Quid novi?

Allegramente eo canto


Allegramente eo cantoAllegramente eo cantocerto ed a gran ragione com’amador c’ha gioia a suo volire; ma non ch’eo già per tanto dimostri la cagione de la mia gioi’, ché ciò seria fallire; ma io farò parire ch’io sia meno gioioso c’ha mia gioi’ non s’avene, ch’omo senza temire non par che sia amoroso: ch’amor senza temire -  non si convene.E se la mia temenza nasce di bene amare, ben degio più cantare innamorato. E sì farò, ma senza vano dismisurare,  sì ch’a la mia donna ne serva a grato; ch’omo dismisuratonon pò gran gioi’ aquistareche duri lungiamente:però è più laudatoquello che sa guardarelo suo acquistato - amisuratamente.Però, bella, temendovoi laudo in mio cantare;ché certo credo che poco seriaciò ch’io di ben dicendopotessevi avanzare:vostro gran pregio v’avanza ed invia. E io, che far poria ?Gire per lunga parte,laudar vostro valore;e così cresceriavostro pregio per artecome lo mare per lo scorridore.Jacopo MostacciDa: La poesia lirica del Duecento, a cura di Carlo Salinari, UTET, Torino 1968 - Rimatori della scuola siciliana a c. di Panvini Olschki, Firenze 1962 e 1964