Quid novi?

La Secchia Rapita 07-1


La Secchia Rapitadi Alessandro TassoniCANTO SETTIMO ARGOMENTORotti i Petroni da la destra parte,sta in dubbio la vittoria ancor sospesa;fin che scende dal ciel Iride, e Martefa ritirar da la crudel contesa.Giugne Renoppia, e la smarrita parterinvigorisce;e giugne in sua difesaGherardo, che dal fiume a l'altra spondacaccia i nemici e fa vermiglia l'onda.        1Il conte di Culagna era fuggito,com'io narrai, di man di Salinguerra,e quel fiero, da l'impeto rapito,pedoni e cavalier gittando a terra,morto Rainero e Bruno avea feritoe mossa a un tempo a quella squadra guerrache Voluce in battaglia avea condotta;e già le prime file erano in rotta.        2Quando Voluce ode il rumore e vedeSalinguerra ch'i suoi rompe e fracassa,salta in arcion, ché combatteva a piede,e l'asta prende e la visiera abbassa,sprona il cavallo, e tosto intorno cedeognuno, e gli fa piazza ovunque passa:Salinguerra a l'incontro i suoi precorree minaccioso a la battaglia corre.        3I magnanimi cor di sdegno ardentimetton le lance a mezzo 'l corso in resta,e vannosi a ferir come due ventio due folgori in mar quand'è tempesta.Lampi e fiamme gittâr gli elmi lucenti;mugghiò tremando il campo e la forestaa quel superbo incontro, e l'aste secchevolaro infrante in mille scheggie e stecche.        4Si fece il segno de la santa Crocel'un campo e l'altro, e si fermò guardandoper meraviglia immoto, senza voce,del periglio comun scordato; quandol'uno e l'altro guerrier torse velocedispettoso la briglia, e tratto il brando,fulminârsi a gli scudi ambi e a la testadritti e rovesci a furia di tempesta.        5Non stettero a parlar de' casi lorocome soleano far le genti antiche,né se 'l lor padre fu spagnuolo o moro,ma fecero trattar le man nemiche.Le ricche sopraveste e i fregi d'oro,i cimieri, gli scudi e le lorichevolan squarciati e triti in pezzi e 'n polve,il vento gli disperge e gli dissolve.        6Tra mille colpi il conte di Micenocolse in fronte il signor di Francolinoche gli fece veder l'arco baleno,la luna, il ciel stellato e 'l cristallino.D'ira, di sdegno e di superbia pienosollevò Salinguerra il capo chino,e a la vendetta già movea repentequando rivolse gli occhi a la sua gente.        7Sotto la scorta di sí chiaro duceeran trascorsi i Ferraresi tanto,che dietro a lui come a notturna lucesconvolto avean tutto il sinistro canto:ma poi ch'a Salinguerra il buon Volucesi fece incontro, essi allentâr fra tantol'impeto loro: e videsi in figurache trotto d'asinel passa e non dura.        8Manfredi, che cacciati i Milanesirotti e dispersi avea per la campagna,e in aiuto venía de' Cremonesicontra quei di Toscana e di Romagna;poi che conobbe a l'armi i Ferraresich'incalzavano i suoi de la montagna,rivolto a lo squadron ch'intorno avea,gli accennava col brando e gli dicea:        9- Vedete là quella volubil genteche vaga ognor di Principi novellior piega al Papa e ne la vana menteseco sognando va mitre e cappelli;mirate com'è d'or tutta lucente,come d'armi pomposa e di gioielli:andiamo, valorosi, urtiam fra loro,che nostre fien le gemme e l'armi e l'oro. -        10Cosí dice: e spronando il buon destrierola spada stringe e 'l forte scudo imbraccia,e tra le squadre de' nemici alterocon la man fulminando urta e si caccia.Come al primo attizzar pronto e leggierocorre stormo di bracchi a dar la cacciaal gregge vil, cosí da quegli arditii Ferraresi allor furo assaliti.        11Manfredi a Pasqualin di Pocointestatagliò d'un sottobecco il mento e 'l naso,e fece rimaner con mezza testaPiero Simon di Gasparin Pendaso.Contra Manfredi con la lancia in restavenía spronando il Mozzarel Tomaso;quand'ecco l'afferrò con un uncinoArchimede d'Orfeo Cavallerino.        12Correa l'inaveduto a tutta brigliasenza badar s'alcun gli movea guerra;e Archimede l'apposta e l'arroncigliae 'l fa cader d'arcion col culo in terra.Per la coda il destrier Tomaso pigliaper ritenerlo; ed egli i piè diserracon grazia tal, ch'in cambio di confettigli fa ingoiar dodici denti netti.        13Giannotto Pellicciar con un'accettaspaccò la testa a Gabrio Calcagnino;Obizo Angiari e Baldovin Fallettauccisi fur da Gemignan Porrino;con un colpo di mazza Anteo Pinzettaammaccò la visiera ad Acarinonato del seme altier di Giliolo,e gli fece del naso un raviggiolo.        14Ma questo è un gioco a quel che fa Manfrediche tutta fracassata ha quella schiera,Galasso Trotti ha morto e GotifrediGualengui e Perondel di Boccanera;e 'l Rosso Riminaldi ha messo a piedipassato d'una punta a la gorgiera;onde, d'ardire e d'ordinanza tolta,la gente di Ferrara in fuga è volta.        15Salinguerra, ch'i suoi vede fuggiredal nemico valor che gli sbarraglia,ferma la spada in atto di ferire,e dice al conte: - Tua bontà mi vaglia,sí che la gente mia possa seguiretanto ch'io la rivolga a la battaglia;ché s'io resto qui sol cinto da' tuoi,né tu meco pugnar con laude puoi. -        16Voluce rispondea: - Signor Marchese,è morto Orlando e non è piú quel tempo:ma per non vi parer poco cortese,se volete fuggir, voi siete a tempo;seguite pur, ch'io non farò contese,la gente vostra, e non perdete il tempo,perché mi par che corra come un vento;ma vo' venir anch'io per complimento. -        17- Oh questo no, rispose Salinguerra,io non partirò mai, s'ella non resta. -E in questo dire un colpo gli diserraa mezza lama al sommo de la testa:perdé le staffe e quasi andò per terrail conte a quella nespola brumesta;strinse le ciglia, e vide a un punto millelampade accese e folgori e faville.        18Allora Salinguerra il tempo piglia,sprona il cavallo e si dilegua ratto,e là dove Manfredi i suoi scompiglia,d'ira avvampando e di furor s'è tratto;grida, rampogna, e or questo e or quel ripiglia,mena la spada a cerco e a chi di piatto,a chi coglie di taglio, a chi minaccia;e non può far ch'alcun volga la faccia.        19Voluce intanto si risente, e girail guardo, e vede il principe lontano.Tosto dietro gli sprona, e poi che mirachiusa la strada e che s'affanna in vano,urta fremendo di disdegno e d'iratra i Ferraresi anch'ei col brando in mano,e fa volare al ciel membra tagliatee piastre rotte e pezze insanguinate.        20Tagliò una spalla a Tebaldel Romeo,e a Buonaguida Fiaschi un braccio netto;la gamba manca a Niccolin Bonleotroncò dove finía lo stivaletto;e mastro Daniel di Bendideopieno d'astrologia la lingua e 'l pettouccise d'una punta, ond'ei s'avvideche del presumer nostro il ciel si ride.        21Voluce fe' quel dí prove mirandee uccise di sua man trenta marchesi,però che i marchesati in quelle bandesi vendevano allor pochi tornesi;anzi vi fu chi per mostrarsi grandesi fe' investir d'incogniti paesida un tal signor, che per cavarne fruttoi titoli vendea per un presciutto.        22Come nube di storni, a cui la caccialo sparvier dava dianzi o lo smeriglio,se l'audace terzuol per lunga tracciale sovraggiugne col falcato artiglio,raddoppia il volo e quinci e quindi spacciale campagne del ciel volta in scompiglio;or s'infolta, or s'allarga, or si distendein lunga riga e i venti e l'aria fende:        23tal la gente del Po, che pria fuggivada la tempesta di Manfredi irato,poiché Voluce anch'ei le soprarrivae 'n lei doppia il terror freddo e gelato,con disordine tal fuggendo arrivatra il popol di Fiorenza a destra armato,che seco lo trasporta e lo sbarragliae lo fa seco uscir de la battaglia.        24Segue Manfredi, e d'armi e di bandiereresta coperto il pian dovunque passa;fende Voluce or queste or quelle schieree memorabil segno entro vi lassa,Pippo de' Pazzi e Cecco Pucci ei fere,Beco Stradini e Pier di Casabassa.Seco è il Duara, e per foreste e boschifuggon dispersi i Ferraresi e i Toschi.        25Ma non fuggon cosí già i Perugininé la cavalleria del Malatesta;anzi, come fu noto a i pellegrinifregi il Duara e a la pomposa vesta,l'arroncigliâr con piú di cento uncinine le braccia, né fianchi e ne la testa.- Fate pian, grida Bosio, aiuto, aiuto;non stracciate, ché 'l saio è di veluto:        26fermate i raffi, ch'io mi do per vinto;non tirate, canaglia maledetta:che malann'aggia il temerario instinto,Perugini, ch'avete, e tanta fretta. -Cosí dicendo fu subito cintoe fatto prigionier da la cornettadel capitan Paulucci; indi legatosopra un roncino a Crespellan menato.        27La prigionia del duca lor commossea furore e vendetta i Cremonesi;spinsero innanzi e rinforzâr le possee s'uniron con loro i Frignanesi;ma il Perugino audace il piè non mossee stettero in battaglia i Riminesi,dal valor proprio e da l'esempio degnode' capitani lor tenuti a segno.        28Il capitan Paulucci a Perdigone,fratel di Bosio che 'l destrier gli uccise,tirò d'una balestra da bolzone,e con due coste rotte in terra il mise.Indi ammazzò col brando Ercol Pandoneche se l'ebbe per male in strane guise;perch'era vecchio in guerra e buon soldatoe nissuno mai piú l'avea ammazzato.        29Aveva in tanto Alessio di Pazzanoil buon Omero Tortora assalito,istorico famoso e capitanoche le ninfe d'Isauro avean nudrito;quando d'una zagaglia sopra manofu dal signor di Rimini ferito,e 'l ferro al vivo penetrò di sorteche 'l trasse de l'arcion vicino a morte.         30E già per ispogliarlo era smontato,quando ei si volge e 'n su 'l morir gli dice:- O tu che godi or del mio acerbo fato,sappi che morirai via piú infelice,vicina è la tua sorte, e 'l tuo peccatogià prepara per te la mano ultrice,dove meno la temi, e quel ch'importa,teco la fama tua fia spenta e morta. -        31Qui chiuse i lumi Alessio, e 'l Malatestafrenò la mano, e ritirando il passo:- Col mal augurio tuo, disse, ti resta,e va' giú a profetar con Satanasso:l'armi e la ricca tua serica vestaportale teco pur, ch'io le ti lassocon questi annunzi tuoi sciaurati e rii,o poeta o stregon che tu ti sii. -        32E in questo dire in su 'l destrier salitoa la pugna volgea senza soggiorno,dal magnanimo cor tratto a l'invitodel suon de l'armi che fremea d'intorno:quando il tergo de' suoi vide assalitodal feroce Roldan che fea ritornoda la campagna, e seco avea Rambertodi sangue e di sudor tutto coperto.        33Onde contra il furor de le balestreche scoccava ne' suoi la gente alpina,subito strinse l'ordinanza equestree si ritrasse a un'osteria vicina,e il capitan Paulucci a la pedestresudando e ansando e con la man mancinadimenando il cappel per farsi vento,ritrasse anch'egli i suoi, ma con piú stento:        34ché Betto e Vico e Peppe e Ciancio e Lelloe Tile e Mariotto e Cecco e Binoe 'l Miccia d'Erculan Montesperellovi restâr morti e Cittolo Oradino,e prigioni Binciucco Signorelloe Mede di Pippon Montomelino:e Fulvio Gelomia cadde di sella,primo cultor de la natia favella.        35Vi s'abbatté il dottor da Palestrina,e fu storpiato anch'ei per mala sorte.E fu d'un colpo d'una chiaverinatratto un occhio di testa a Braccioforte,a Braccioforte a cui quella mattinacinta la propria spada avea la morte,e 'l fiero Pluto per altrui spaventomessa gli avea l'orrida barba al mento.        36Ma intanto che la palma ancor sospesapende, e l'un campo e l'altro è omai disfatto,due politici fanno in ciel contesae vengono a l'ingiurie al primo tratto.Mercurio de' Petroni ha la difesa,favorisce i Potteschi Alcide matto;Giove sta in mezzo, e con real decororaffrena l'ire e le discordie loro.        37Ne' gangheri del ciel ferma ogni stellacessa di variar gl'influssi e l'ore;cade nel mar tranquillo ogni procella,rischiara l'aria insolito splendore.Da l'alto seggio allor cosí favellade la sesta lanterna il gran Motore:- Non affrettate, o dei, de gli odii il tempoch'ancor verrà per voi troppo per tempo.