Quid novi?

Giulio Camillo 3


IX Di M. Giulio Camillo 19Sparso d’or l’arenose ambe due corna, Con la fronte di toro il re de’ fiumi A la città volgendo i glauchi lumi, La qual il ferro del suo nome adorna:"In forbito oro il ferro tuo ritorna", Parve dicesse, "e ’n buoni i rei costumi, E gli onor spenti in tanti accesi lumi, Poi che ’l sol nuovo in te regna e soggiorna.O domator de’ mostri, o sol qui sole, L’onde ch’io volgo a’ cenni tuoi benigno Risguarda, e co i tuoi sguardi ognor rischiara".Al fin de le sue tacite parole Ogni riva fiorì, cantò ogni cigno, D’or sì fe’ ’l secol, l’aria e l’acqua chiara. 20Poi che l’alta salute d’ogni gente, Sangue e sudor piovendole dal volto, Nel vel stampossi che la donna sciolto Dal crin le porse mesta e riverente,Quasi semplice agnel puro innocente Fra mille morsi d’aspri lupi involto, Come poteo benignamente volto A lei disse con gli occhi e con la mente:"Anima sola mossa a’ miei martori, Dopo volger de’ lustri tornerai Col ver ne’ primi accenti in ch’io risuono;Allor in carte scosse d’atri errori La morte ch’io sostegno stenderai, Ed io la dettarò dal sommo trono". 21Se ’l vero, ond’ha principio il nome vostro, Donna sopra l’illustri altre latine, Fusse con quelle lodi pellegrine Che date al mio non ben purgato inchiostro,Sarei (lasso) d’onor al secol nostro, E tra le ninfe sederei divine Che son più care a Febo e più vicine Nel fiorito, frondoso e sacro bosco.Ben voi, voi sola, con l’escelsa mente A le cagion passando in ogni cosa Levate a la natura i suoi secreti;E stando Apollo e le sue Muse intente Al vostro dotto stil, già gloriosa Avanzate i filosofi e i poeti. 22"Tu, che secondo l’alta Roma onora, Sol coglier puoi per quelle rive ombrose Le più fresche viole e dilettose, Nate ad un parto con la bella aurora.A te il bel Tebro le sue sponde infiora, E per la fronte tua purpuree rose S’apron, d’ornarla quasi vergognose, Che ghirlanda maggior t’aspetta ancora.A te i candidi pomi, a te pendenti, Metton dolce rossore, e ’l ciel sereno Più assai si mostra, e i prati assai più molli".Così cantò da un sasso in dolci accenti Di furor pieno il gran pastor Sileno: E GIBERTO sonar, GIBERTO, i colli.Giulio Camillo (Delminio)Da: Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori (a cura di Lodovico Domenichi - Giolito 1545)