Quid novi?

Bartolomeo Ferrino


V Di M. Bartolomeo Ferrino 1 LAURO gentile, il dì che l’aurea cetra Fra’ vostri rami bei l’aura movea, Amor, ch’ascoso in voi l’arco tendea, In me tutta aventò l’empia faretra; Né perch’io fussi al suon converso in pietra Poté spuntarsi una saetta rea: Tutte passaro al cor, cui dentro ardea Disio d’onor, che sol da voi s’impetra. Indi a poco i piè miei fersi radici, Le braccia rami, i capei verdi foglie, E fui di marmo trasformato in lauro; Ma i miei casti pensier, l’oneste voglie Mai non cangiai, né i desir miei felici Ch’affinan sempre come al fuoco l’auro. 2Arbor gentil, la cui perpetua chioma Fe’ già nel maggior caldo ombra ad Apollo, Quando cinto di voi la fronte e il collo Portò al cor de’ pensier sì grave soma,Avess’io del Toscan l’alto idioma Con che piantò il gran lauro e sì fermollo, Che mai per tempo non potrà dar crollo Perch’in tutto ruini Atene e Roma,Già pien del vostro odor quest’aer tutto Andrian pascendo i più chiari intelletti, E per me fora il vostro nome eterno;Che così, senza fiore e senza frutto, Veggio i bei vostri rami in sé ristretti Sempre temer che non li spogli il verno. 3 Tardi nato, DELFIN, veloce cresci, Cresci gloria ed onor del mar Tirreno, Già Teti e Galatea t’aprono il seno, Già ti rendon tributo e l’acque e i pesci; Che se crescendo al padre ugual riesci, Veggio per te non pur Rodano e il Reno, Ma di pace ogni fiume e d’amor pieno, Se ben forse allo Ibero oggi rincresci. Veggio dal nome tuo li antichi giuochi Rinovarsi a Parigi, e mille fronti Cinte di gigli d’or, non d’altra fronde; Veggio Apollo obliando i propri luochi, Cirra, Pindo, Elicona e gli altri monti, Per te solo abitar sempre nell’onde.Bartolomeo FerrinoDa: Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori (a cura di Lodovico Domenichi - Giolito 1545)