Quid novi?

Giovanna Caracciola


Le note biografiche sono tratte dal sito Donne in Arcadia.Caracciolo (Caraccioli) GiovannaNome arcadico: Nosside Ecalia (Eccalia)Colonia: Arcadia, Roma, dal 1696 Dati biografici tratti da NATALI 1936, p. 163: "Giovanna Caracciolo (1651-1715), coltivò, oltre la poesia, la storia e la filosofia."Principessa di Santo Buono, da Napoli. BERGALLI 1726, nell'indice, annota: "Giovanna Caracciolo nacque in Napoli di D. Giuseppe Caracciolo Principe della Torrella e di Donna Costanza di Capua, e non che nella Poesia, fu versata nelle filosofiche materie, e nella Storia Sacra, e profana; ebbe in marito D. Marino Caracciolo Principe di Santobuono, venne annoverata in molte Accademie, fra gli Arcadi col nome di Nosside Eccalia. In età d'anni 64 del 1715 lasciò di vivere nella Città di Roma."Destinataria dell'opera di Apostolo ZENO, "Statira, dramma per musica da rappresentarsi nel Teatro Tron di S. Cassano il carnovale dell'anno 1705", In Venetia, Appresso Marino Rossetti. In Merceria all'Insegna della Pace, 1705, 60 pp. [dedicato alla nobilissima eccellenza di D. Giovanna Caraccioli [principessa di Santo-Buono; musica: Gasparini, F.; libretto: Zeno, A. e Pariati, P.].Riporto anche qui di seguito cinque dei dieci suoi sonetti da me conosciutiI.Or, che scioglier degg'io mio rozzo cantotra vaghe ninfe, e nobili pastori,ond'ha l'Arcadia mia fregi, ed onori;ben di giusta vergogna il volto ammanto.Che roca voce mal risuona a cantoa nobil suon di cigni almi e canori:degni de' più superbi, e verdi allori,che 'n riva crebber mai d'Arno, o di Mantoma tu, Febo, che in Pindo a parte a parterischiari, e tergi ogni più oscuro stile,ov'aprì il lume di tua nobil arte.Tu muovi. e reggi il mio dir tardo umile,perché nell'altre età chiaro, e 'n disparte,passi il mio nome, e non negletto, e vile.Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 19II.Tempo già fu, che di mia vita l'oregodei tranquilla con egual diletto,senza mai trar sospir di questo petto,ne degli occhi versare il pianto fuore.Non turbava i miei sogni ombra d'orrore:d'ira, o di sdegno non provava affetto:così, mentre fu Amor da me negletto,felice corsi di mia etade il fiore.Or non più in gioia, ma di pena in penapassa il mio viver tristo, ond'omai caggiosotto il gran fascio de' miei duri danni.Così scorgi a diletto, e trai d'affanni,Amore, e questo pregio ha 'l mio servaggio?E nel tuo regno il piè distesi appena.Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 20III.Torna, misero cuore, in questo seno,riedi all'antico tuo fido soggiorno,ove, se non avrai giorno sereno,sarai sicuro almen da inganno e scorno.Fuggi l'aspra prigion, fuggi il venenodi quel petto crudel, di frodi adorno:e, se 'l dolor ti sforza a venir meno,morrai sì ben, ma senza lacci intorno.Vieni, ch'al tuo gran mal daranno aitaSdegno, Ragione, e non men forse Amore,a cui punir convien la fè tradita.Lascia ancor la memoria a te gradita,o t'appresenti sol forme d'orrore,onde senza più amar ti serbi in vita.Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 365; Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 20IV.Occhi, il Sol vostro a voi non dà più lume,non vi rischiara più, più non v'accende:per altri, non per voi, fervido splende,e vuol, che fredda notte a voi consume.Tempo già fu (ma fu quasi un barlume)che di voi si compiacque, or se n'offende:rigido un picciol raggio or vi contende,cangiato affatto il suo dolce costume.Ma non v'attristi già la sua incostanza:seguitel pur, quasi Elitropj: e 'n voisia 'l pregio dell'amar fuor di speranza.Così ne' vostri orror direte poi,pascendo il bel desir di rimembranza:pur l'adoriam, se non aggiorna a noi.Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 365; Bergalli, 1726, parte II, pag. 174; Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 21V.In morte della Sig. Duchessa di Medina Celi, Madre del Sig. Vicerè di Napoli.Non fu di morte lo spietato strale,ch'al mondo tolse la bell'alma altera:dolce sonno la trasse all'alta sfera,a goder colassù gloria immortale.S'ella appena vestìo manto mortale, d'ogni pondo terren sciolta, e leggiera,e tutta accesa di se pura, e vera,pur sempre visse a se medesma eguale;mal potea d'empia Parca il crudo telomuover ver lei in aspra usata forma,e addurre oltraggio in così nobil velo.Di virtù seguìo sempre i passi, e l'orma,ond'io poggiando con sue scorte al Cielopassa la regal donna,e par, che dorma.Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 367; Bergalli, 1726, parte II, pag. 174; Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 21