Quid novi?

La Secchia Rapita 06-1


La Secchia Rapitadi Alessandro TassoniCANTO SESTO. ARGOMENTOS'accozzano i due campi, e Salinguerraa destra i suoi contro i nemici oppone:Enzio il sinistro corno apre, ed atterrail pretore, il carroccio e 'l gonfalone;ma da' suoi poscia abbandonato in guerra,resta de' Bolognesi al fin prigione.Fa gran prove Perinto, e s'appresentaBacco orribile al Potta, e lo sgomenta.        1Sovra l'arco del ciel col sole in frontepartiva Astrea con le bilance il giorno,quando i due campi già condotti a fronte,mossero a un tempo l'uno e l'altro corno.Rintronaron le valli, il piano e 'l monte,gli argini tutti e la foresta intorno,mugghiâr le selve e 'l fiume indi vicino,e le balze tremâr de l'Appennino.        2Qual su lo stretto ove il figliol di Giovedivise l'Oceàn dal nostro mare,se l'uno e l'altro la tempesta movevansi l'onde superbe ad incontrare;cadono infrante, e valle orribil dovedianzi eran monti, e spaventosa appare;trema il lido, arde il ciel, tuonano i lampi:tal fu il cozzar de' due famosi campi.        3Offuscò il cielo, a i rai del sol fe' scornoil grandinar de le saette sparte.Chi si ricorda aver veduto il giornodel protettor de la città di Marteda l'alta mole d'Adriano intornocader nembi di razzi in ogni parte,pensi che fosse ancor piú denso il velode la pioggia ch'allor cadde dal cielo.        4Al frangersi de l'aste, al gran fracassode l'incontro de l'armi e de' cavalli,sembran tutte cader le selve a bassosvelte da l'Alpi, e risonar le valli.Piú non appar da lato alcuno il passo,fuggono le distanze e gli intervalli;e son già i prati e le campagne amenedi morte e di terror tutte ripiene.        5Or preme e incalza, or torna indietro il piedequesta ordinanza e quella; e dove inchinauna schiera talor l'altra succede,e ripara in altrui la sua ruina:indi torna la prima e l'altra cede,come parte e ritorna onda marina.Van quinci e quindi i capitani accorti,spingendo i vili e rinfrancando i forti.        6- Ah, dicea Salinguerra, uomini vaniche gite armati sol per ornamento,ove sono le spade, ove le mani,ove il cor generoso e l'ardimento?Se vi fanno tremar questi villanirozzi, senz'armi e senza esperimento,come potrò sperar ch'oggi vi movadesio di fama a piú lodata prova?        7Questa è la via dove a la gloria vassi:chi ha spirito d'onor mi segua appresso.Ecco v'apro il sentiero; ora vedrassichi avrà desio d'immortalar sé stesso. -Cosí parla il feroce; e volge i passidove il nemico stuol vede piú spesso;urta il caval, la lancia abbassa, e pareun vento fier che spinga indietro il mare.        8Qual ferito nel petto e qual nel voltofa l'incontro cader de l'asta dura:si dirada d'intorno il popol folto,ognun scansa che può sua ria ventura,scontra Stefano e Ghino: e al primo, coltone l'occhio destro, il ciel ratto s'oscura:cade l'altro passato a la gorgiera;indi uccide Brandan da la Baschiera.        9Aperta avea la temeraria boccaBrandano appunto ad oltraggiar quel forte,quando il ferro crudel giugne, e l'imbroccatra denti e denti, e lo conduce a morte.Ricovra l'asta il valoroso; e toccaa la cima de l'elmo Ilario Corte,giovine irresoluto e spensierato,e 'l fa cader disteso in un fossato.        10Non lunge il conte di Culagna vedepomposo d'armi e di bei fregi altero:e come ardito e poderoso il crede,gli sprona incontra con sembiante fiero.Ma il conte lesto si rilancia a piede,e si ripara dietro al suo destriero:trascorre l'asta; ed ei subito s'alza,tocca a pena la staffa, e in sella balza.        11Chi vide scimia a la percossa infestad'importuno fanciul ratta involarsi,indi tornar d'un salto agile e prestapassato il colpo, e a la finestra farsi;pensi che contro a quella lancia in restatal rassembrasse il conte a l'abbassarsi,e tale al risalir giusto a pennellotutto in un tempo e non parer piú quello.        12E rivoltato a Bernardin Manettache 'l rimirava e s'era mosso a riso:- A fé, dicea, che l'ho giucata netta,che colui non mi colga a l'improviso.Io dismontai per orinare in fretta,e 'l fellon che si stava in su l'aviso,m'avea spinto il destrier per fianco addosso:ma guai a lui se riscontrar lo posso. -        13Cosí dicendo, a man sinistra torsedove spigneano innanzi i Fiorentini,credendo uscir de la battaglia forse;ma quando vide Anton Francesco Dinida quella parte co' cavalli opporse,rivolto a' suoi soldati e a' suoi vicini:- Ritirianci, dicea, da questo sito;ch'è troppo aperto e non è ben partito. -        14Roldano, che l'udí, si voltò rattoe 'l percosse del calcio de la lanciadicendo: - Codardon, feccia di matto,non ti si tigne di rossor la guancia?Se tu quinci non esci o non stai quatto,giuro a Dio, te la caccio ne la pancia. -Il conte rispondea: - Non v'adirate,ché 'l dissi per provar queste brigate. -        15Torto il mira Roldano; e sol col guardogli fa tremar le fibre e le midolle:indi spronando un corridor leardo,che 'l pregio al vento e a la saetta tolle,drizza la lancia al giovine Averardoche di sangue nemico ei vede molle;e ferito nel braccio e ne l'ascellail transporta su i fior giú de la sella.        16Ma il Dini gli sospinge incontro i sui,e grida loro: - Ah pinchelloni, e dovevi rinculate voi da cotestui,che fuor de gli aitri a battagliar si muove?Spignete innanzi: a che badate vui?Testé con alte imaginate proveaffettavate quie come un poponeil mondo: ora v'addiaccia il sollione? -        17Sprona, cosí dicendo, ove piú strettovede lo stuol che conducea Roldano.È d'un colpo di stocco a mezzo 'l pettotolta l'indegna vita a Barisano.Al Teggia che 'l feriva in su l'elmettocon una mazzaranga ch'avea in mano,credendolo schiacciar come un ranocchio,d'un rovescio levò l'uno e l'altr'occhio.        18Cosí quivi si pugna e si contende;ma da la parte verso 'l mezzo giornoil Re con piú fervor gli animi accende,e spigne i suoi contra 'l sinistro corno.Ei qual cometa minacciosa splended'oro e di piume alteramente adorno:cinto è de' suo' Germani, e lor rivoltoparla in barbaro suon con fiero volto:        19- O de l'imperio di Germania fiore,anime eccelse, eccovi l'ora e 'l campo,in cui risplenderà vostro valoredi glorioso inestinguibil lampo.Io confidato in voi mi sento il coretutto infiammar di generoso vampo;e su questi papisti oggi disegnodi lasciar con la spada orribil segno.        20Seguitatemi voi, ché l'empia settaqui tutte accolte ha le sue forze estreme,perché possa una sol giusta vendettal'ira sfogar di tante ingiurie insieme.Se vaghezza di fama il cor v'alletta,se l'onor de la patria oggi vi preme,se v'è caro mio padre o molto o poco,quest'è il tempo ch'io 'l vegga e questo è il loco. -        21Cosí detto, il feroce urta il destriero,e l'asta a un tempo e la visiera abbassa,e tra' nemici impetuoso e fiero,qual fulmine tra cerri incontra e passa.Baldin Ghiselli e Lippo Ghisellieroe Antonel Ghisellardi in terra lassa,e Melchior Ghisellini e Guazzarotto,bisavo che fu poi di Ramazzotto.        22Giandon da la Porretta era un Petroniogrande come un gigante, o poco meno,e in vece d'un caval reggea un demonio,(cred'io) senza adoprar sella né freno:un de' mostri parea di Sant'Antonio,né pasceva il crudel biada né fieno,ma gli uomini mangiava, e distruggeaco' denti il ferro, e un corno in testa avea.        23La fera bestia un dopo l'altro uccisequattro Tedeschi, ed era dietro al quinto:ma il Re la lancia in mezzo 'l cor gli misee gliel fece cader già mezzo estinto.Ruppesi l'asta e 'l Re non si conquise,ma tratta fuor la spada ond'era cinto,divise d'un fendente il capo armatoa Giandon, che già in piedi era levato.        24Bigon di Geremia, che di lontanoa la strage de' suoi gli occhi rivolse,per fianco addosso al Re spronò; ma in vano,ché 'l conte di Nebrona il colpo tolse.Il conte cadde a quell'incontro al piano,ma subito fu in piedi e si raccolse,ché vide il suo signor mover d'un saltocontra Bigone e alzar la spada in alto.        25Bigone attende il Re ne l'armi stretto,ma non gli giova alzar né oppor lo scudo,ché 'l brando il fende e fa balzar l'elmettosciolto da' lacci impetuoso e crudo.Raddoppia il colpo il valoroso, e nettogli tronca da le spalle il capo ignudo:esce lo spirto, e in caldo fiato unitoraggirandosi vola ov'è rapito.        26Morto Bigone, il Re tutta fracassala schiera sua, né qui l'impeto arresta;urta per fianco impetuoso, e passatra la gente pedestre e la calpesta.Ovunque il corso drizza, uomini lassauccisi a monti la crudel tempestadel barbaro furor, che 'l Re seconda,e di fiumi di sangue i campi inonda.        27Seguono i Garfagnini, e 'l Re sospintoda fatale furor, già penetratodove il carroccio di sue guardie cintofra l'ultime ordinanze era fermato,con l'urto di mill'aste apre quel cinto.Cede ogn'incontro al vincitore armato:e del carroccio è giú tratto di bottolo stendardo maggior squarciato e rotto.        28Fu al podestà messer Filippo Ugone,ch'era rimaso attonito e perduto,da certi Garfagnin tolto il robonee la berretta ch'era di veluto;ei del carroccio si lanciò in giubbone,pregando in vano e addimandando aiuto;e da l'impeto fier colto, in un fossocadde rovescio col carroccio addosso.        29Gli asini, che condotte a i Fiorentinile noci dietro e le castagne aviéno,a vista del carroccio assai vicinistavan pascendo in un pratello ameno;quando i Tedeschi a un tempo e i Garfagninitrassero quivi tutti a sciolto frenoda l'ingordigia di rubar tirati:e non restar col Re trenta soldati.        30Il sagace Tognon, che la vendettapronta si vide, uní le genti sparte;e diede aviso a i due Malvezzi in frettache volgessero tosto a quella parte:indi avendo al tornar la via intercettaa quei che saccheggiavano in dispartei fichi secchi e le castagne in forno,cinse d'armi e cavalli il Re d'intorno.        31Il Re, che si rivolge e 'l guardo girae 'l suo periglio in un momento ha scorto,dal profondo del cor geme e sospira,ché senza dubbio alcun si vede morto:ma il dolor cede e si rinforza l'ira,né vuol morir senza vendetta a torto;stringe la spada, urta il destriero, e dovepiú chiuso è il passo, impetuoso il move.        32Qual tigre in su la preda a la forestacolta da' cacciatori e circondata,poi che al periglio suo leva la testa,volge fremendo i livid'occhi e guata;indi s'avventa incontra l'armi, e restadel proprio e de l'altrui sangue bagnata,tal fra l'armi nemiche il Re s'avventa,ché 'l magnanimo cor nulla paventa.        33Mena al primo ch'incontra e a Braganossofigliuol di Pandragon Caccianemicol'elmo divide e la cotenna e l'osso,la faccia, il petto, e giú fino al bellico:indi toglie la vita a Min del Rosso,ch'un'armatura avea di ferro anticoda suo bisavo in Francia già comprata,e tutti la tenean per incantata.        34Non la poté falsar la buona spada,ma piegò il cavaliero in su la sella,e scorrendo a l'in su per dritta stradapassò la gola e uscí da una mascella,onde convien che Mino estinto cada;vinto è l'incanto da nemica stella:non può cozzar col ciel l'ingegno umano,ch'eterno è l'uno, e l'altro è frale e vano.        35Di due percosse il Re fu colto intantosu l'elmo e a sommo 'l petto al gorgerino:de la seconda ebbe l'onore e 'l vantoVanni Maggio figliuol di Caterino:ma con forza maggior dal destro cantoil ferí Gabbion di Gozzadinoche con un colpo d'alabarda fierodi testa gli levò tutto il cimiero.        36A lui si volse il Re con un riverso,e 'l colse a punto al confinar del ciglio,tutta la testa gli tagliò a traverso:balzò un occhio lontan da l'altro un miglio,per la cuffia il cervel se 'n gío disperso,stè in sella il tronco e l'alma andò in esiglio;e 'l destriero, che 'l fren sentía piú lasso,incognito il portava attorno a spasso.        37Non ferma qui la furibonda spadach'era una lama da la lupa antica.Ma tronca, svena, fende, apre e diradaciò ch'ella incontra, uomini ed armi abbica.Or quinci, or quindi si fa dar la strada,ma innumerabil turba il passo intrica:veggonsi in aria andar teste e cervella,e nel sangue notar milze e budella.