Quid novi?

Il Malmantile racquistato 02-4


"Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)SECONDO CANTARE63Ed io, ch'ebbi mai sempre un tale scopoD'accarezzar ognun, benchè nimico,Come la gatta quando ha preso il topo,Che, sebbene è tra lor quell'odio antico,Scherza con esso alquanto, e poco dopoTe lo sgranocchia come un beccafico;Così, perchè più a filo tu mi metta (273),Voglio far io, e poi darti la stretta.64Così spogliollo tutto ignudo nato:E veduto ch'egli era una segrenna (274),Idest asciutto e ben condizionato (275),Snello, lesto e leggier come una penna;Lo racchiuse, e lo tenne soggiornato (276)Perch'ei facesse un po' miglior cotenna;Perocchè a guisa poi di mettiloro (277)Voleva dar di zanna al suo lavoro.65Amadigi, che andava per diportoDue volte il giorno almeno a rivedereLa fonte e la mortella che nell'ortoLasciò Florian per tante sue preghiere;Trovato il cesto spelacchiato e smorto,E l'acque basse, puzzolenti e nere,Qui, dice, fratel mio, noi siam sul curro (278)D'andare a far un ballo (279) in campo azzurro.66E piangendo diceva: o tato mio,Se tu muori (che ver sarà pur troppo),S'ha dire anche di me, te lo dich'io,Itibus, come disse Prete Pioppo.Così, senza dir pure al padre addio,Monta sovra un cavallo, e di galoppoUscì d'Ugnano, molto bene armato:E seco un cane alano avea, fatato.67E cavalcando colla guida e scortaDel suo fedele ed incantato alano,Che innanzi gli facea per la più cortaLa strada per lo monte e per lo piano;A Campi giunse, dove sulla portaLa morte si leggea di Florïano:Chè, perchè fu creduta da ognuno,Era la corte e tutto Campi a bruno.68L'apparir d'Amadigi agli abitantiRaddolcì l'agro de' lor mesti visi,Che, per la somiglianza, a tutti quantiParve il lor re creduto a' Campi Elisi;Perciò, per buscar mance e paraguanti,Andaron molti a darne al re gli avvisi,Altri alla figlia: ed ambi a questi taliPerciò promesser mille bei regali.69Doralice, brillando a tai novelle,A rinfronzirsi andossene allo specchio;Si messe il grembiul bianco e le pianelle,Il vezzo al collo e i ciondoli all'orecchio:E non potendo star più nella pelle,Saltò fuor di palazzo innanzi al vecchio;Ed incontro correndo al suo cognato:Ecco Florian, dicea, risuscitato.70Noi vi facevam morto: o giudicateSe la carota ci era stata fitta!Pur noi ci rallegriam, che voi tornateA consolar la vostra gente afflitta.Domandar non occorre come state,Perchè vo' avete buona soprascritta:E siete grasso e tondo come un porco,Per le carezze fattevi dall'Orco.71M'immagino così; perch'io non v'ero:Tu sai com'ella andò, che fosti in caso:So ben che mi dirai che non fu vero;Ma la bugia ti corre su pel naso.Or basta: tu ritorni sano e intero,(Chè a pezzi tu dovevi esser rimaso)Per la Dio grazia, e sua particolare,Perchè te l'ha voluta risparmiare.72Dunque, s'ei fa così, gli è necessarioCh'ei non sia là quel furbo che un lo tiene;Anzi tutto il rovescio ed il contrario,Mentre egli tratta i forestier sì bene.Ed io, che già l'avea sul calendario (280),Gli voglio, in quanto a me, tutto il mio bene,Perch'ei non t'ingoiò; sebben da un latoTi stava bene, avendolo cercato.73Così nel mezzo a tutta la pancaccia (281),Ch'è quivi corsa e forma un giro tondo,La sua caponeria gli butta in faccia,E quel ch'ei ne cavò po' poi in quel fondo:Giacchè, diceva, coll'andare a cacciaA dispetto di tutto quanto il mondo,Cavasti, senza fare alcun guadagno (282),Due occhi a te, per trarne uno al compagno.74Mio padre te lo disse fuor de' denti,Ed io pur te lo dissi a buona cera (283),Non una volta, ma diciotto o venti,Che l'Orco ti faria qualche billera (284);Ma tu volesti fare agli scredenti (285),Perchè te ne struggei come la cera:E quasi un rischio tal fosse una lappola (286),Volesti andarvi, e desti nella trappola.75Amadigi alla donna mai rispose,E fece il sordo ad ogni suo quesito;Ma sibbene attingea da queste coseQuanto a Florian poteva esser seguito:E venne immaginandosi, e s'appose,Che ella fosse sua moglie, ei suo marito:E ch'egli, essendo tutto lui maniato (287),Fosse pel suo fratel da ognun cambiato.76Ma perch'ei non credea veder mai l'oraD'avere il suo fratello a salvamento,Dà un ganghero (288) a tutti, e torna fuoraDietro al suo can, veloce come il vento:Ned era un trar di mano andato ancoraA caccia all'Orco, ch'ei vi dette drento,Come il fratel vedendo un bel cignale;Ma non fu quanto lui dolce di sale.77Chè seguitollo anch'ei per quelle stradeDonde ei conduce l'uomo alla sua tana:Ove, mentre diluvia e dal ciel cadeE broda e ceci, il cristianello (289) intana;Ed egli tanto poi lo persuade,Ch'ei (290) lega i cani, e posa Durlindana (291).Avendo avuto innanzi la lezione,Si stette sempre mai sodo al macchione.78E quando l'Orco poi venne anco a luiA dar parole con quei tempi strani,Ed all'uscio facea Pin da Montui (292),Affinchè 'l cane e l'arme egli allontani,Ei disse: su piccin(293), piglia colui:E chiappata la spada con due mani,Si lanciò fuora, e quivi a più non possoGli cominciò a menar le man pel dosso.79E mentre che or di punta ed or di taglioDi gran finestre fa, di lunghe strisce,Più presto che non va strale a berzaglioIl can s'avventa anch'egli, e ribadisce;Talchè tutto forato come un vaglioIl pover'Orco al fin cade, e basisce:E lì tra quelle rupi e quelle macchieRimase a far banchetto alle cornacchie.80Amadigi dipoi fece pulito (294);Perchè, trovato avendo il suo fratelloCon una barba lunga da romitoE più lordo e più unto d'un panello (295),Lavatolo e rimessogli il vestito,Ch'era ancor quivi tutto in un fardello,Lo ricondusse a Campi, ove la moglie,Di lui già pregna, appunto avea le doglie.81Corse la levatrice, ed in effettoFra mille oimè, se' soldi (296), e doglien'ora,Partorìgli una bella piscialletto,Che fusti tu, poi detta Celidora:E maritata al re, come s'è detto,Di Malmantil, del qual tu sei signora:Ne sei, e ne sarai, io lo raffibbio (297);Sebben non puoi per or dir come il nibbio (298).82Ma presto come lui, potrai dir mio.Or senti pur: basito Perïone,Anco Amadigi subito tuo zioVenne a tôr donna, e n'ebbe un bel garzone,Che Baldo fu chiamato: e quel son io,Che poi cresciuto detto son Baldone.Or eccoti dal primo al terzo gradoNarrato tutto il nostro parentado.Note:(273) METTER A FILO. Aguzzare la voglia; dall'affilare i coltelli(274) SEGRENNA. Magrissimo. Come avente il solo dintorno, senza esser il disegno incarnato. (Salvini.)(275) ASCIUTTO ecc. Questa è frase de' mercanti colla quale avvisano i loro corrispondenti della diligenza usata dal portatore della merce. La parola asciutto, dunque, usata ìn senso di magro, si trascina dietro il resto della frase, che qui vale Magro, ma in buona Salute.(276) SOGGIORNATO. Ben pasciuto.(277) METTILORO ecc. I doratori, per dare il lustro alle dorature, le fregano con una zanna d'animale: ma quello è un dar di zanna assai diverso da quello che ognuno qui intende.(278) CURRO. Rullo, Siamo sul punto.(279) FARE UN BALLO ecc. Dar de' calci al rovaio, essere impiccato. Il campo azzurro è l' aria.(280) L'AVEA SUL CALENDARIO. Lo aveva a noia. Forse Kalendarium, Libro di cambi, che presso gli antichi erano dodici per cento in capo all'anno: e se ne pagava uno alle calende di ciascun mese: e per chi pativa cambi era libro odioso. (Salvini.)(281) PANCACCIA. La panca ove s'adunan brigate a passare il tempo novellando, e la brigata stessa dei pancaccieri, o pancacciai.(282) CAVASTI ecc. Facesti a te molto male, e pochissimo al nemico.(283) A BUONA CERA. Con animo riposato.(284) BILLERA. Brutta burla.(285) FARE AGLI SCREDENTI. Frase analoga a Fare a non s'intendere, Fare alla palla, Fare all'amore.(286) LAPPOLA. Bagatella.(287) MANIATO. Miniato; e così legge un testo a penna.(288) DÀ UN GANGHERO. Dà volta, torna indietro; dall'andare obbliquo del granchio.(289) IL CRISTIANELLO. Ora si direbbe, un povero diavolo(290) CH'EI Il cristianello(291) DURLINDANA. La celebre spada di Orlando, per qualunque spada.(292) PIN DA MONTUI. Capolino; da una canzonetta della Tancia del Buonarroti che comincia: E Pin da Montui - Fa capolino.(293) PICCIN. Così dice al cane per aizzarlo.(294) FECE PULITO. Fece il negozio aggiustatamente, e come andava fatto.(295) PANELLO. Viluppo di cenci intrìso nell' olio e in altre materie bituminose per arderlo poi.(296) SE' SOLDI. Questo sei soldi propriamente qui non significa nulla, ma vi è messo per poter poi dire dogliene (glie ne do) cioè doglie; ed è una di quelle omofonie che s'odono per celia in bocca al popolo, come mattematico per matto, e simili.(297) RAFFIBBIO. Ripeto(298) NIBBIO voce di questo uccel di preda è Mio mio.