Quid novi?

La Secchia Rapita 04-2


La Secchia Rapitadi Alessandro Tassoni        35Spiccasi al fine, e là dove difendeil nemico l'uscita, entrar procaccia:la testa a Furio da la Coccia fendee nel ventre a Vivian la spada caccia:il primo avea il cervel fuor di calendee l'altro era un fanton lungo sei braccia,l'un nemicizia avea col sol d'agostoe l'altro rincaría le calde arrosto.        36Ferí dopo costor, con vario evento,due Gemignani, l'Erri e 'l Baciliero:ne l'umbilico l'un subito spentocadè, tocco d'un colpo assai leggiero:l'altro, ch'un'ernia avea piena di ventoné potea camminar senza 'l braghiero,ferito d'una punta in quella parte,esalò il vento e si sanò contr'arte.        37Giunto alfin dove l'ultima bandieraForcierolo Alberghetti avea fermata,come che cinta sia di gente fierala sforza, e quindi a' suoi trova l'entrata;né s'accorge che lascia la sua schieratra i nemici rinchiusa e abbandonata.In tanto il conte avea di San Donninosentito il fiero suon del mattutino.        38Questi era de' Reggiani il generale,grande di Febo e di Bellona amico,e stava componendo un madrigalequand'arrivò l'esercito nemico.Reggio non ebbe mai suggetto egualeo nel tempo moderno o ne l'antico,né di lui piú stimato in pace e 'n guerra;ed era consiglier di Salinguerra.        39Di Salinguerra il poderoso dicoche tenne già Ferrara e Francolino,fin che fu poi dal Papa suo nemicosospinto fuor del nobile domíno,e tornò a ripigliar lo scettro anticoil seme del superbo Aldobrandino:Si trova in somma scritto in varie carte,che 'l conte era grand'uomo in ogni parte.        40Tosto ch'ode il romor, chiede da berea Livio suo scudiero e l'armi chiede;e beve in fretta, e poi volge il bicchieresopra la sottocoppa in su col piede:s'adatta i braccialetti e le gambiere;s'affaccia a la finestra; e guarda e vedea quel romor, senza notizia averne,saltar di casa ognun con le lanterne.        41Già avea l'usbergo, e subito s'allaccial'elmo con piume candide di struzzo;cigne la spada e 'l forte scudo imbraccia,e monta sopra un nobile andaluzzo.Gli portava dinanzi una rondacciae una balestra il sordo Malaguzzo,era stizzato e gli sapeva maledi non aver finito il madrigale.        42Giunto a la porta e udito il gran fracassomontò subitamente in su le mura,e mirò intorno e vide giú nel bassod'armi coperto il ponte e la pianura,vide i nemici aver serrato il passoe de' soldati suoi l'aspra ventura,onde pieno d'angoscia e di dispettosospirò forte e si percosse il petto.        43E quivi a canto a lui fatti passaredue mila balestrier ch'in campo avea,cominciò l'inimico a saettareche cacciarlo di luogo ei si credea.Come suol rifuggir l'onda e tornarefremendo nel furor de la marea,cosí fremea ondeggiando e i forti scudiopponea l'inimico a i colpi crudi.        44Ma non partiva e non mutava loco:e 'n tanto l'alba uscía de l'oriente,le cui guancie di rose al sol di focomirando il ciel ne divenia lucente.Gherardo rinfrescò la gente un pocomutandola a' quartieri, e al dí nascentedal fosso a basso e da la rocca d'altodiede principio a un furibondo assalto.        45De la rocca Bertoldo ebbe l'assunto;Giberto a manca man, Gherardo a destra.Vedesi il conte a mal partito giunto,ch'eran finiti il pane e la minestra:pur mise anch'egli i suoi soldati in punto,e Bertoldo dicea da una finestra:- Ah! Reggianelli, gente da dozzina,l'unghie vi resteran ne la rapina. -        46Dove la rocca giú nel pian scendea,de la piazza era il conte a la difesa:e sbarrato di travi il passo avea,facendo quivi i suoi nobil contesa.Gherardo a destra man forte stringea,Giberto facea machine da offesa,mangani e scale, e empía con sorda guerrala fossa in tanto di fascine e terra.        47Durò il crudele assalto infino a nona,sin che stancârsi e intiepidiron l'ire.Il saggio conte i suoi non abbandona;ma non avea che dargli a digerire.Ne la rocca serrata avean l'annonai terrazzani al primo suo apparire,e tanti denti in su l'entrar di bottodistrusser ciò che v'era e crudo e cotto.        48Cerca di qua, cerca di là, né trovacosa da farvi un minimo disegno:sbadiglian tutti e fan crocette a prova,e l'appetito lor cresce lo sdegno.Fatta avean quivi una chiesetta novacerti frati di quei dal piè di legno:il conte al guardian chiese rimedioper liberarsi dal crudele assedio.        49Cominciò il frate a dir che Dio adiratovolea il popol reggiano or gastigare:il conte ch'era mezzo disperato- Padre, dicea, non stato a predicare,ma cercate rimedio al nostre stato,ch'è notte e non abbiam di che cenare:fateci uscir di queste mura in pace,e predicate poi quanto vi piace. -        50Il frate uscí a trattar subito fuora,e ritornò con l'ultima risposta:che se i Reggiani andar voleano allora,lasciasser l'armi e andassero a lor posta.Alcuni non volean piú far dimora,ma gli altri si ridean de la proposta,e dicean che con l'armi era da uscire,o da pugnar con l'armi o da morire.        51Onde forzato fu di ritornareil frate al campo, e 'l conte a lui converso:- Padre, dicea, vi voglio accompagnare,datemi una gonella da converso. -Il frate gliene fece una portarericamata di brodo azzurro e perso,ch'era del cuoco: e 'l conte se la pose,e tutto nel capuccio si nascose:        52e rivoltato a' suoi disse ch'ei givaa procurar anch'ei sorte migliore;ma se 'l nemico altier non s'ammolliva,tentato avría di rimaner di fuore;e che con nuova gente ei s'offerivadi tornare in soccorso in fra poche ore,pur ch'a lor desse il cor di mantenerseun giorno ancor ne le fortune avverse.        53In suo luogo lasciò Guido Canossa,e non prese arme, fuor ch'una squarcinache nascondea quella vestaccia grossa,con un giacco di maglia garzerina.Ritrovaron Gherardo in su la fossa,che facea fabricar per la mattinacontra la porta una sbarrata grandeche chiudeva per fronte e da le bande.        54Quando Gherardo vide il guardiano,gli venne incontro; e 'l frate gli dicea,che troppo duro al popolo reggianoil partito proposto esser parea;ch'egli voleva uscir con l'armi in mano,e che nel resto a lui si rimettea.Gherardo entrò in furor quand'udí questoe disse al frate: - Padre, io vi protesto        55che vo' far nuovi patti e vo' che lassil'armi e l'insegne e quanto egli ha da guerra,e ch'in farsetto e sotto un'asta passia l'uscir de la porta de la terra.Cosí vi giuro, e non perdete i passia tornar, se 'l partito non si serra;perché vi aggiugnerò pene piú gravi,come son degni i lor eccessi pravi. -        56Il conte, che tenea l'orecchie intentedicendo: - A fé non mi ci coglierai, -s'incominciò a scostar segretamente,fin che si ritrovò lontano assai.Pregava il guardian molt'umilmente,ma non poté spuntar Gherardo mai:onde tornò dolente al suo camino,senz'altra inchiesta far di fra' Stoppino.        57Poiché tornò confuso e sbigottitoda la fiera risposta il guardiano,e narrò il tutto e che se n'era gitoil conte e già poteva esser lontano;si consultò s'era miglior partitoil ritorno aspettar del capitano,o pur co l'armi al ciel notturno e scurotentar d'uscir de l'infelice muro.        58Tutti lodâr che s'aspettasse il conte;ma quando poi s'andò ben calculandoch'ei non poteva aver le genti pronteprima che il nuovo sol fosse ito in bando,si torser tutti e rincrespâr la fronte,dicendo che volean morir pugnando:onde Guido d'uscir fatto disegno,fe' stare in punto ognun co l'armi a segno.        59Ma da la rocca diè Bertoldo avisoa Gherardo ch'usasse estrema cura,che mostrava il nemico a l'improvisovoler co l'armi uscir di quelle mura.Preparossi Gherardo; e su l'avisofé stare i suoi soldati, e l'aria scurarallumò con facelle e pece ardente;e le sbarre piantò subitamente.        60Ed ecco aprir la porta e a un tempo stessode gli affamati il grido e le percosse:ma ne le sbarre urtar ch'erano appresso;e 'l rauco suono e l'impeto arrestosse:Gherardo avea per fianco e 'n fronte messovari strumenti di tremende posse:e a colpi di saette e pietre e dardistese quivi i piú arditi e piú gagliardi.        61Ed egli armato a piè con una mazzacorse a le sbarre, e a tanti diè la morte,che se non ritraea la turba pazzain dietro il piede e non chiudea le porte,perduta quella notte era la razzade' soldati da Reggio in dura sorte.Fu de' primi a cader Guido Canossain preda a i lucci di quell'empia fossa.        62Ma l'ardito Foresto urta il destriero,dove vede la sbarra esser piú bassa;e tratto disperato il brando fierocontra Gherardo, il fère a un tempo e passa,e dovunque al passar drizza il sentiero,de l'alto suo valor vestigi lassa;fin ch'in sicura parte al fine arriva,e i suoi d'aiuto e di speranza priva.        63L'esercito reggian, fatto sicuroche la forza adoprar gli valea poco,e veggendo il nemico in volt'oscuroscuoter la porta e domandar del foco,in fretta rimandò fuora del muroil guardian, ch'ebbe a fatica locod'impetrar da Gherardo alcun partito,ch'era già inviperato e infellonito.        64Al fin l'ultimo ottenne, e fu giuratocon giunta, che chiunque a l'osteriacon modanese alcun fosse alloggiatodi quello stuol che di Rubiera uscía,a trargli per onor fosse ubbligatoscarpe o stivali o s'altro in piedi avía;indi fu aperto un picciolo sportello,d'onde uscivano i vinti in giubberello.        65Marte, che la sembianza ancor teneadi Scalandron, per onorar la festa,stando a la picca, ove al passar doveachinar il vinto la superba testa,dava a ciascun, nel trapassar che feasotto quell'asta, un scappellotto a sesta:cosí fino a l'aurora ad uno ad unoandò passando il popolo digiuno.        66Poi che tutti passâr, Marte disparvelasciand'ognun di meraviglia muto.Stupiva il vincitor che le sue larveconoscer non avea prima saputo:stupiva il vinto, poi che 'l sole apparvecinto di luce, e che si fu avvedutocon onta sua che le picchiate ladrea tutti fatte avean le teste quadre.        67Sotto Rubiera si trattenne alquantoGherardo, e riposar le genti feo,onorando quel dí sacrato al SantoApostolo divin Bartolomeo;e de le spoglie de' nemici in tantosu la riva di Secchia alzò un trofeo,quando volgendo il sol dal mezzo giornoeccoti un messaggier sonando un corno;        68e narra ch'attaccata è la battagliatra il Re de' Sardi e le città nemiche,ch'in campo conducean tanta canagliache non ha tante mosche Apuglia o spiche;e lo prega d'aiuto, e che gli cagliadel gran periglio de le schiere amiche.Trenta peli di rabbia allor strapposseGherardo, e bestemmiando il campo mosse.Fine del Canto quarto