Quid novi?

Canzoniere inedito 5


XXI.Mentre il vigore de più fervid'anniChe ne infuse natura nelle venePieno di vita, o Donna, si mantiene,Consolatore de' terreni affanni:Amiamci, o cara, fin che Amor co' vanniLa giovin fiamma lusingando viene;Che verrà ben l'età poi delle peneCinta di gelo e di nojosi danni.Non che quando l'ardor di gioventuteTemprato e spento sia da senil vernoDebba il presente Amor perder virtute:Ma s'ora non tenghiam di lui governo,Come vorrem, che lieto di saluteGiunga a vecchiezza, e poi trapassi eterno?XXII.Anzi che lagrimar perchè miei carmiFusser dal foco in cenere ridutti;Dal mezzo stesso, che pur gli ha distrutti,Surger cagione di allegrezza e' parmi.Nuovo non è, che sui devoti marmiDel gregge i parti e della terra i fruttiArda la fiamma, e li consumi tuttiQuando placato il Ciel l'ira disarmi.Forse che volle Amor per questo segnoFarne, o Donna, saper come avea locoDato alla pace nel suo cuor lo sdegno.Ond'io pregando il sommo Nume invoco,Che il nostro affetto ognor mantenga degnoDi aver la pace per compagni e 'l foco.XXIII.Del benigno disio, che in cuor ti siedeD'offrirmi indicj d'un Amor sincero,Non meglio che appagando il mio pensiero.Dolce speranza mia, puoi farmi fede.E questo mio pensier chiaro si vedeIn ogni detto, onde ammollirti spero;Coltre da te non bramo, e voglio, e cheroDel conservarmi i dì, che il Ciel ti diede.Ah! vivi lieta, e allor sana vivrai:Ah! vivi lieta; e causa di letiziaSiati il saper ch'io t'amo, e t'amo assai.Anzi, se per me in cuor serbi tristizia,Se ne traggi per me dogliosi guaiLo amare un simil cuor credo giustizia.XXIV.Tanto mal certi della umana vitaGli istanti sono e sì fugaci e brevi,Che al termine d'ognun suspirar deviTua carriera mortal quasi fornita.Sempre pertanto s'è querela udita,Che i giorni andati troppo corser lievi;E se il vel del futuro si sollevi,Dal paragon n'è ogni anima invilita.Pure altrimenti mi fa Amor pensare;Cove il tempo a guardar dietro mi voleo,Da che non veggo tue sembianze care;Già un anno panni, e gran doglia ne tolgo:Ma lo avvenire un secolo mi parePrima ch'io ti rivegga; e più men dolgo.22 novembre 1823.XXV.Il pensier, che nell'anima si cria,Suprema facultà dello intelletto,Esser non può giammai che senza obbiettoTregua si tolga, ed oziando stia.Ben la memoria, che si muove pria,E insiem la volontà gli offron subbietto;E ne' momenti di total difettoGli soccorre talor la fantasia.Ma Amor di mia ragion siede signoreAmor la volontà mi regge e guida;E la memoria mia occupa Amore.E se Amor dal cuor nasce, e in lui s'annida,Dunque de' miei pensieri arbitro è 'l cuore,Il cuor, che all'amor tuo, donna, s'affida.Giuseppe Gioachino BelliDa: "Canzoniere inedito del Belli" in La età dell'oro - Versi di Giuseppe Gioachino Belli - Roma, Dalla Tipografia Salviucci, 1851