Quid novi?

Rime d'amore 04


Rime d'amore di Gaspara StampaXVISì come provo ognor novi diletti,ne l'amor mio, e gioie non usate,e veggio in quell'angelica beltatesempre novi miracoli ed effetti,così vorrei aver concetti e dettie parole a tant'opra appropriate,sì che fosser da me scritte e cantate,e fatte cónte a mille alti intelletti.Et udissero l'altre che verrannocon quanta invidia lor sia gita alterade l'amoroso mio felice danno;e vedesse anche la mia gloria veraquanta i begli occhi suoi luce e forza hannodi far beata altrui, benché si pèra.XVIIIo non v'invidio punto, angeli santi,le vostre tante glorie e tanti beni,e que' disir di ciò che braman pieni,stando voi sempre a l'alto Sire avanti;perché i diletti miei son tali e tanti,che non posson capire in cor terreni,mentr'ho davanti i lumi almi e sereni,di cui conven che sempre scriva e canti.E come in ciel gran refrigerio e vitadal volto Suo solete voi fruire,tal io qua giù da la beltà infinita.In questo sol vincete il mio gioire,che la vostra è eterna e stabilita,e la mia gloria può tosto finire.XVIIIQuando i' veggio apparir il mio bel raggio,parmi veder il sol, quand'esce fòra;quando fa meco poi dolce dimora,assembra il sol che faccia suo viaggio.E tanta nel cor gioia e vigor aggio,tanta ne mostro nel sembiante allora,quanto l'erba, che pinge il sol ancoraa mezzo giorno nel più vago maggio.Quando poi parte il mio sol finalmente,parmi l'altro veder, che scoloritalasci la terra andando in occidente.Ma l'altro torna, e rende luce e vita;e del mio chiaro e lucido orienteè 'l tornar dubbio e certa la partita. XIXCome chi mira in ciel fisso le stelle,sempre qualcuna nova ve ne scorge,che, non più vista pria, fra tanti sorgechiari lumi del mondo, alme fiammelle;mirando fisso l'alte doti e bellevostre, signor, di qualcuna s'accorgel'occhio mio nova, che materia porge,onde di lei si scriva e si favelle.Ma, sì come non può gli occhi del cielotutti, perch'occhio vegga, raccontarelingua mortal e chiusa in uman velo,io posso ben i vostri onor mirare,ma la più parte d'essi ascondo e celo,perché la lingua a l'opra non è pare.XXIl bel, che fuor per gli occhi appare, e 'l vagodel mio signor e del suo dolce viso,è tanto e tal, che fa restar conquisoognun che 'l mira, di gran lunga, e pago.Ma, se qual è un cervier occhio e mago,potesse altri mirar intento e fisoquel che fuor non si mostra, un paradisodi meraviglie vi vedrebbe, un lago.E le donne non pur, ma gli animali,l'erbe, le piante, l'onde, i venti e i sassifarian arder d'amor gli occhi fatali.Quest'una grazia agli occhi miei sol dessiin guiderdon di tanti e tanti mali,per onde a tanto ben poggiando vassi.Gaspara Stampa