Quid novi?

La Secchia Rapita 05-2


La Secchia Rapitadi Alessandro Tassoni        34Seguía l'insegna di Milano, e aveagran gente in su le scarpe e in su le selle,ch'ovunque il guardo di lontan volgea,rincarava le trippe e le fritelle.Sei mila pacchiarotti a piè reggeaMarion di Marmotta Tagliapelle;mille cavalli avean per capitaniGaleazzo e Martin de' Torriani.        35La terza insegna fu de' Fiorentini,con cinque mila tra cavalli e fanti,che conduceano Anton Francesco Dinie Averardo di Baccio Cavalcanti:non s'usavano starne e marzolini,né polli d'India allor, né vin di Chianti:ma le lor vittuaglie eran caciole,noci e castagne e sorbe secche al sole.        36E di queste n'avean con le bigoncemille asinelli al dipartir carcati,acciò per quelle strade alpestre e sconcenon patisser di fame i lor soldati:ma le some coperte in guisa e conceavean con panni d'un color segnati,che facean di lontan mostra pomposadi salmeria superba e preziosa.        37Ma piú di queste numerosa moltola quarta schiera e bella in vista uscía,la gran Donna del Po tutto raccoltoquivi di sua milizia il fiore avía.La ricca gioventú superba in voltodi porpora e di fregi ornata gía.Fiammeggia l'oro, ondeggiano i cimieri,passano i fanti armati e i cavalieri.        38Tre mila i cavalier sono, e due tantipremon col piè de la gran madre il dorso:Maurelio Turchi è il capitan de' fanti,e de' cavalli il Bevilacqua Borso.Ma splende sovra questi e sovra quantivengono di Bologna al gran soccorso,il magnanimo cor di Salinguerra,che fa del nome suo tremar la terra.        39Occupata di fresco avea FerraraSalinguerra, e nemico era a la Chiesa;ma i Petroni l'avean solo per garatratto con larghi doni in lor difesa.Il nunzio che sapea la cosa chiara,tenne sopra di lui la man sospesa;lasciò passarlo e poi segnò la croce:ma se n'avide e rise il cor feroce.        40Ha seco il fior de la Romagna bassache volontaria segue i segni suoi;Lugo, Bagnacavallo, Argenta e Massa,Cotognola e Barbian madri d'eroi:questa gente con l'altra unita passa,ma sua chiara virtú la scevra poi;è 'l capitan che la conduce a piedeFaceo Milani, uom d'incorrotta fede.        41Ravenna e Cervia sotto una bandieraseguono i Ferraresi a mano a mano,di lance e spiedi armate a la leggiera;e Guido da Polenta è il capitano.Di Cervia sol la numerosa schierapotea ingombrar per molte miglia il piano,se non spargeano l'aria e 'l sito immondoi cittadini suoi per tutto il mondo.        42Passano in ordinanza i fanti armati,poscia di cavalier segue un drappello,due mila a piè, trecento incavallati(vocabol fiorentino antico e bello).Va pomposo il signor de' Ravennatisopra un nobil corsier di pel morellostellato in fronte, che col piè balzanopar che misuri a passi e salti il piano.        43Rimini vien con la bandiera sesta,guida mille cavalli e mille fantiil secondo figliuol del Malatesta,esempio noto a gl'infelici amanti.Il giovinetto ne la faccia mestae ne' pallidi suoi vaghi sembiantiporta quasi scolpita e figuratala fiamma che l'ardea per la cognata.        44Halli donata al dipartir Francescal'aurea catena a cui la spada appende;la va mirando il misero, e rinfrescaquel foco ognor che l'anima gli accende:quanto cerca fuggir, tanto s'invesca,e 'l suo cieco furor in van riprende,ché già su la ragione è fatto donno,né distornarlo omai consigli il ponno.        45- Perché donna, dicea, di questo corelegarmi di tua man di piú catene?Non stringevano assai quelle, onde Amorede le bellezze tue preso mi tiene?Ma tu forse notasti il mio furoredissimulando il mal che da te viene,furore è il mio, non nego il mio difetto,ma mi traesti tu de l'intelletto.        46Tu co' begli occhi tuoi speranza destia la fiamma d'amor viva e cocente,che sfavillar da questi miei scorgestie chiederti pietà del cor languente.Ma lasso che vo io torcendo in questivani pensier l'innamorata mente,e sinistrando il caro pegno amatoche da sí nobil petto in don m'è dato?        47Bella de la mia donna e ricca spogliache donata da lei meco te 'n vieni,acciò che dal suo amor non mi disciogliae mi leghi in piú nodi e m'incateni;tu sarai refrigerio a la mia doglia,tu sarai nuovo pegno a le mie speni. -La bacia e la ribacia in questi accenti,e va seco sfogando i suoi tormenti.        48Passa il giovine amante, e dopo luila gente di Faenza arriva e passa.Tutti son cavalier, fuora che duistaffieri a piè del capitan Fracassa.Del buon sangue Manfredo era costui,onor di quella età cadente e bassa;secento ha seco, e cento, i piú garbati,di maiolica fina erano armati.        49Indi Cesena vien sotto l'imperodi Mainardo d'Ircon da Susinana,che s'è fatto signor di condottierodi gente disperata empia e scherana.Ottocento pedoni ha seco il ferousati a vita faticosa e strana:non ha cavalleria, ma i fanti suivagliono piú ch'i cavalieri altrui.        50La nona squadra fu de gl'Imolesiche da Pietro Pagani eran condotti:mille e cento tra fanti e banderesi,saccomanni, briganti e stradiotti;dopo questi venieno i Forlivesida gli Ordelaffi in servitú ridotti;Scarpetta di condurgli ebbe l'onore,che de gli altri fratelli era il maggiore.        51Forlimpopoli segue, allor cittadenon men de le vicine illustre e degna;Sinibaldo, il fratel minor d'etade,regge la schiera sua sott'altra insegna.Sono ottocento armati d'archi e spade,mille son gli altri, e vanno a la rassegnadistinti in guisa, che distinta splendela gara che fra lor gli animi accende.        52Con la gente di Fano a tergo a questaSagramoro Bicardi il Nunzio inchina,e guida mille fanti a la forestausati a corseggiar quella marina.A lo scettro ubbidían del MalatestaPesaro, Fossombruno e la vicinaSenigaglia: e passâr con la bandieradi Paulo dianzi entro la sesta schiera.        53Poiché fu di Romagna il fior passato,ecco il carroccio uscir fuor de la porta,tutto coperto d'or, tutto fregiatodi spoglie e di trofei di gente morta;lo stendardo maggior quivi è spiegato:e cento cavalier gli fanno scorta,fra gli altri di valor chiaro e sovrano;e Tognon Lambertazzi è il capitano.        54Dodici buoi d'insolita grandezzail tirano a tre gioghi; e di vermigliaseta hanno la coperta e la cavezza,le sottogole e i fiocchi in su le ciglia.Il pretor di Bologna in grande altezzasopra vi siede, e intorno ha la famigliatutta ornata a livrea purpurea e giallacon balestre da leva e ronche in spalla.        55Nomato era costui Filippo Ugonebrescian di quei da la gorgiera doppia:e di broccato indosso avea un roboneche stridea come sgretolata stoppia.Secondavano il carro e 'l gonfalonequattrocento barbute a coppia a coppia,co' cavalli bardati in fino a terra,ch'avea mandate Brescia a quella guerra.        56Seguiva il battaglion dopo costorode' Petronici fanti e l'apparecchio:eran vintisei mila, e 'l duca loroil buon conte Romeo Pepoli vecchio,avea l'armi d'argento a scacchi d'orofregiate, e Braccalon da Casalecchiocol braccio manco e con la spalla destragli portava lo scudo e la balestra.        57Finita di passar la fanteriapassarono i cavalli in tre squadroni,guidati da Bigon di Geremia,ch'era in Bologna in quell'età de' buoni;e da due figli del Malvezzo Elia,Perinto e Periteo, che fra i campionidel petronico stuol piú illustri e chiaririsplendean gloriosi e senza pari.        58Usciti in armi a la campagna quantiPetroni e Romagnoli avea la terra,marciar le schiere; e sette miglia avantipresero alloggio al solito di guerra.indi tosto ch'al re de' lumi errantile finestre del ciel l'alba diserra,al suon di mille trombe, al mattutino,fresco tornò l'esercito in cammino.        59Né molto andò che da diversi intesela nuova, che temea, di Castelfranco,tosto le squadre in ordinanza steseper giugner sopra l'inimico stanco;il destro corno Salinguerra prese,ritennero i Petroni il lato manco,presaghi ch'il valor tedesco e sardodovea quivi pugnar col Re gagliardo.        60Con Salinguerra a destra i Fiorentinigiunsero l'ordinanze, e i Milanesi,e la squadra con lor de' Perugini,e la cavalleria de' Riminesi;il signor di Ravenna e i Faentini,Fano, Imola, Cesena e i Forlivesi,Pesaro, Fossombruno e Sinigagliail mezzo ritenean de la battaglia.        61Il carroccio restò, com'era usanzatra i Bolognesi, appo il sinistro corno,con molti cavalier di gran possanza,e gente a piedi e machine d'intorno.Indi si mosse il campo in ordinanza;e giunse che drizzava al mezzo giornoFebo i cavalli, a l'inimico a fronte,rintronando di gridi il piano e 'l monte.        62Da l'altra parte i Gemignani uscitidi Castelfranco a la battaglia in fretta,col magnanimo Re de' Sardi unitifermâr l'insegne a tiro di saetta:e posti in fronte i piú feroci e arditislargaro i fianchi a l'ordinanza strettaper non esser rinchiusi e circondatidal numero maggior di tanti armati.        63A manca man dove un torrente stagna,con quattro mila suoi mangiafagiolistava Bosio Duara a la campagna,né seco aveva i Cremonesi soli,ma quanti scesi giú da la montagnaeran mazzamarroni in vari stuoli;e la cavalleria del buon Manfredicopriva i fianchi de la gente a piedi.        64Ma incontro a l'austro era nel destro cornola bandiera real d'Enzio spiegata,e Garfagnana seco, e quivi intornola milizia del pian tutta schierata.Regiamente pomposo era quel giornodi sopravesta bianca e ricamatad'aquile d'oro il Re, con un cimierodi piume bianche, e sopra un gran corsiero.        65Diciannov'anni il giovane realenon compie ancora ed è mezzo gigante.Bionda ha la chioma, e 'n tutto 'l campo egualenon trova di valor né di sembiante.Se maneggia destrier, s'avventa strale,se move al corso le veloci piante,se con la spada o con la lancia fiede,sia in giostra o sia in battaglia ogn'altro eccede.        66Giva intorno esortando in ogni latoa ben morir que' poveri villani.Ma il Potta in mezzo a la battaglia armatod'ira e di rabbia si mordea le manidi non trovarsi allor Gherardo a lato;e consegnando a Tomasin Gorzanii Gemignani a piè, con cambio seccoin luogo del coltel mettea uno stecco.Fine canto sesto