Quid novi?

L'addio di Lord Byron...


L'addio di Lord Byron all'ItaliaAlfin partia. Chi del crudel momentoPuò narrar le memorie ed il dolore,E ciò che disse ai monti, all'acque, al ventoDi quella terra ove lasciava il core?Oh come quel dolcissimo lamentoFu travolto per ira o per livore!Qual menzognero addio sulle divineLabbra pose un Francese, un Lamartine?Taci! L'italo amor del mio Britanno,Gl'itali sensi, oh male, oh mal comprendi:Non all'Italia no; ma frutterannoOnta infame a te stesso i vilipendi.Italia morta? e innanzi a te non stannoAncor vivi, temuti, ancor tremendiUgo, Alfieri, Canova' e presso a questiSì magnanimi Eroi, dinne, che resti? -Quella terra, quel ciel che l'innamora,Pien di mille pensier, di mille affetti,Giorgio saluta dalla mesta proraCoi sospiri, coll'anima, coi detti:Chi non sogna di te? chi non t'adora,O bella Patria d' animosi petti,Bella Patria dell'arti! il viver mioTu che allegrar potesti, Italia, addio.Italia! Italia! com'è dolce il suonoDella celeste armonica favella!Nel ciel, nelle odorate aure, nel donoD' ogni cosa gentil, come sei bella !Di foco è l'alma dei gagliardi, sonoDi foco gli occhi d' ogni tua donzella;E da quegli occhi, da quell'alme anch'ioSe il bel foco ritrassi, Italia, addio.Ahi ! per le sette cime e per le valliDei famosi che avean la terra doma,Più non s'urtan guerrieri, armi, cavalli,Più non suona il trionfo Italia e Roma;Nè più s'avventa ai minacciosi Galli,Sanguinoso gli artigli, irto la chioma,Il gran Leon di Marco, e steso e mutoAnco abborre l'Eroe che l' ha venduto.Venduto! ahi rabbia! qual vergogna è questa,Qual crudo patto, quale iniquo orgoglio !L'italo sangue avrai sulla tua testaO snaturato nell' infame scoglio.Tu le piaghe sanar d'Italia mesta,Tu rialzar dovevi il Campidoglio,Tu di Cammillo erede, il brando e il sennoVendesti ai figli che scendean di Brenno.Fioria d'ogni virtù, d'ogni divinaArte di pace questo suol fioria,E il tuo brando recò fatal ruina,E libertà peggior di tirannia.Oh bugiardi Licurghi! oh Cisalpina,Oh congrega di ladri, oh peste ria!Fu per l'italo suol, fu crudo ingannoSe Marengo vincesti e l' Alemanno.Com' aquila fra i nembi, o come lampoTerribil passa, egli passò l'invitto;E copre mesto, solitario campoIl terror dell' Italia e dell' Egitto.Io, benché tutto alla memoria avvampoDi tanto Eroe, di sì fatal conflitto,Io fremo, e dico: se vittoria il guida,La comprò col delitto il parricida !Oh perdona all' ingrato! oh alfin riposaDopo tanto dolor, tanto contrasto,E a più bei studi intenta, o Generosa,Spregia l'armi crudeli e spregia il fasto:Teco, Madre d'Eroi, teco avrò posaIo che a soffrir la vita, ohimè ! non basto.Ritornerò più grande; il cener mioQui dormirà compianto: Italia, addio.Deh posa, posa: troppo dolce e santoÈ d'una pace desiata il raggio;Ma pace bella d'ogni nobil vanto,Non ozio d'infingarde alme retaggio.Divina Italia! con che amaro piantoVado altrove a cercar lodi al coraggio;Pur Grecia sogno, e mi vi chiama un Dio...Addio, Patria mia vera, Italia addio.Giuseppina Turrisi-ColonnaTrata da: Poesie di Giuseppina Turrisi-Colonna, a c. di F. Guardione, Firenze, Le Monnier, 1915.Giuseppina Turrisi-Colonna, nata a Palermo nel 1822, morì giovanissima il 17 febbraro 1848. La Turrisi-Colonna fu una delle principali poetesse italiane del Risorgimento -unitamente alla napoletana Giuseppa Guacci Nobile, con la quale intrattenne una interessante corrispondenza- e sintomatico in tale ottica è il titolo delle sue principali poesie:  "Alle donne siciliane", "Alla Patria" (intendendosi per essa la Sicilia) e, nuovamente, "Alla Patria", stavolta con riferimento all' Italia, ancora di là da venire.