Quid novi?

Sonetti di Agostino Gobbi 4-7


Sonetti di Agostino GobbiTratti da "Scelta di sonetti e canzoni de' più eccellenti rimatori d'ogni secolo" di Agostino Gobbi, aggiornato da Eustachio Manfredi, Volume 4, 1^ edizione, Bologna 1711, per Costantino Pisarri, sotto le Scuole. Il frontespizio del volume reca il seguente titolo: Rime d'alcuni illustri autori viventi aggiunte alla terza parte della Scelta d'Agostino Gobbi.4. pag. 9Costei, che dolcemente i cori ancide,E tutto, ove che passi, ad arder moveCon quelle altere sue leggiadre, e noveForma, cui pari il Mondo altre non vide;Qualora o dolce parla, o dolce ride,Cotanta e tal dolcezza al cor mi piove,Che l'alma da me parte, e và la doveAltrui sua gloria il sommo Ben divide.Ed ivi intorno gira, e cose vedeVeramente celesti; ivi d'appressoNel bel si specchia, onde ogni bel procede.S'indi poi parta, ed a me torni, io spessoNol sò; sò ben che mira, o mirar credeNel costei volto di quel lume istesso.5. pag. 9Chi è costui, che col possente, e forteSuo braccio impugna sanguinosa face,Tal che, mentre la scuote, il Mondo sface,Ne di fuggir sue mani alcuno ha in sorte?Chi è costui, che fra le sue ritortetien la bella pietà, la cara pace,E carco di Trofei, con piede audaceVa pel suo regno in compagnia di morte?Chi è costui, che dispietato, e fieroDietro al carro si tira Uomini, e Dei,E il Mondo empie di stragi, e di terrore?Questi è colui, che il vulgo chiama amore,Colui, che sì temuto, e grande fero,Donna, la tua fierezza, e i pianti miei.6. pag. 10Ninfe, che per fiorite, ombrose valliScherzando gite, e a passi or presti, e or lentiMenate intorno a l'acque lor correntiCari, leggiadri, ed amorosi balli.Solinghi augei, che ne' più verdi calliUdir vi fate in sì dolci concenti,Ora frenando il volo a i freschi venti,Ed orail corso a i liquidi cristalli.Chiari fonti, erti colli, e piagge apriche,Che fate il loco così bello, e adorno,Mille spargendo odor per l'aure amiche;Or che lunge da voi faccio soggiorno,Trovo le stelle a' miei desir nemiche,Men bello il Sole, e men sereno il giorno.7. pag. 10Angel dal Cielo in terren manto avvoltoScese a Maria l'aer fendendo, e i venti,E d'un Dio le svelò le brame ardenti,D'esser di lei nel puro grembo accolto.Al vago aspetto, cui ritrarre è toltoCon mortal lingua, a i santi rai lucenti,E al nuovo suon di que' divini accentiTinse Maria d'un bel rossore il volto.E nel pensier sospesa accolse al corele sue virtudi, e al suol chinò le ciglia,Macchiar temendo il Virginal candore.Oh gran Virtù, cui nulla altra somiglia!Oh eccelsa, inclita Donna! Oh bel timore,Come m'avete pien di maraviglia!