettiqueste ricche campagne e questi armenti;la salciccia, i capponi e i tortellettida casa ci verran cotti e bollenti,e dormiremo in quegli stessi lettidove ora dormon le nemiche genti:il Re giungerà in campo innanzi sera,ché già scesa dal monte è la sua schiera.        6Ma che piú vi trattengo o forti? Andiamoa trar di bizzaria questi capocchi,leviamgli Castelfranco; e poi vediamociò che faran con quel fuscel ne gli occhi,ricco di preda è quel castel, io bramoch'ognun ne goda, a ciaschedun ne tocchi;io per me certo non ne vo' un quattrino,e dono la mia parte al piú meschino. -        7Cosí dicendo il fiero campo mossecon tanta fretta a la segnata impresa,che l'inimico a pena a tempo armosse,per correr de le mura a la difesa.Subito intorno fur cinte le fosse,e adattate le macchine da offesa:al primo colpo d'un trabucco vastofu arrandellato un asino col basto.        8La machina mural da sé rimovecon impeto sí fier quella bestiaccia,che la solleva in aria, e in piazza dovepiú turba avea dentro il castel la caccia.Trasecolaron quelle genti novetutte, e l'un l'altro si miraro in facciacon le guance di neve e 'l cor di gelo,ch'un asino cader vider dal cielo.        9Era con molti armati in quel presidioun capitan di poca matematicadi Casa Bonason, detto Nasidioperch'avea un naso contro la prammatica:questi temendo un general eccidio,subito co' Potteschi attaccò praticad'uscir di quel castel con la sua gentese non avea soccorso il dí seguente.        10Fermato il patto, il Re giunse la seracon trombe e fuochi e segni d'allegrezza;ma il dí seguente una novella fieraconverse tutto il dolce in amarezza:venne correndo un messo da Rubierach'aiuto richiedea con gran prestezzacontra il popol reggian, ch'a quella terramossa la notte avea improvisa guerra.        11Il popolo reggian col modaneseprofessava odio antico e nemicizia,e avea contra di lui col bolognesepiú volte unita già la sua milizia;ora, dissimulando il tempo attese,e per mostrar la solita nequizia,passato che fu il Re, spinse a' suoi danniseimila fra soldati e saccomanni.        12Il Re tosto chiamar fece a consigliotutti gli eroi de la città del Potta;e poi ch'ebbe narrato il gran periglioove quella fortezza era ridotta,rivolse a destra mano il nobil ciglio,dove sedea l'onor di casa Scotta:ed ei, poiché fu sorto e si composela barba con la man, sputò e rispose:        13- A voi, signor, come piú degno, toccasceglier fra questi un capitano in fretta,che vada a liberar l'oppressa roccae a far su quegli audaci aspra vendetta. -Volea piú dir, ma no 'l lasciò la boccaaprir, che si levò da la panchettae saltò in mezzo il conte di Culagnadicendo: - V'andrò io, chi m'accompagna? -        14Maravigliando il Re si volse e disse:- Chi è costui sí ardito e baldanzoso? -Il Potta si guardò ch'ei no 'l sentisse,e disse: - Questi è un matto glorioso. -Il Re, che avea disio che si spedissea quella impresa un capitan famoso,rimise quella eletta al Potta stessoche conosceva ognun meglio da presso.        15Il Potta, che sapea che i Parmegianieran nemici a la tedescheria,e ch'era un accoppiar co' gatti i canise gli uni e gli altri insieme a un tempo unía;disegnò di mandar contra i Reggianigli aiuti che da Parma in campo avíaGiberto da Correggio allor guidati,tremila a piedi e mille in sella armati.        16Ma il carico sovran diede a Gherardocon cinquemila fanti e quella schierach'avea Bertoldo sotto il suo stendardocondotta da Marzaglia e da Rubiera.Ripassò il ponte il cavalier gagliardo;ma non giunse a Marzaglia innanzi sera,quivi ebbe nuova de la terra presa,ma che la rocca ancor facea difesa.        17Stettero in dubbio i cavalier del Pottase passavano allor quella riviera,o s'attendean che fulminata e rottafosse dal novo sol l'aria già nera.Ed ecco apparve lor su 'l fiume allottaMarte, che presa la sembianza fieradi Scalandrone da Bismanta avea,bandito e capitan di gente rea;        18e inalzando una face in su la spondache 'l varco indi vicin tutto scopriva,fe' sí che tragittò di là da l'ondasubito il campo a la sinistra riva.Spirava il vento e dibattea la frondasí ch'a fatica il calpestio s'udiva.A i capitani allor Marte ferocevolgea lo sguardo e la terribil voce;        19e dicea lor: - Venite meco, o forti,ché gl'inimici or vi do vinti e presi,mentre che ne la terra i male accortison quasi tutti a depredar intesi,aspettando che 'l messo annunzio portiche si sian quelli de la rocca resi,dove a l'assedio in su la fossa armatoForesto Fontanella hanno lasciato.        20Io la perfidia lor patir non posso,e vengo a vendicarla ora con voi;se lor giugniamo a l'improviso addosso,che potran far, se fosser tutti eroi?Gira, Gherardo, tu a sinistra il fosso,e chiudi il passo co' soldati tuoi,ch'io Giberto e Bertoldo a piè del pontecondurrò cheti a l'inimico a fronte. -        21Cosí parlava, e Scalandrone il fierocreduto fu da ognun ch'era presente.Gherardo a manca man tenne il sentiero,Giberto a destra al lato di ponente,e su gli elmi inalzar fe' per cimieroun segno bianco a tutta la sua gente,ché già la squadra udia del Fontanellacantar non lungi la Rossina bella .        22Passavan cheti e taciturni avantisenza ronde scontrar né sentinelle,quando cessaro a l'improviso i cantie i gridi e gli urli andar fino a le stelle;i cavalli lasciaro addietro i fantiallora, e Marte accese due facelle,e illuminò cosí l'aer d'intornoche parve senza sol nascere il giorno.        23Foresto, che venir sopra si vedegli stendardi di Parma e di Rubiera,si lascia dietro anch'ei la gente a piede;e passa armato innanzi a la sua schiera.Marte rimira e Scalandrone il crede,sprona il cavallo e abbassa la visiera;e 'l coglie a punto al mezo de la pancia,ma non sente piegar né urtar la lancia.        24Marte a l'incontro al trapassar percossein guisa lui d'un colpo sopramanoche gli abbruciò la barba e 'l viso cosse,e non parve mai piú fedel cristiano:ei se la bebbe, e subito scontrossecon Bertoldo, ch'avea disteso al pianocol braghiero in due pezzi Anselmo Arlotto,grande alchimista e in medicina dotto.        25Ruppero l'aste a quell'incontro fiero,e con le spade incominciâr la guerra.L'animoso Foresto avea un destrieroche non trovava paragone in terra,generoso di cor, pronto e leggero;e se un'antica cronica non erra,fu de la razza di quel buon Frontino,fatto immortal da Monsignor Turpino.        26Bertoldo avea piú forza e piú fierezza,ed era di statura assai maggiore:Foresto avea piú grazia e piú destrezza,picciolo il corpo e grand'era 'l valore.Ma l'uno e l'altro fa di sua prodezzamostra al nemico e di suo eccelso core;e la terra è già tinta e inorriditadi sangue e di bragiole e maglia trita.        27Giberto intanto avea rotta la lancianel ventre a Gambatorta Scarlattino,e col troncon fatta crepar la panciad'un fiero colpo a Stevanel Rossino;quando tolse una scure a Testaranciafigliuol di Filippon da San Donnino,e con essa a due man fe' tal ruina,che tolse il vanto a quei de la tonnina.        28Uccise Braghetton da Bibianelloch'un tempo a Roma fece il cortigiano;e 'l nome v'intagliò co lo scarpellosotto Montecavallo a manca mano;avea la pancia come un carratelloe avría bevuta la città d'Albano,né mai chiedeva a Dio nel suo pregare,se non che convertisse in vino il mare.        29Gli divise la pancia il colpo fieroe una borrachia ch'a l'arcione avea:cadeano il sangue e 'l vin sopra 'l sentiero,e 'l misero del vin piú si dolea.l'alma ch'usciva fuor col sangue neroal vapor di quel vin si ritraea:e lieta abbandonava il corpo grasso,credendo andar fra le delizie a spasso.        30Uccise dopo questi Alceo d'Ormondoprotonotario e camerier d'onorene la corte papal, capo del mondoe di piú cavalier conte e dottore;e 'l miser Baccarin da San Secondoche de le pappardelle era inventoremorto lasciò con gli altri male accortisotto Rubiera ad ingrassar quegli orti.        31Prospero d'Albinea, Feltrin Casola,Marco Denaglia, Brun da Mozzatella,Berto da Rondinara, Andrea Scaiola,Stefano Zobli, Gian da Torricella,Guglielmo da la Latta e Pier Mazzoladal feroce guerrier tratti di sella,con Ugo Brama e Gian Matteo Scaruffatutti rimaser morti in quella zuffa.        32A i colpi de la forza di Gibertogira gli occhi Foresto; e i suoi soldativede da la battaglia al campo apertofuggir chi qua chi là tutti sbandati:e temendo restar quivi diserto,ché cinto si vedea da tutti i lati,volge a Bertoldo ed una punta abbassa,e gli uccide il cavallo e 'n terra il lassa:        33e dove i suoi fuggían da la battagliaspronando quel destrier che sembra un vento:- Dunque, gridava lor, brutta canaglia,questo è il vostro valore e l'ardimento?Se non avete tanto cor che vagliaa sprezzar de la morte ogni spaventosí che vogliate abbandonar la guerra,ritiratevi almen dentro la terra. -        34Cosí disse, e correndo in ver la portadonde il soccorso omai gli parea tardo,piena la via trovò di gente morta,ch'ivi già penetrato era Gherardo.Allor frenando l'impeto che 'l porta,s'arresta alquanto il giovane gagliardo,pensando se dovea quindi fuggiretra l'ombre de la notte o pur morire.