Quid novi?

Pietro Bembo 7-11


Pietro Bembo7 VARCHI, le vostre carte pure e belle, Che vergate talor per onorarmi, Più che metalli di Mirone e marmi Di Fidia mi son care, e stil d’Apelle. Che se già non potranno e queste e quelle Mie prose, cura di molti anni, e carmi Al secol che verrà lontano farmi, Spero di viver molto anco con elle. Ma dove indrizzano ora i chiari rai De l’ardente dottrina e studio loro I duo miglior VITTORI e RUSCELLAI ? Questi, e ’l dolce UGOLIN, cui debbo assai, Mi salutate; o fortunato coro, E tu Fiorenza, che nel centro l’hai. 8 Ben è quel caldo voler voi ch’io prenda, PIETRO, a lodar la donna vostra, indarno, Qual fora a dir che ’l Taro, il Sile o l’Arno Più ricco l’Oceano e maggior renda.E poi convien, qual io mi sia, ch’intenda Ad altra cura, e ’n ciò mi stempro e scarno, Né quanto posso il vivo essempio incarno, Che non adombran treccie o cuopre benda.Chi vede il bel lavoro ultimo vostro, "Alto levan", dirà, "le costui rime La sua SIRENA, onor del secol nostro";La quale oggi risplende tra le prime Per voi sì come nuovo e dolce mostro Di beltà, di valor chiaro e sublime. 9Se ’n me, QUIRINA, da ritrar in carte Vostro valor e vostra alma bellezza, Fosser pari al desio l’ingegno e l’arte, Sormonterei qual più nel dir s’apprezza;E Smirna e Tebe, e i duo ch’ebber vaghezza Di cantar Mecenate, a minor parte Sarian del grido, e fora in quella altezza Lo mio stil, ch’è in voi l’una e l’altra parte.Né così viva al mondo oggi si mostra La Galla espressa dal suo nobil Tosco, Tal che l’invidian tutte l’altre prime,Che non più chiara assai per entro il fosco De la futura età con le mie rime Gisse la dolce e vera imagin vostra. 10Se qual è dentro in me chi lodar brama, Signor mio caro, il vostro alto valore, Tal sapesse mostrarsi a voi di fore Quando a rime dettarvi amor il chiama,Ovunque vero pregio e virtù s’ama S’inchinerebbe il mondo a farvi onore, Securo da l’oblio de le tarde ore, Se posson dar gl’inchiostri eterna fama.Né men di quel, che santamente adopra Il maggior padre vostro, andrei cantando; Ma poi mi nega il ciel sì leggiadr’opra.S’appagherà tacendo ed adorando Mio cor, in fin che terra il suo vel copra: Non poca parte uom di sé dona amando. 11S’Amor m’avesse detto: "Ohimè da morte Fieno i begli occhi prima di te spenti", Arei di lor con disusati accenti Rime dettato e più spesse e più scorte,Per mio sostegno in questa dura e forte Vita, e perché le chiare ed apparenti Note rendesser le lontane genti De l’alma lor divina luce accorte:Che già sarebbe oltra la Tana e ’l Gange, L’Ibero e ’l Nilo intesa, e divulgato Com’io solfo a quei raggi ed esca fui.Or, poi ch’altro che pianger non m’è dato, Piango pur sempre; e son, tanto il duol m’ange, Né di me stesso ad uopo, né d’altrui.Pietro BemboDa: Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori (Giolito 1545)