Quid novi?

Rime d'amore 01


Rime d'amore di Gaspara StampaIVoi, ch'ascoltate in queste meste rime,in questi mesti, in questi oscuri accentiil suon degli amorosi miei lamentie de le pene mie tra l'altre prime,ove fia chi valor apprezzi e stime,gloria, non che perdon, de' miei lamentispero trovar fra le ben nate genti,poi che la lor cagione è sì sublime.E spero ancor che debba dir qualcuna:- Felicissima lei, da che sostenneper sì chiara cagion danno sì chiaro!Deh, perché tant'amor, tanta fortunaper sì nobil signor a me non venne,ch'anch'io n'andrei con tanta donna a paro?IIEra vicino il dì che 'l Creatore,che ne l'altezza sua potea restarsi,in forma umana venne a dimostrarsi,dal ventre virginal uscendo fore,quando degnò l'illustre mio signore,per cui ho tanti poi lamenti sparsi,potendo in luogo più alto annidarsi,farsi nido e ricetto del mio core.Ond'io sì rara e sì alta venturaaccolsi lieta; e duolmi sol che tardimi fe' degna di lei l'eterna cura.Da indi in qua pensieri e speme e sguardivolsi a lui tutti, fuor d'ogni misurachiaro e gentil, quanto 'l sol giri e guardi.IIISe di rozzo pastor di gregge e folleil giogo ascreo fe' diventar poetalui, che poi salse a sì lodata meta,che quasi a tutti gli altri fama tolle,che meraviglia fia s'alza ed estolleme bassa e vile a scriver tanta pièta,quel che può più che studio e che pianeta,il mio verde, pregiato ed alto colle?La cui sacra, onorata e fatal ombradal mio cor, quasi sùbita tempesta,ogni ignoranza, ogni bassezza sgombra.Questa da basso luogo m'erge, e questami rinova lo stil, la vena adombra;tanta virtù nell'alma ognor mi desta!Gaspara StampaIl sonetto numero 4 della raccolta delle Rime di Gaspara Stampa ("Quando fu prima il mio signor concetto") è stato già da me pubblicato in questo post.