Quid novi?

Le mesate


Le mesateLevateve de qui... stateve zitta,è cosa d'addannaccese a pensacce:n'avrò girate cento de casacce,che nun m'arreggio più nemmanco dritta.Eppoi che ve credete de trovacce?So' scatole, bucetti, è vero Titta?sapete quant'è mejo 'na soffittade 'st'antre catapecchie e capannacce! ...lndove ce pagavio dieci scudia l'anno, adesso li pagate ar mese:ce vanno propio vede' gnudi e crudi!E chi se move più da la Pedacchia?eppoi 'sto sgommerà so' sempre spese.Ahibbò, arifermo er bucio de sor Tacchia .Giggi Zanazzo4 marzo 1880.Via della Pedacchia nelle vicinanze del Campidoglio scomparve con l'erezione del monumento a Vittorio Emanuele Il, nei primi anni del Novecento. Il conte Adriano Bennicelli, morto nel 1925, soprannominato il conte Tacchia a ricordo dei suoi avi falegnami, fu personagio eccentrico della Roma a cavallo tra l'Otto e il Novecento. Era solito guidare magistralmente per le strade più strette delle città sei cavalli a pariglia, lanciando pesanti ingiurie romanesche a chi non si scanzava a tempo o tentava di canzonarlo. Fu proprietario d'un gran numero di case per abitazione. La sua figura è rievocata fra altre in un saporito elzeviro di Arnaldo Fratelli.