Quid novi?

La Secchia rapita 07-2


La Secchia Rapitadi Alessandro Tassoni        38Vedete là dove d'alpestri montirisonar fanno il cavernoso dorsola Turrita col Serchio e fra due pontivanno ambo in fretta a mescolare il corso;due popoli fra questi arditi e prontiin fiera pugna si daran di morso,e si faran co' denti e con le maniconoscer che son veri Graffignani.        39O quante scorze di castagni incisid'intorno copriran tutta la terra!quanti capi dal busto fian divisiin cosí cruda e sanguinosa guerra!Caronte lasso in trasportar gli uccisich'a passar Stige scenderan sotterra,bestemmierà la maledetta sorteche gli diè in guardia il passo de la morte.        40Quinci in aiuto a' suoi correre armatovedrassi al monte il forte Modanese;quindi a i passi, ch'in pace avrà occupato,opporsi l'astutissimo Lucchese.Entrar potrete allor ne lo steccatotu Mercurio e tu Alcide a le contese,e provar se piú vaglia in quella partel'accortezza o il vigor, la forza o l'arte.        41Un Alfonso e un Luigi Estensi a penad'un pel segnata mostreran la guancia,ch'a piú di mille insanguinar l'arenafaranno or con la spada or con la lancia.Le squadre intere volteran la schienadinanzi a i nuovi Paladin di Francia;e Castiglion fra le percosse murasotto si cacherà de la paura;        42pregando il conte Biglia in ginocchioneche venga a far cessar quella tempesta,spiegando di Filippo il gonfalonecon una spagnolissima protesta.Quivi potrete allor con piú ragionecacciarvi gli occhi e rompervi la testa:cessate intanto; e la pazzia mortaleresti fra quei che fan là giú del male. -        43Cosí disse, e chiamando Iride bellach'al sole avea l'umida chioma stesa- Vola, le impone, o mia diletta ancella,e di' a Marte che ceda a la contesafin ch'arrivi Gherardo e sua sorellaa cui si dee l'onor di quest'impresa. -Iride non risponde e i venti fende,e giú dal ciel ne la battaglia scende.        44Vede Marte da lunge e drizza l'aledov'ei combatte e l'ambasciata esprime:indi si parte e fuor de la mortalefeccia ritorna al puro aer sublime.Marte, che scorge la tenzone eguale,ritira il piè da l'ordinanze primee ne la retroguardia intanto passa,e 'l Potta incontro ai Romagnoli lassa.        45Il Potta avea assaliti i Faentinie fracassata la lor gente equestre,ché gli scudi dipinti e gli elmi fininon ressero al colpir de le balestre.Giacoccio Naldi e Pier de' Fantolinirimasero feriti e a la pedestre:e a Mengo Foschi e al cancellier Giulitail Potta di sua man tolse la vita.        46Uccise Bastian de' Fornardesiche sapea tutto a mente il Calepino,e dal vóto ch'avea d'ir ad Ascesilo sciolse e di vestirsi di bertino.Indi per fianco urtò fra gl'Imolesi,e s'affrontò col cavalier Vaino,ch'ucciso avea Pallamidon fornaioche mangiava la torta col cucchiaio.        47Il cavalier, che stava in su l'aviso,d'arena che tenea dentro un sacchettogli empiè gl'occhi e la bocca a l'improviso,poi strinse il brando e gli assaggiò l'elmetto.- Ah! disse il Potta allor forbendo il viso,tu me la pagherai Romagnoletto. -E in questo dir menando con la spadacolpí a la cieca, si fe' dar la strada.        48Ma poi che Marte il suo favor ritennee tornò di quadrato indietro il passo,e che Perinto in quella parte venneguidato dal furor di Satanasso,il modanese stuol piú non sostennel'impeto ostil dal faticar già lasso,e rallentate l'ordinanze e l'irecominciò a ritirarsi, indi a fuggire.        49Il Potta pien di rabbia e disperatogridava con la bocca e con le manima non potea fermar da nessun latolo scompiglio e 'l terror de' Gemignani,e da l'impeto loro al fin portatocostretto fu d'abbandonar que' piani,benché tre volte e quattro in volto fierospignesse tra i nemici il gran destriero.        50Correndo in tanto e traversando il litosenz'elmo e molle e polveroso tuttoil conte di Culagna era fuggito,e giunto a la città piena di lutto,narrato avea fra il popolo smarritoche 'l Re prigione e 'l campo era distrutto;onde i vecchi e le donne al fiero avisofuggían chi qua chi là pallidi in viso.        51Corsero gli Anzian tutti a consiglioper consultar ciò che s'avesse a fare;molti volean nel subito perigliofuggirsi e la cittade abbandonare;altri dicean ch'era da dar di piglioa tutto quel che si potea portare,e salir su la torre allora allora,e chi non vi capía stesse di fuora.        52Surse all'incontro un Bigo Manfredinoche sedea appresso a Carlo Fiordibelli,e disse: - Senza pane e senza vinoche vogliamo cacar là su, fratelli?questi sono consigli da un quattrinoche non gli sosterrian cento puntelli,però i' vorrei, se 'l mio parer v'aggrada,cavar un pozzo in capo d'ogni strada,        53e ricoprirlo sí, ch'in arrivandocadessero i nemici in giú a fracasso. -Guarnier Cantuti allor rispose: - E quandosarà finita l'opra e chiuso il passo?Non è meglio che star quivi indugiandocondur lo stabbio ch'abbiam pronto a bassoch'ingombra la metà de la cittade,e con esso serrar tutte le strade? -        54Ugo Machella a quel parlar sorrisee disse rivoltato a que' prudenti:- Se chiudiamo le strade in queste guise,dov'entreranno poi le nostre genti?Prendiamo l'armi: il Ciel sovente arrisea le piú audaci e risolute menti. -Qui s'alzar tutti, e gridâr senza tema:- A la fé che l'è vera, andema, andema. -        55Ma i bottegai correndo in fretta a i passiche feano la città poco sicura,con travi e pali e terra e sterpi e sassitosto alzaron trinciere, argini e mura;sbarrâr le strade e gli affumati chiassi,e i portici d'antica architettura,e dinanzi a le sbarre in quelle strettecominciaro a votar le canalette.        56Quando armata apparir fu vista intantoRenoppia al suon de la novella fiera,e correre a la porta, e seco a cantocondurre il fior de la virginea schiera,diede a gli uomini ardir, riprese il piantodel sesso femminil con faccia altera;e rimirando giú per la via drittanon vide alcun fuggir da la sconfitta.        57Stette sospesa e addimandò del conte,ma il conte avea già preso altro sentiero,onde deliberò di gire al pontesovra il Panaro a investigar del vero.Quivi arrivò che 'l sol da l'orizontegià poco era lontan nel lito ibero,e mirò in vista dolorosa e brunaspettacolo di morte e di fortuna.        58Ne la parte piú cupa e piú profondanotavano pedoni e cavalieri;tutta di sangue uman torbida l'ondavolgea confusi e misti armi e destrieri;i Gemignani a la sinistra spondafuggían cacciati da i Petroni fieri;stavan Tognone e Periteo lor soprae mettea l'uno e l'altro il ferro in opra.        59Per man di Periteo giaceano mortiGuron Bertani e Baldassar Guirino,Giacopo Sadoleti e Antonio Porti,e ferito Antenor di Scalabrino:ma il superbo Tognone e i suoi consortile schiere di Stuffione e Ravarinoavean distrutte, e a gran fatica s'erasalvato Gherardin su la riviera.        60L'altro fratel ferito e prigionierocedeva l'armi al vincitor feroce,ma su gli archi del ponte un cavalierofulminando col ferro e con la vocecacciava i Gemignani, e a quell'altieros'opponea solo il Potta in su la focedel ponte, e di fermar cercava in partel'ordinanze de' suoi già rotte e sparte.        61Giugne Renoppia, e dove rotta vededa la ripa fuggir l'amica gente,volge con l'arco teso in fretta il piede,e di lampi d'onor nel viso ardente:- O infamia, grida, ch'ogn'infamia eccede:tornate, e dite a la città dolenteche moriron le figlie e le sorelledove fuggiste voi, popolo imbelle.        62Noi morirem qui sole e gloriose,gite voi a salvar l'indegna vita,non resteran vostre ignominie ascose,né la fama con noi fia seppellita. -Seco Renoppia avea le bellicosedonne di Pompeian, schiera fioritach'in Modana arrestò tema d'oltraggio,e cento de le sue di piú coraggio;        63e fra queste Celinda e Semidea,di Manfredi sorelle e sue dilette,e l'una e l'altra l'asta e l'arco aveae la faretra al fianco e le saette.Renoppia, che dal ponte i suoi vedeatutti fuggir, la cocca a l'occhio mette,e drizza il ferro a la scoperta facciadi Perinto, ch'a' suoi dava la caccia.        64E se non che Minerva il colpo torsedal segno ove 'l drizzò la bella mano,il fortissimo eroe periva forse:ma non uscl però lo strale in vanoch'al destrier, ch'a quel punto in alto sorsed'un salto e si levò tutto dal piano,andò a ferir nel mezzo de la fronte,onde col suo signor cadde su 'l ponte.        65Perinto dal destrier ratto si scioglie,ma lui non mira piú la donna alterache declina dal ponte e si raccogliedove fuggiano i suoi da la riviera.Quivi a Tognon, che l'onorate spoglieavea tratte a Engheram da la Panciera,prende la mira, e fa passar lo straledove giunto a la spalla era il bracciale.        66Ferito il cavalier si ritraea;quand'un altro quadrel gli sopraggiungeche da l'arco gli vien di Semidea,e in una gamba amaramente il punge.Strinse l'asta Celinda, e giú scendealà dove Periteo poco era lunge:quand'ecco col caval cader ne l'ondarotolando il mirò da l'alta sponda.        67Avventâr le compagne a l'improvisocento strali in un punto al cavaliero.L'armi difeser lui, ma cadde uccisoa i colpi di tant'archi il buon destriero;la sembianza real, l'altero viso,la ricca sopravesta e 'l gran cimierotrasser gli occhi cosí tutti in lui solo,che meglio era vestir di romagnolo.        68Qual Telessilla già dal muro d'Argocacciò il campo Spartan vittorioso,tal fe' Renoppia dal sanguigno margoritrarre il piede al vincitor fastoso.Come uscito di sonno o di letargoda quell'atto confuso e vergognoso,il campo che fuggía voltò la fronte,e fermò le bandiere a piè del ponte.        69Indi allargati in su la destra manocorreano a gara a custodir la riva,quando s'udí un rumor poco lontanoche 'l ciel di gridi e di spavento empiva.Era questi Gherardo il capitanoch'in soccorso de' suoi ratto veniva;al giugner suo mutâr faccia le carte,e ripresero cor Dionisio e Marte.        70Gherardo in arrivando a destra inviaBertoldo con due schiere, ed egli dovevede il Potta pugnar prende la via:passa su 'l ponte e fa l'usate prove.Perinto a piedi e sol gli s'opponía,ma come vide tante genti nuoveche correano del ponte a la difesa,ritrasse il piede e abbandonò l'impresa.        71Gherardo sbarra il ponte e 'n guardia il lassaa Giberto che quivi era con lui,e torna indietro e su la riva passalà dove combattean ne l'acqua i sui.Vede stanco il caval, subito abbassa,ne fa un altro venir, ché n'avea dui,né può soffrir di scender da la spondach'a precipizio giú salta ne l'onda.        72Il signor di Faenza era in battagliacol capitan Brindon Boccabadati;e Matteo Fredi e Gemignan Roncagliae Beltramo Baroccio avea ammazzati.Gherardo con la mazza apre e sbarragliaFaentini, Imolesi e Cesenati,quei di Ravenna e quei de la Cattolica,e fa strage di ferro e di maiolica.        73Al capitan Fracassa in su l'elmettomenò d'un colpo esterminato e fiero,che tramortito ne l'ondoso lettocadendo di Brindon fu prigioniero.Quindi si volse, e con feroce aspettonel petronico stuol spinse il destriero;e di Panago al conte e a Bonifortesignor di Castiglion diede la morte.        74Si ritira il nemico a l'altra rivache 'l disvantaggio suo vede e comprende,e poi ch'a l'erta in fermo sito arriva,l'ordinanze restrigne e si difende.Ma già la notte d'oriente usciva,e fra l'orror de le sue fosche bendele lampade del ciel tutte accendea,e giú in terra a' mortali il dí chiudea.Fine Canto settimo