Quid novi?

La Secchia Rapita 12-1


La Secchia Rapitadi Alessandro TassoniCANTO DUODECIMOARGOMENTOCessa la tregua, e la vittoria pende.Il papa in Lombardia manda un Legato.Sprangon su 'l ponte a guerreggiar discende,onde sospinto poi resta affogato.Sono rotti e Petroni entro le tende,e ammolliscono il cor duro ostinato.S'interpone il Legato a tanti mali;e si fa pace alfin con patti uguali.        1Le cose de la guerra andavan zoppe,i Bolognesi richiedean danarial papa, ed egli rispondeva coppe,e mandava indulgenze per gli altari.Ma Ezzelino i disegni gl'interroppecol soccorso che diede a gli avversari:allora egli lasciò di fare il sordo,e scrisse al Nunzio che trattasse accordo.        2Indi spedí Legato il Cardinalemesser Ottavian de gli Ubaldini,uomo ch'in zucca avea di molto saleed era amico a i Guelfi e a i Ghibellini;e gli diede la spada e 'l pastoraleche potesse co' fulmini divinie con l'armi d'Italia opporsi a cuirifiutasse la pace e i preghi sui.        3Fece il Legato subito partitacon bella corte e numerosa intorno.Ma la tregua fra tanto era finita,e a l'armi si tornò senza soggiorno.Facevano i guerrier su 'l ponte uscitaper guadagnarlo: e quivi notte e giornosi combattea con sí ostinato ardireche 'l fior de' cavalier v'ebbe a morire.        4Fra gli altri giorni quel di San Matteo,de l'uno e l'altro esercito avvocato,sí fieramente vi si combatteoche tutto 'l fiume in sangue era cangiato.Prove eccelse Perinto e Periteoferon col brando; ma da l'altro latominori non le fe' Renoppia bella,d'alto pugnando a colpi di quadrella.        5Su la torre vicina armata ascese,che fu di Sant'Ambrogio il campanile;e per compagne sue seco si preseCelinda e Semidea coppia gentile.Quivi l'arco fatal l'altera tese:e sdegnando ferir bersaglio vile,furon da lei le piú degne alme sciolte,e votò la faretra cinque volte.        6Paride Grassi e 'l cavalier Bianchinisu 'l ponte uccise e Alfeo degli Erculani;su la riva l'alfier de' Lambertini,Pompeo Marsigli e Cosimo Isolani;Lapo Bianchetti e Romulo Angelini,Gabrio Caprari e Barnaba Lignanigiú nel fondo trafisse, e due cognatiFulgerio Cospi e Lambertuccio Grati.        7A Petronio Sampier, ch'innanzi al pontefacea la strada a quei de la Crocetta,drizzò l'arco Celinda e ne la frontegli affisse la mortal fera saetta.Nel collo Semidea ferí BonconteBeccatelli, ch'uccisi in quella strettaavea Anton Borghi e Gemignan Colombo,e lo fece cader nel fiume a piombo.        8Fu Girolamo Preti anch'ei ferito,poeta degno d'immortali onoriche quindici anni in corte avea servitonel tempo che puzzar soleano i fiori.Col collare a lattughe era vestito,tutto di seta e d'òr di piú colori:ond'al primo apparir ch'ei fece in campo,Renoppia di sua man trasse a quel lampo.        9Tra 'l collo e le lattughe andò a ferire,e pelle pelle via passò lo strale.Ei si sentí la guancia impallidire,ché dubitò la piaga esser mortale.L'accortezza e 'l saver nocque a l'ardireche gli affissò la mente al proprio male,e in cambio di pensare a la vendetta,correre il fece a medicarsi in fretta.        10Ei nondimen scusandosi diceache pugnar con le dame era atto vile,ma pazzo ardir contra colei ch'aveala sua franchigia in cima a un campanile.In tanto da uno stral di Semideafu morto a piè del ponte Andrea Caprilech'avea quella mattina un frate ucciso:la balestra del ciel scocca improviso.        11E se non che la notte intorno ascosel'aurea luce del sol col nero manto,imprese vi seguían maravigliosech'avrebbon desti i primi cigni al canto.Taciute avria quell'armi sue pietoseil Tasso, e 'l Bracciolino il legno santo,il Marino il suo Adon lasciava in bando,e l'Ariosto di cantar d'Orlando.        12Giunto a Genova in tanto era il Legato;e 'l Nunzio da Bologna gli avea scrittoch'egli sarebbe ad incontrarlo andatoprima ch'ei fesse a Modana tragitto.Ma egli, ch'a lo studio avea imparatoche fa la maestà poco profittose le manca il poter, senza intervalloassoldando venía gente a cavallo.        13E 'l papa già co' Genovesi avead'un mezzo million fatto partito,talché sicuramente egli potearagunar soldatesca a suo appetito.Ma il trascorrer qua e là ch'egli faceail trasse fuor del camin dritto e trito,fin che con lunga ed onorata schieraegli arrivò ne' prati di Solera.        14Quivi stanco dal caldo e fastiditofermossi a l'ombra, e d'aspettar disposeil Nunzio, a cui già un messo avea speditoper intender da lui diverse cose.In tanto i servi suoi su 'l verde litovivande apparecchiâr laute e gustose,ed egli in fretta trattisi gli spronimangiò per compagnia cento bocconi.        15Mangiato ch'ebbe, sté sovra pensierorompendo certi stecchi di finocchi;indi venner le carte e 'l tavoliero,e trasse una manciata di baiocchi,e Pietro Bardi e Monsignor del Nerosi misero a giucar seco a tarocchi;e 'l conte d'Elci e Monsignor Bandinogiucarono in disparte a sbarraglino.        16Poi ch'ebbero giucato un'ora e mezzolevossi, e que' prelati a sé chiamando,con gusto andò con lor cacciando un pezzoi grilli che per l'erba ivan saltando.Cosí l'ore ingannava, e al fresco orezzola venuta del Nunzio attendea; quandodi persone e di bestie ecco un drappelloguastò la caccia ch'era in su 'l piú bello.        17Eran questi una man d'ambasciatorida Modana mandati ad invitarlocon muli e carri e cocchi e servidorie molta nobiltà per onorarlo;ben ch'avesse Innocenzio e i decessoridata lor poca occasion di farlo,essendo i Modanesi a quella corteesclusi da ogni onor d'infima sorte;        18non perché avesse alcun mai tradimentousato nel servir la Santa Sede,ma perché avean con lungo esperimentoa Cesare serbata ottima fede.Quel che dovea servir d'incitamentoper onorar di nobile mercedela costanza e 'l valor, servía d'ordignoper accendere i cor d'odio maligno.        19Or al Legato que' signor portarorinfrescamenti di diverse sorte,di trebbian perfettissimo un quartaro,e in sei canestre ventiquattro torte,e una misura, che tenea un caldaro,di sughi d'uva non piú visti in corte,e per cosa curiosa e primaticciaquarantacinque libre di salciccia.        20Ringraziolli il Legato, e que' regalidividendo fra' suoi l'invito tenne;e fra tanto col feltro e gli stivaliil Nunzio per la posta sopravenne;e informandol di tutti i principalimotivi, seco a la città se 'n venne:la qual s'affaticò con ogni onoredi trarre il papa del passato errore.        21Si rinovò la tregua, e ad incontrarlouscí de la città tutto il Consiglio,e fin le dame uscir per onorarlofuor de la porta inverso il fiume un miglio.Preparossi il castel per alloggiarlocon paramenti di tabbí vermiglio:corsesi un palio, e fessi una barriera,e in maschera s'andò mattina e sera.        22Il Nunzio ragunar fece il Senatone la sala maggiore il dí seguente,dove con pompa grande entrò il Legatobenedicendo nel passar la gente.Sotto un gran baldacchino di broccatostava la sedia sua molto eminente;e quindi ei cominciò, grave e severoa parlare a quei vecchi dal braghiero:        23- Il papa, ch'è signor de l'universoe del gregge di Dio padre e pastore,veduto fra le cure ov'egli è immersod'una favilla uscir cotanto ardore,al ben comun da quel desio conversoche spira e muove in lui l'eterno amore,pace vi manda; o vi dinunzia guerra,se voi la ricusate, in cielo e in terra.        24Quello che io dico a voi, dico al nemicovostro, ché 'l papa a tutti è giusto Padre:e se ben voi per retto e per oblicofoste sempre ribelli a la gran Madre,e novamente a l'empio Federicocongiunti avete e gli animi e le squadre;non vuol però che d'alcun vostro gestos'abbia memoria o sentimento in questo.        25E mi manda a trattar pace fra voicon patti uguali; e mi comanda ch'ioin armi debba aver fra un mese o doidieci mila cavalli al voler mioper rintuzzar chi fia ritroso a i suoisanti disegni, al suo voler restio:e a Genova i contanti hammi rimesso,e trenta compagnie già son qui appresso:        26e promette di darmi il re di Franciadodici mila fanti infra due mesi,sí che 'l fondarsi in altro aiuto è ciancia.Né piú sia detto a voi che a i Bolognesi.Il Papa sa che a correr questa lanciai danari di Dio fien meglio spesich'in erger torri e marmi in sua memoriad'armi e nomi scolpir, fumi di gloria. -        27Era capo di banca allor per sorteun Giacopo Mirandola, uom feroce,nemico aperto a la romana corte,turbulento di cor, pronto di voce.Questi volgendo a le ragioni accortedel romano Legato il dir veloce,con quella autorità ch'avuta avea,cosí parlò dal luogo ove sedea:        28- Il papa è papa e noi siam poveretti,nati, cred'io, per non aver che mali;e però siam da lui cosí neglettie al popol fariseo tenuti eguali.Se per tiepidità noi siam sospetti,per diffidenza voi ci fate tali;ma se per troppo ardor, che possiam direse non che 'l vostro giel nol può soffrire?        29Fra i divoti di Dio noi siamo soliche non godiam di quel ch'a gli altri avanza,né possiamo ottener come figliolinel paterno retaggio almen speranza.vengono genti da gli estremi polie trovano appo voi felice stanza:noi soli siam da gli avversari nostriper esempio di scherno a dito mostri.        30Se in lupi si trasformano i pastori,gli agnelli diverran cani arrabbiati:che fra gli oltraggi quei sono i peggioriche ci fanno color ch'abbiamo amati.Ma da noi Federico armi ed onoriperò ch'in libertà ci ha conservati:egli tratta con noi con cor sincero,e noi serbiamo fede al sacro Impero.        31Né deve minor lode esser a nui,il conservar la libertade antica,ch'a gli altri l'occupar gli stati altruie la fede ingannar di gente amica.Questo dico a chi tocca e non a vui,che se 'l papa si studia e s'affaticadi porne in pace con paterno zelo,ne debbiamo levar le mani al cielo;        32quantunque non rispondano a le provequel terzo ch'ei mandò di Perugini,e questo monsignor che fa da Gioveco i fulmini ch'avventa a i Ghibellini;però s'amor, se carità lo muove,se lo spirto di Dio spira i suoi fini,deh cessi il mal influsso a questa terra,e faccia il Papa a gl'infedeli guerra:        33ché noi siam pronti a riverire i suoisanti pensieri e far ciò ch'egli impone,e a por liberamente in mano a voiogn'arbitrio di pace, ogni ragione.L'onore intatto resti, e sia di noiquel che v'aggrada, acciò ch'al paragonepiú non abbiamo a rassembrar bastarditra i vostri figli a gli altrui biechi sguardi.        34Ché quell'armi ch'or voi depor ci fate,se verrà tempo mai ch'uopo ne sia,se verrà tempo mai che le chiamiateo in Mauritania o a i regni di Soria,vi seguiran nel mar fra l'onde irate,vi seguiran per solitaria via,saran le prime a disgombrarvi i passi,onde a la gloria e a la salute vassi. -        35Qui il Mirandola tacque, e 'l concistorotutto levossi a gridar - Pace, pace. -- E pace sia, rispose a un tempo loroil discreto pastor, s'ella vi piace,per me non fia che di sí bel tesoroquesta vostra città resti incapace:né i Tedeschi, cred'io, l'impediranno,ch'omai confusi e mal condotti stanno.        36E 'l papa contra lor mosse in battaglia,non contra voi, la gente perugina,se non era con voi questa canaglia,egli impedita avría tanta ruina.Or ha segnata Dio giusta la tagliae versata ha su 'l mal la medicina.Siate voi piú devoti e men bizzarri,e camminate per la via de' carri. -        37Col fin de le parole in piè levatouscí dov'eran dame e cavalieri:poi fe' chiamare i primi del senato,e consultò con loro i suoi pensieri.In Modana due dí stette il Legatofra giostre e feste e musiche e piaceri:il terzo se n'andò verso Bolognaper dar l'ultimo unguento a tanta rogna.        38Gli donò la città trenta rotelle,e una cassa di maschere bellissime,e due some di pere garavelle,e cinquanta spongate perfettissime,e cento salcicciotti e due cupelledi mostarda di Carpi isquisitissime,e due ciarabottane d'arcipresso,e trenta libre di tartufi appresso.        39Fu da mille cavalli accompagnatoda la città fino a i vicini lidi,dove trovò l'esercito schieratoche 'l ricevé con suon di trombe e gridi.Il ponte e la riviera indi passato,da i Bolognesi e loro amici fidifu ricevuto, e circa le vent'oregiunse a la lor città con grande onore.