Quid novi?

Giovanni Andrea Gesualdo


Giovanni Andrea Gesualdo (Note bio) Nato a Traetto (l’attuale Minturno) nel 1496, Gesualdo fu legato, anche da vincoli di parentela, ad Antonio Minturno, il cui magistero risulta evidente nel suo importante e ponderoso commento al Canzoniere di Petrarca pubblicato a Venezia nel 1533, ma composto entro il terzo decennio del secolo. A Napoli frequentò l’Accademia Pontaniana, partecipando alle discussioni sulla lirica volgare e seguendo le lezioni di Minturno sulla poetica. Ebbe anche incarichi ufficiali da Isabella d’Aragona, ma in generale le notizie biografiche sono scarse e si collocano quasi esclusivamente intorno agli anni di pubblicazione del commento petrarchesco. Ignota è la data di morte. La scelta di stampare il commento a Venezia, dovuta probabilmente alla crisi dell’editoria napoletana alla fine degli anni Venti, determinò senza dubbio una sua discreta fama anche nell’ambiente veneto, tanto più che a visionare il manoscritto per la concessione della licenza di stampa fu lo stesso Pietro Bembo, insieme a Federico Vallaresso. Si spiega forse così la sua presenza nell’antologia con un gruppo non troppo esiguo di rime, dalla cui lettura si ricava comunque l’impressione di una pratica di scrittura del tutto passiva e appiattita su soluzioni stilistiche di matrice petrarchesca (in particolare le figure di ripetizione) su cui Gesualdo insiste fino all’eccesso.[Paolo Zaja, nelle note a "Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori" (a cura di Lodovico Domenichi, Giolito 1545), © Edizioni Res, Prima edizione Ottobre 2001, ISBN 88-85323-37-5]Tre sono le edizioni del Libro primo: 1) Rime diverse di molti eccellentiss. auttori nuovamente raccolte. Libro primo. Con Gratia & Privilegio. In Vinetia appresso Gabriel Giolito di Ferrarii MDXLV; 2) Rime diverse di molti eccellentiss. auttori nuovamente raccolte. Libro primo, con nuova additione ristampato. Con Gratia & Privilegio. In Vinetia appresso Gabriel Giolito di Ferrarii MDXLVI; 3) Rime diverse di molti eccellentiss. auttori nuovamente raccolte. Libro primo con nuova additione ristampato. Con gratia & privilegio. In Vinetia appresso Gabriel Giolito di Ferrarii MDXLIX.Le tre edizioni sono introdotte da una lettera dedicatoria di Lodovico Domenichi Allo Illustriss. S. Don Diego Hurtado di Mendozza, datata "Alli VIII di Novembre MDXLIV Di Vinegia". Nella terza edizione la data risulta modificata nell’anno (MDXLVI), ma non va escluso che si tratti di una semplice inversione delle ultime due cifre e non di una scelta del curatore o dell’editore. Rilevante invece è l’assenza nella terza edizione, che è riproduzione piuttosto fedele della seconda edizione, degli errata corrige, per cui passano sotto silenzio alcuni errori attributivi causati da incidenti tipografici. Anche nella prima edizione, del resto, agli errata sono affidate precisazioni circa la paternità di qualche lirica, oltre ad indicazioni su errori di lezione o su integrazioni testuali. Il passaggio dalla prima edizione alla seconda è caratterizzato da un buon numero di innovazioni, la cui segnalazione è affidata nella seconda edizione alla laconica formula del frontespizio "con nuova additione ristampato". In realtà non solo di addizione si tratta, ma anche di consistente sottrazione, dato che non sono pochi gli autori e i testi espunti nella seconda edizione.Cinque sonetti e una canzone di Gesualdo sono stati pubblicati su questo blog, tratti da "Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918)": Al bel nido real, ch'adorno e chiaroItene, o folti miei sospiri ardenti,O chiara fonte, che con lucide onde,Può bene il sol nel lucido orïenteTra verdi piagge e tra correnti rivi, (canzone)Voi ch'attendete a glorïose imprese,Di Gesualdo sono stati anche pubblicati su questo blog 11 sonetti tratti da "Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori (Giolito 1545)", curato da Lodovico Domenichi: Chiaro, soave, dolce, ardente lume,È questo il loco ove madonna suoleNé di selvaggio cuor feroce sdegno,O stelle, o cielo, o fiero mio pianeta,O viva fiamma, o miei sospiri ardenti,Per acquetar le mie faville nuoveQual empio mio destin, qual cruda voglia,Quasi un puro, lucente e chiaro lume,Quel gran Motor del lucido emispero,Tra gli altri doni che dal cielo ardenteVerrà mai il dì che mia pace riporte