Quid novi?

Sonetti di Agostino Lega


Sonetti di Agostino LegaTratti da "Scelta di sonetti e canzoni de' più eccellenti rimatori d'ogni secolo" di Agostino Gobbi, aggiornato da Eustachio Manfredi, Volume 4, 1^ edizione, Bologna 1711, per Costantino Pisarri, sotto le Scuole. Il frontespizio del volume reca il seguente titolo: Rime d'alcuni illustri autori viventi aggiunte alla terza parte della Scelta d'Agostino Gobbi.1. pag. 13Quando Morte, Signor, voi vide e in voiL'anima grande, ove pietà risiede,E i pregi alti, che il Ciel largo vi diede,Perché fede di lui feste fra noi;Sospese il negro Arco fatale, e i duoiOcchi omicidi, come suol chi vedeCosa, cui grande già per fama crede,Ma del grido maggior trova esser poi.E allor ben vide, ch'ella indarno al varcoV'attese, e che in van sempre usar si sforzaContro virtute il formidabil'arco.Ne ardì più contro voi mover sua forza,Che voi veggendo di virtù sì carcoSembrolle anco immortal la vostra scorza.2. pag. 13Se mai, Fillide, giungo a quell'etate,In cui per tuo cordoglio e mio contentoVeggia estinto in me amore, in te beltate,E i capei d'oro fin farsi d'argento;Ecco, vuò dirti, l'alme guance ornateDegli amanti Pastor pena, e tormento,Che più desse non son, dal bel cangiate,Che in lor vedesti in cento rivi, e cento.La fonte, il fiume in van fuggendo vai,Per non mirar di tua beltà lo scempio,E la fronte rugosa, e i foschi rai;Ch'io vò seguirti, e vò mostrarti a ogn'empioCor d'aspra Ninfa, se vi fosse mai,Delle beltà superbe infausto esempio.3. pag. 14Alme, cui stringe Amor fra' nodi suoiCui s'alzan mille intorno applausi e gridi,O qual chiudesi in voi luce, che voiFà chiare, e chiari questi nostri lidi!Spirano un non so che di grande i duoiOcchi 'ambo, e di lor par ch'ogn'un gridi:Mirate in noi, che cosa è amore, in noi,Che siam quaggiù di bell'esempio a i fidi.Amor vi guarda, e ride, e seco intantoGode, e superbo và in sua vittoria,E stupisce fra se di poter tanto.Ne sà membrar fra mille, ond'ei si gloria,Eccelsi, incliti vanti un simil vanto,Ne fra mille altre glorie una tal gloria.4. pag. 14Le crespe chiome, il piè, ch'ovunque tocchiFà nascer fiori, il bel giovenil fianco,L'onesto volto, il balenar degli occhiSoavemente tra 'l bel nero, e 'l bianco,La gentil mano, presso cui vien mancoCandor di neve, che per l'aer fiocchi,Le labbra altrove non più viste unquanco,Donde par, che ridendo, il mel trabocchi;Han me da me diviso, e unito a quella,Ch'or ne' tronchi, or ne' sassi agli occhi mieiAmor dipinge ogn'or più altera, e bella,E m'han ridotto a tal verso costei,Ch'io mai non parlo, che non parli d'ella,Ne pensar posso, che non pensi a lei.