Quid novi?

Canzoniere inedito 10


XLVII.Albeggiando il giorno onomastico della sua dolce Amica Marchesina Vincenza Roberti: Anna Chichi. Al bacio.Con tacit'ali, o d'amicizia figlioEntra là dove in molli coltri ascosaNobil Donzella a me cara riposa,Chiudendo in grembo a quieto sonno il ciglio.Ivi del collo ah non lambire il giglio,Ah non toccar del bel volto la rosa:Erra un istante, e poi lieve ti posaDi quella vergin sul labbro vermiglio.Intanto poco andrà ch'ella sia desta:Premi tu allor la sua bocca pudica.E fa ch'ella oda de' tuoi vanni il suono.Poi correre in tuo pro me vedrai prestaPerchè sia piano alla diletta AmicaEsser te casto, e d'amicizia un dono.5 aprile 1822, Acrostico.XLVIII.Pel giorno 17 settembre 1822natalizio della soave Amica March. Vincenza RobertiPoiché col sesto passo il Sole ornaiÈ a noi trascorso a ricondurre il giornoPiglio le canne che là pur sull'omoPendule e mute, o Cintia, ti mostrai.E qui mi aggiro ove tranquilla staiEntro il paterno tuo dolce soggiorno.Di nuova luce vagheggiando adornoIl dì che al di già un dì schiudesti i rai.Cara, vigil son'io sin dall'AuroraE tu di sì bel dì sull'ora sestaNel sonno giaci e non ti scuoti ancora?Cara, non dormir più, sorgi, ti desta.Il tempo fugge, e preziosa è l'ora.Ah! pensa qual sia giorno oggi di festa.Allude ad altro sonetto N. 12, Acrostico.XLIX.A dì 16 novembre 1823 pel 5 aprile del medesimo anno, giorno natalizio della soave Amica Marchesana Vincenza Roberti.Fra tutti i beni, della cui jatturaUomo si lagna e 'l sofferir gli è graveIl tempo noverar primo si deveQuando si perde senza trarne usura.Ma non ebbe mai tanti està sciaguraSospir quanti da me sol ne riceve:Chè l'occasione è così rara e breve.E poco di fruirne io tolgo cura.Donna, il dì venne, che a te diede il nome;Ed io lasciailo andar senza raccorreUn solo fior per le tue belle chiome.Ed ora oimè che troppo indietro e' corre,Richiamar lo vorrei, ma non so come:E 'l disio tardi al buon disio soccorre.L.Pel giorno 17 settembre 1823natalizio della soave Amica March.» Vincenza Roberti.Donna, che tanta dentro il cuor mi tieniSomma di affetto e di pensier nell'Alma,Torna oggi il dì che nella bella salmaVenisti a parte dei dolor terreni.E finor poco gli anni tuoi sereniSi audaro in pace avventurosa ed alma:Che un astro avverso t'invidiò la calma,Onde avean merto di trascorrer pieni.Ma se Colui che tutto move e regge,Con favor pari a mia viva speranzaNel cuore Amico e nel pensier mi legge:La triste gente, che nel Mondo ha stanza,Dicer dovrà, che ad ogni umana leggeLa tua felicitate oltre s'avanza.LI.Pel giorno 17 settembre 1823.natalizio della soave Amica march», vincenza roberti.Del secol, che fuggìo già l'nltim'annoVolgea sul fin del sesto segno il Sole;E già di libertà la vana moleSe avea distrutto e lo stranier tiranno:Quand'io, giacente in un letale affanno.Privo attendea di sensi e di parole,Che del fallo primier l'orrida proleIl fil troncasse de' miei giorni e 'l danno.Ma ben diversa, o Donna, era mia sorte;Che l'Arbitro volea di nostra vitaFarmi a te servo, e non dannarmi a Morte.Però in que' dì, che a sua mente infinitaPiacque del Mondo a te schiuder le porte,A me d'eternità chiuse l'uscita.LII.Pel giorno 17 settembre 182 4natalizio della dolcissima Amica Marchesina Vincenzia Roberti.Poiché sul Tebro a me giorno serenoNon mai splendeva; e tristo erami e scarno.Andai mia pace a ricercar sull'ArnoLà dove tutto è d'allegrezza pieno.Ma fatto accorto ch'io speraila indarnoPoscia alle rive trapassai del Reno;Sempre in disio di richiamarmi in senoQuelle dolcezze ch'indi lungi andarno.Come l'ore però poco ridentiScorrer mi vidi su quel lido ancora,I dolci colli rimembrai del Chienti.Ratto mi mossi, e qui volgimi allora,Perchè del dì che tu fosti alle gentiData venissi ad onorar l'aurora.Giuseppe Gioachino BelliDa "Il Canzoniere inedito di G. G. Belli", Estratto dal fascicolo di gennaio 1916 della Rivista d'Italia - Roma Piazza Cavour, Roma - Tipografia dell' Unione Editrice, via Federico Cesi 45In "La Età dell' Oro", Roma dalla Tipografia Salviucci, 1851