Quid novi?

Fatto vero


Fatto veroDI UN GIOVANE PITTORE DI BUONI COSTUMICHE PER DISPIACERI AMOROSI E PER L'ESPOSIZIONESI SUICIDA BARBARAMENTE CON LE SUE PROPRIE MANIV'era un giovin di buona famigliaIl quale, Peppino nomatoChe all'età di vent'anni arrivatoSi decise di fare il pittor!La famiglia sua propria e i parentiGli dicevano no ad ogni costo;Ma Peppino fuggì di nascosto,Per studiare soletto da sé.Era il tempo dell'anno passatoQuando v'era la gran discussioneSul palazzo dell'esposizioneChe a Novembre s'aveva d'aprir.Ma che invece per molte ragioniE anche più, perchè ancora quel sitoA Novembre non era finito,Si decise di andare più in là.E Peppino pensando al suo QuadroCh'è la morte del Conte UgolinoLo dipinse e al suo proprio destinoLo mandava all'esposizion!Ma in quel tempo s'infiamma d'amoreD'una vaga, gentil damigella,Che faceva il mestier di modellaE la volse per forza sposar!Da principio fu sempre fedeleA Peppino la vaga sua sposa,Ma più tardi poi fu un'altra cosa;Sciagurata! Lo volle tradir.Chè di lui un amico sincero,Che fu poi un gran traditore.Pria gli tolse la pace e l'onorePoi fu causa di gran crudeltà.Ma intanto si apre il palazzoCon le opere all'esposizione,Interviene la gran commissioneCon i corpi dell'Autorità.E la morte del Conte UgolinoVien da tutti i giornali lodato,Il gran premio gli vien decretato,Ma nessuno lo vole comprar!Ma la sera che stava al quint'ordineDell'Apollo, nel mese passato,Col biglietto d'onor d'invitato,Viene e bussa il suo fido portier!Egli reca un tremendo dispaccioDove lui vi ci rompe il sigillo.Cade in terra facendo uno strillo,Che anche i sassi ne senton pietà.Quando s'alza che torna in sé stessoCorre a casa e ritrova la moglieChe gridando fra orribili doglieDi due figli lo fa genitor!Lui li prende e li guarda i visettiE li vede che sono il ritrattoDi colui che compiva il misfattoDi quel vile del suo traditor!E fu allora che ai gran dispiaceriDel suo quadro, nonché la consorteLui decide di darsi la morteSuicidando se stesso da sé.E impugnato un tubetto di biacca,Lo sorbiva piangendo, il tapino!Ed in braccio del suo manichinoLui moriva fra grandi dolor!Da questa storia imparino,Per non passar de' guaiA non scherzar giammaiCon l'arte del pittoriCesare PascarellaDa: Il Manichino, pag. 117