Quid novi?

La Secchia Rapita 08-1


La Secchia Rapitadi Alessandro TassoniCANTO OTTAVOARGOMENTOIl corno manco alfin de' Gemignanigiugne a forza pugnando a' suoi steccati.Vede Ezzelino in mostra a Padovani,ch'a danno de' Petroni ha ragunati.Fan tregua i campi: e con partiti vanison da Bologna ambasciator mandati,che di Rinoppia fra i ricami e l'armidel cieco Scarpinello odono i carmi.        1Già la luce del sol dato avea locoa l'ombra de la terra umida e nera;e le lucciole uscían col cul di foco,stelle di questa nostra ultima sfera,quando le trombe in suon già lasso e fiocoa raccolta chiamar da la riviera.Usciro i fanti e i cavalier de l'onda,e si ritrasse ognuno a la su sponda:        2e quinci e quindi alzaro incontro al pontegli eserciti trinciere e padiglioni.Tornaro intanto di Miceno il contee Manfredi e Roldano, i tre campioniche le bandiere de' nemici contecacciate avean per boschi e per valloni;e fu da loro in arrivando al litoil suon de l'armi e de' cavalli udito.        3E poi che da le spie certificatidel vario fin de la battaglia fòro,in dubbio se dovean per gli steccatiripassar de' nemici al campo loro,o guazzando in disparte i lor soldatiricondur cheti a ripigliar ristoro;a guazzo al fin passar fanti e somieri,e al ponte si drizzâr co' cavalieri.        4E dato aviso al Potta in diligenzaperché le sbarre a tempo e loco alzasse,de le spoglie de' vinti in apparenzadi Ferraresi armâr la prima classe;e acciò che l'arte lor maggior credenzatra gl'inimici a l'arrivar trovasse,quando loro parve esser vicini assai- Viva Frarra, gridar, guardai, guardai. -        5Gli abiti ferraresi e le favellenel fosco de la notte e 'n quel tumultoingannaron cosí le sentinelle,che fu il pensier de' valorosi occulto.Giunti nel campo, alzar fino a le stellei gridi e gli urli, e con feroce insultotrasser le spade e apersero il camminodove piú il ponte a lor parea vicino.        6Eran confusi ancor gli alloggiamenti,gli animi incerti e i corpi affaticati,quando dal suon de' minacciosi accentid'improviso terror fur saettati;come scossi dal ciel folgori ardenti,venían di sangue e di sudor bagnati;Manfredi e 'l buon Voluce a la frontierae in ultimo Roldan chiudea la schiera.        7Come pere cadean le genti mortesotto il furor de le sanguigne spade.Vede il conte Romeo ch'ad una sortepedoni e cavalier sgombran le strade;onde il nipote suo Ricciardo il fortechiamando, corre ove la gente cade:ma l'impeto lo sbalza, e prigionieroporta seco Ricciardo in su 'l destriero.        8Come suol nube di vapori ardentifar ne' campi talor strage e fracassivomitando dal sen fulmini e venti,e portar seco svelti arbori e sassi:cosí porta il furor di que' possentiseco ogn'incontro ovunque volge i passi:cosí, secondo i greci ciurmatori,porta l'ottavo ciel gli altri minori.        9Giunto al Potta fra tanto era l'aviso,e Gherardo su 'l ponte avea mandato:ma fu l'arrivo lor tant'improvisoche 'l ritrovaro ancor chiuso e sbarrato.Quivi a Roldano fu il destriero ucciso,e rimanea da tutti abbandonato,se non si retraean fuora del pontei due guerrier che combatteano in fronte.        10L'uno di qua, l'altro di là si mossedove incalzar vedea l'ultima schiera,e l'impeto in sé tolse e le percosse,fin che tutti spuntar su la riviera.Gherardo in tanto al giugner suo rimossele sbarre che piantate avea la sera,e i suoi raccolse, e lasciò quei dal Sipacon un palmo di naso a l'altra ripa.        11De l'orribile pugna il gran successosparse intorno la fama in un momento,onde ne giunse a Federico il messoche sospirò del figlio il duro evento.Scrisse a gli amici e maledí sé stesso,che fosse stato a quell'impresa lento:ma sopra tutti scrisse ad Ezzelinoche di Padova allor tenea il domino.        12Ezzelin, come udí che prigionierodel suo signore era il figliolo, in frettaarmò le sue milizie, e fe' pensierodi farne memorabile vendetta.Avea allor seco un principe straniero,cui per fresco retaggio era suggettala nobil signoria de la Morea,e a cui sposata una nipote avea.        13In tutto l'Oriente uom di piú coredi lui non era o di miglior consiglio:fu detto Eurimedonte, e 'l suo valorefea tremar da l'Eusino al mar vermiglio.Or a questi Ezzelin diede l'onoredi liberar di Federico il figlio:e con piú ardor, quand'egli udí, si mosse,ch'era infreddato e ch'egli avea la tosse.        14Dieci schiere ordinò, ciascuna d'essedi ducento cavalli e mille fanti,e ghibellini capitani elesse,perché fosser piú fidi e piú costanti.Musa, tu che migliacci e caldalessevendesti lor, déttami i nomi e i vantiche fer dal piano a gli ultimi arconcellil'alta torre tremar de gli Asinelli.        15Già l'uscio aperto avea de l'Orientela puttanella del canuto amante,e 'n camicia correa bella e ridentea lavarsi nel mar l'eburnee piante;spargeasi in onde d'oro il crin lucente,parea l'ignudo sen latte tremante,e a lo specchio di Teti il bianco visotingea di minio tolto in paradiso:        16quando a la mostra uscí tutta schieratala gente. E prima fu l'insegna d'Esteche l'aquila d'argento incoronataportar solea nel bel campo celeste;or d'uno struzzo bianco è figurata,impresa del tiranno e di sue geste;di Sant'Elena il fiore indi seconda,terra di rane e di pantan feconda,        17e Castelbaldo, a cui tributa renal'Adige che fa quindi il suo cammino.Savin Cumani è il duce, e da l'amenapiaggia di Carmignano e Solesinoe dal Deserto e da Valbona menagente, dove costeggia il Vicentino:l'armi ha dorate, ne l'insegna al ventospiega un nero leon sovra l'argento.        18Schinella e Ingolfo, onor di Casa Conti,gemelli e dal tiranno ambiduo amati,da la Creola e da' vicini montiguidano dopo questi i lor soldati;San Daniel, Baone, e le due frontiche toccano del ciel gli archi stellati,Venda e Rua, Montegrotto e MontortoneGazzuolo e Galzignano e Calaone.        19Abano va con questi in una schierae quei di Montagnon seco conduce.L'aria e la terra affumicata e neradi sulfureo color gente produce.Quivi l'orrendo albergo è di Megera,che di foco infernal tutto riluce,e v'era Pietro allor, co' fieri carmitraeva i morti regni al suon de l'armi.        20A liste di color vermiglio e biancosegnata de' due conti è la bandiera:Nantichier di Vigonza è loro al fianco,e conduce con lui la terza schiera;Vighezzolo e Vigonza e Castelfrancoseco ha in armi e, di là da la rivierade la Brenta, le terre ove serpeggiala Tergola e 'l Muson fremendo ondeggia.        21Camposanpier, Balò, Sala e Mirano,Strà, la Mira, Oriago, il Dolo e Fiesso,Arin, Caltana, Melareo, Stigliano,e 'l popol di Bogione era con esso.Ne lo stendardo il cavalier sopranol'antico segno ha di sua schiatta impresso,ch'una sbarra di vaio è per traversoin campo d'oro, e 'l fregio è bianco e perso.        22Passa il quarto Inghelfredo, uomo che natod'ignota stirpe e a ministerio indegnoda prima eletto, a poco a poco alzatos'è per occulte vie con cauto ingegno.Tesoriero fu dianzi, or è passatoa grado militar piú illustre e degno:ma superbo al sembiante e al portamento,sembra scordato già del nascimento.        23Dichiarato è baron di Terradura,e la Battaglia va sotto il suo imperodove fa risonar l'antiche mural'incontro di due fiumi e 'l corso fiero:tempestata di gigli ha l'armatura,e un levriere d'argento ha su 'l cimiero:e 'l tiranno Ezzelin l'ha fatto ducedel patrimonio suo, ch'egli conduce.        24Le bandiere d'Onara e di Romano,quelle di Cittadella e Musolenteregge, e di Fontaniva e di Bassanoe de la Bolzanella arma la gente.Va con questi Campese a mano a mano;Campese la cui fama a l'occidentee a' termini d'Irlanda e del Cataiostende il sepolcro di Merlin Cocajo,        25latino autor di mantuani versi,per cui la donna sua Cipada agguagliae i monti di Cucagna e i rivi tersilevan la palma a quei de la Tessaglia.Erano i Campesani in Lete immersi,or li solleva al ciel l'onda castaglia:e forse ancor su questi scartafaccifaran del nome lor diversi spacci.        26Brunor Buzzaccarini è il quinto, e a garavanno seco Conselve e Bovolenta,Are, Cona, Tribano e l'Anguillara,quei di Sarmasa e di Castel di Brenta,di Pontelungo e quei di Polverara,dov'è il regno de' galli e la sementafamosa in ogni parte: e questa schieradogata a verde e bianco ha la bandiera.        27L'altra che segue, ove congiunte a stuolovanno Pieve di Sacco e Saponara,Montemerlo, Sanfenzo e di Brazolola gente, e seco in un Camponogara,San Bruson e Cammin, guida un figliolode l'antico signor di Calcinara,che Franco Capolista è nominato,e porta un cervo rosso in campo aurato.        28De la Riviera e de la Mandra ha uniteereditarie e bellicose genti;quelle di Paluello instupiditefuro ad armarsi allor sí negligenti,ch'eran le guerre già tutte finitequando spiegaron la bandiera a i venti:onde i vicini lor ridono ancoradel soccorso che dier que' sciocchi allora.        29Con la settima squadra Aicardo passaCapodivacca, e seco ha Montagnana;Monterosso e Zoone a dietro lassa,e guida Revolon, Torreggia e Urbana,Meggiaino e Merlara in parte bassa,Luvigliano piú in alto a tramontana,Seivazzan, Saccolungo e Cervarese,Saletto e Praia e tutto quel paese.        30Ma di Teolo la famosa insegnafra l'altre a grand'onor splender si vede;Teolo ond'uscí già l'anima degnache 'l glorioso Livio al mondo diede.Lo stendardo vermiglio Aicardo segnadi tre spade d'argento; e in guisa eccedeogn'altro coll'altezza de le membra,ch'eccelsa torre in umil borgo ei sembra.        31Vien poi Monselce, incontra l'armi e i sacchisecuro già per frode e per battaglia,sotto la signoria d'Alviero Zacchi,e 'l popol di Casale e di Roncaglia.Ha l'insegna costui dipinta a scacchiazzurri e bianchi, e Gorgo e Bertepagliae Corneggiana e Montericco ha drietoe Carrara e Collalta e Carpineto.        32Il nono duce Ugon di Santulianade le vicine ville avea la cura,Terranegra conduce e Bruseganadove Antenore fe' le prime mura,Villafranca, Mortise e Candiana,San Gregorio, Sant'Orsola e Cartura,le Tombelle, Noventa e Villatora,ed altre terre che fioríano allora;        33e de' vassalli suoi non poca parte,ché Pernumia e Terralba ei signoreggiae 'l bel colle d'Arquà poco in disparte,che quinci il monte e quindi il pian vagheggia;dove giace colui, ne le cui cartel'alma fronda del sol lieta verdeggia,e dove la sua gatta in secca spogliaguarda da i topi ancor la dotta soglia.