Quid novi?

La Secchia Rapita 09-1


La Secchia Rapitadi Alessandro TassoniCANTO NONOARGOMENTOMelindo innamorato al ponte viene,e tutti i cavalieri a giostra appella.Su l'isola incantata il campo tiene,e fa mostra di sé pomposa e bella.Cadono i primi, e fan cader le spenea gli altri ancor di dirmanere in sella.Al fin da un cavalier non conosciutovinto è l'incanto, e 'l giovine abbattuto.        1Eran partiti già gli ambasciatorivenuti a procurar la pace in vano;però ch'insuperbiti i vincitorinon si voleano il Re levar di mano;e 'l Nunzio anch'egli entrato era in umorich'ei si mandasse al gran Pastor romano,come in possanza di maggior nemico,per piú confusion di Federico.        2Ma finita la tregua ancor non era,quando pel fiume in giú venne a secondauna barchetta rapida e leggiera,che portava due araldi in su la sponda.Giunti al ponte, smontar su la riviera,l'uno di qua, l'altro dí là da l'onda:e a giostra, poi che ne le tende entraro,d'ambidue i campi i cavalier sfidaro.        3Contenea la disfida: - Un cavaliero,per meritar l'amor d'una donzellac'ha sovra quante oggi n'ha il mondo imperoin esser valorosa onesta e bella,sfida a colpi di lancia ogni guerrierofinché l'un cada e l'altro resti in sella;da l'abbattuto sol lo scudo ei chiede,e 'l suo darà se per fortuna cede. -        4Accettâr la disfida i giostratori,e quinci e quindi ognun stè preparatocon pensier di dover co' novi alboridel già cadente sol trovarsi armato.Ma la notte avea a pena i suoi coloritolti a le cose e 'l mondo attenebratospiegando intorno il taciturno velo,ch'una tromba s'udí sonar dal cielo.        5Al fiero suon trecento schiere armârsequinci e quindi confuse e sbigottite,quando nel fiume una gran nave apparse,che venía giú per l'onde intumidite,e tanti razzi e tanti fuochi sparse,che tolse il vanto a la Città di Dite.Nave parea, ma in arrivando al ponteisola apparve, e la sua poppa un monte.        6Orrido è il monte e di spezzati sassi,e signoreggia un praticello amenoche lungo è intorno a centoventi passie trenta di larghezza o poco meno;la prora a combaciar col ponte vassi,e quivi una colonna al ciel serenofiamme spargea con sí mirabil artech'illuminava intorno in ogni parte.        7Da la colonna pende incatenatoun corno d'oro, e dice una scritturadi ch'era il marmo lucido intagliato:Suoni chi vuol provar l'alta ventura.Piú in alto sovra il corno era attaccatoun ricco scudo, in cui da la scolturatolto era al puro argento il primo onore,e scritto avea di sopra: Al vincitore.        8Avea l'egregio artefice ritrattoin esso la battaglia di Martanocol signor di Seleucia; e stupefattoparea tutto Damasco al caso strano:sta Griffone in disparte accolto in attod'uom di dolore e di vergogna insano;ride la corte, Norandin si strugge,ma il buon Martan facea come chi fugge.        9Era coperto il pian di verde erbetta,e la riva di mirti ombrata intorno.Smontâr molti guerrier ne l'isolettapasseggiando il pratel di fiori adorno,ma poiché la trovâr tutta solettatrassero a gara a la colonna e al corno:e quivi infra di lor nacque contesachi dovesse primier tentar l'impresa.        10Giucaro al tocco, e sopra Galeottocadde la sorte, il giovinetto ardito;quegli il bel corno d'ôr prese di botto,e sonò sí ch'ognun ne fu stordito.Tremò l'isola tutta, e tremò sottoil letto e l'onda, e tremò intorno il lito:sparve il foco ch'ardea, sparver le stelle,e perdé il ciel le sue sembianze belle.        11E mentre ancor durava il gran tremore,ricoperse ogni cosa un nuvol denso,e balenò improviso, e a lo splendoreseguí uno scoppio orribile ed immensoche strignendo gli spirti e 'l sangue al corefe' rimanere ognun privo di senso;e giú col tuono un fulmine discese,che percosse nel monte, e quel s'accese.        12S'accese il monte, e tutto in fiamma vivafu convertito in un girar di ciglio,e in mezzo de la fiamma ecco apparivamirabilmente un padiglion vermiglio.Il nobil lin, di cui già tele ordival'antica età d'incombustibil tiglio;tal fra le pompe regie in orientefu visto rosseggiar nel foco ardente.        13Lasciò la fiamma il monte incenerito,e 'l ciel tornò seren com'era pria;e in tanto fu di cento trombe uditoun misto suon di guerra e d'armonia.Il lume ritornò, ch'era sparito,su la colonna; e 'l padiglion s'apría,e n'uscían cento paggi in bianca vesta,tutta di fiori d'ôr sparsa e contesta.        14Bruni i fanciulli avean le mani e 'l viso,e parean tutti in Etiopia nati;un poeta gli avrebbe a l'improvisoa le mosche nel latte assomigliati.Fuor di due porte il nero stuol divisouscí con torce accese; e in ambo i latisi distinse con lunga e dritta schiera,e lasciò vota in mezzo una carriera.        15Su l'altro capo intanto avea portatocopia di lance un provido scudiero;e Galeotto era comparso armatocon sopravesta verde, armi e cimiero;maneggiando un cavallo in Tracia nato,da tre piedi balzàn, di pelo ubero,che curvettando alzava da l'arenaal tocco de lo spron salti di schiena.        16Era ogni cosa in punto, e solamentemancava il cavalier de la ventura;quando iterâr le trombe, immantinenteuscí del padiglion su la pianura.di bianca sopravesta e rilucentedi gemme era vestito, e l'armaturadi puro argento avea, bianco il cimiero,ma nero piú che corvo era il destriero.        17Alta avea la visiera, e giovinettod'età di sedici anni esser parea:biondo era e bello e di gentile aspetto,e grazia in lui quell'abito accrescea.Salutò intorno ognun con grato affetto,e 'l feroce destrier che sotto avea,su l'orme fe' danzar che pria distinsecol piè ferrato, indi la lancia strinse.        18Abbassò la visiera, e attese intentoche la canora tromba il moto accenne;ed ecco suona, e come fiamma o ventol'uno di qua l'altro di là se 'n venne.Scontrarsi a mezzo il campo, e rotte in centotronchi e scheggie volâr le sode antenne,gittò faville l'uno e l'altro elmetto,e Galeotto uscí di sella netto.        19Vago di contemplar vista sí bellastava l'un campo e l'altro in ripa al fiume,e le due podestà sotto l'ombrellamiravano la giostra al chiaro lume.Videro Galeotto uscir di sella,e vider l'altro con gentil costumestendere al fren la generosa manoe tenergli il destrier che gía lontano.        20Galeotto confuso e vergognosolo scudo al vincitor partendo cesse,nel cui lembo dorato e luminososubito il nome suo scritto si lesse.In tanto un cavalier tutto pomposod'azzurro e d'oro una gran lancia eresse,e un leardo corsier di chioma neraspronò contra il campion de la riviera.        21Ruppe la lancia al sommo de lo scudo,e fe' i tronchi ronzar per l'aria scura;ma fu colto da lui d'un colpo crudoche lo stese tra i fiori e la verdura:cadde a pena, che trasse il ferro ignudoe volle vendicar sua ria ventura;ma l'altro si ritrasse, ed ecco un vento,e fu ogni lume intorno a un soffio spento:        22e tremò l'isoletta, e fiamma vivavomitando e tonando a un tempo fuore,quindi un gigante orribile n'uscivach'a la terra ed al ciel mettea terrore;questi al guerrier che contra lui venivas'aventò dispettoso, e con furorelo ghermí come un pollo, e a spento lumelui col cavallo arrandellò nel fiume;        23onde a fatica ei si salvò notando:restò lo scudo, e 'n lui si lesse: Irneo.Allor di nuovo l'isola tremandos'aperse, e il gran gigante in sé chiudeo:e 'l chiaro lume, ch'era gito in bando,tornò a le torce spente e l'accendeo;tacque il tremito e 'l vento: e nuova giostrachiamando, il cavalier fe' di sé mostra.        24Il terzo giostrator fu Valentino,che passeggiando venne un destrier sauro:e 'l quarto il valoroso Giacopinosopra un ginetto altier del lito mauro,ch'avea ferrato il piè d'argento finoe sella e fren di perle ornati e d'auro:ma l'uno e l'altro uscí de l'isolettasenza lo scudo, e dileguossi in fretta.        25Il quinto fu il signor di Livizzano;ch'innamorato di Celinda altera,e per lei colto in fronte e messo al piano,ebbe a perir de la percossa fiera.L'asta rotta si fesse, e 'l colpo stranofe' le scheggie passar per la visiera;ond'ei cadde trafitto il destro ciglio,de l'occhio e de la vita a gran periglio.        26Il Potta rivoltato a Zaccariache gli sedea vicin, disse: - Messere,quest'è certo un incanto e una malíaognun quel cavalier farà cadere. -Rispose il vecchio allor: - Per vita miach'a me l'istesso par, né so vedereche possan guadagnar questi brigantia cozzar col demonio e con gl'incanti;        27però se stesse a me, farei divietoche nessuno de' miei con lui giostrasse. -Prese il Potta il consiglio, e fe' un decretoche ne l'isola alcun piú non entrasse,e se ne stette poscia attento e chetomirando ciò che l'inimico oprasse,e vide due, vestiti a bruno ed oroappresentarsi co' cavalli loro.        28L'un d'essi corse, e tócco a pena fuech'uscí di sella e si distese al piano;e pur mostrava a le sembianze sued'esser di core indomito e di mano.Secondò l'altro, e per la groppa in giuerestò cadendo al suo caval lontano.Risorse il primo, e a quel de la rivieradisse con voce e con sembianza altera:        29- Guerrier, se tu non sei per via d'incantoprode con l'asta, or de l'arcion discendie con la spada che tu cigni a cantoa trarmi in cortesia d'inganno imprendi;e s'hai timor di non turbar fra tantola giostra, a tuo piacer pugna e contendi;pur ch'io ti provi un colpo o due col brando:ecco lo scudo e piú non t'addimando. -        30Rispose il cavalier de l'isoletta:- A dismontar sarei forse ubbligato,s'a combatter per odio o per vendettafossi venuto in questo campo armato.A giostrar venni e solo amor m'alletta,e 'l mio disegno a tutti ho palesato:sí ch'io non son tenuto a uscir di questa,per variar tenzone a tua richiesta.        31Ma perché non m'imputi a codardiail rifiutar la prova de la spada,lasciami terminar l'impresa mia,poi ti risponderò come t'aggrada.Lo scudo se 'l mi chiedi in cortesiaio lo ti lascierò; per altra stradanon ti pensar di ritenerlo, o ch'ioa tuo voler sia per cangiar desio. -        32- Il cangerai, soggiunse, al tuo dispetto, -l'altro guerrier, malvaggio incantatore. -E del tronco de l'asta in su l'elmettoferillo, e trasse a un tempo il brando fuore;tremò l'isola al colpo, e tremò il lettodel fiume, e sparve tosto ogni splendore;balenò il cielo, e con orrendo scoppios'aprí la terra e n'uscí un fumo doppio.        33Sfavillò il fumo; ed ecco immantenentedue tori uscir d'insolita figurache con occhi di foco e fiato ardenteparean seccare i fiori e la verdura.S'uniro i due guerrier, tratte repentele spade, e non mostrâr di ciò paura.Vengono i tori, e l'uno e l'altro campotrema de gli occhi al formidabil lampo.        34Il cavalier de l'isoletta s'eratratto in disparte a rimirar la guerra;come saetta, l'una e l'altra feracol biforcuto piè trita la terra.S'apre a l'arrivo lor la coppia altera;passa il corno incantato e non gli afferra;menano entrambi, e 'l taglio de la spadapar che su lana o molle piuma cada.        35Tornano i tori, e i cavalier rivoltison loro incontro e menano a la testa;lampeggiaron le fronti ove fur colti:ma l'impeto e 'l furor per ciò non resta:i cavalier su 'l corno a forza toltifur portati nel fiume a gran tempesta;restar gli scudi, e scritti i nomi loroPerinto e Periteo ne gli orli d'oro.        36Balzâr ne l'onda a precipizio i torico i cavalieri; e quivi uscîr di vista:si ravvivaro i soliti splendori,depose il ciel quella sembianza trista;l'isoletta cessò da' suoi tremori,lieta tornando come prima in vista;e 'l cavalier che ritirato s'era,tornò a mettersi in capo a la carriera.        37E nuova giostra in vano un pezzo attese,ch'ognuno era confuso e spaventato,fin che dal ponte un cavalier discesemaneggiando un corsier falbo doratoche la briglia d'argento e 'l ricco arneseavea d'oro trapunto e ricamato.Questi in pensier di cambiar lancia venne,e ne fe' inchiesta, e la richiesta ottenne.        38Diede il segno la tromba: e come vannoper gli campi de l'aria i lampi ardentich'a terra e cielo e mar dar luogo fannoe portano con lor grandine e venti;tal vannosi i guerrier, con l'aste c'hannoabbassate, a ferir gli elmi lucenti.Volâr le scheggie e le faville al cielo,né vi fu cor che non sentisse gielo.        39Cozzarono i destrier fronte con fronte;e quel del cavalier de l'isolettalasciò col suo signor l'altro in un monte,e via dritto passò come saetta.Tosto risorse il cavalier del pontebramando far del suo caval vendetta:e a nuova lancia il giostrator richiese,ed ei gli fu di ciò molto cortese.        40Venne un altro corsier di pel roano,e su montovvi il cavalier d'un salto;sospese il fren con la sinistra manoe con lo sprone il fe' guizzare in alto;e poiché si rimise in capo al pianolo sospinse di corso al fiero assalto:ma nell'incontro fu toccato a penache si trovò rovescio in su l'arena.        41Levossi e disse: - Ecco lo scudo mio,ch'or veggio che se' mago e incantatore,né teco vo' né col demonio riomettere in compromesso il mio valore:forse avverrà ch'ancor tu paghi il fioper altre mani, e con tuo poco onore,del mal acquisto; or qui ti resta intantocol diavolo, ch'eletto hai per tuo santo. -