Quid novi?

Dolce amor di povertade


Dolce amor di povertade,Dolce amor di povertadequanto ti deggiamo amare!Povertade poverella,umiltade è tua sorella:ben ti sta una scudellaet al bere et al mangiare.Povertade questo vole,pane et acqua et erbe sole;se le viene alcun di fore,sì vi aggiunge un po' di sale.Povertade va sicura,che non ha nulla rancura,de' ladron non ha paurache la possino rubare.Povertà batte alla porta,e non ha sacca né borsa:nulla cosa seco porta,se non quanto ha da mangiare.Povertade non ha letto,non ha casa ch'aggia tetto,non mantile, non deschetto:siede in terra a manducare.Povertade muore in pace,nullo testamento face:né parenti né cognatenon si senton litigare.Povertade amor giocondo,che disprezza tutto il mondo:nullo amico le va a tondoper aver da ereditare.Povertade poverina,ma del cielo cittadina,nulla cosa che è terrenatu non puoi desiderare...Povertà, fai l'uom perfetto,vivi sempre con diletto:tutto quel ti fai soggettoche ti piace disprezzare...Povertade va leggera;vive allegra e non altera;è per tutto forastera,nulla cosa vuol portare...Povertà gran monarchia,tutto 'l mondo hai 'n tua balìa;quant'hai alta signoriad'ogni cosa ch'hai sprezzataPovertade alto sapere,disprezzando possedere ;quanto avvilia il suo volere,tanto sale in libertade...Povertade, chi ben t'amapiù t'assaggia più n'affama;che tu se' quella fontana,che giammai non può scemare.Povertade va gridando,a gran voce predicando:le ricchezze mette in bandoche si deggiano lassare.Disprezzando le ricchezzee gli onori e l'alterezze,dice: O' sono le ricchezzedi color che son passati?Povertade chi la vuolelassa il mondo e le sue fole;e sì dentro come fuorese medesmo ha da sprezzare.Povertade è nullo avere,nulla cosa possedere,se medesmo vil teneree con Cristo poi regnare.Jacopone da TodiDa: Antologia della Lirica Italiana a cura di Angelo Ottolini. Milano Casa Editrice R. Caddeo & C., 1923, pagina 22Bibliografia su Jacopone da Todi (1230-1306):Ediz.: G. Ferri, Roma, 1910.G. B. BARBERIS, J. d. T., 1901.P. Alvi, J. d. T., Todi, 1907.B. Brugnoli, F. J. d. T., Assisi, 1907.D. Giuliotti, Jacopone, Treves, Milano, 1922.A. Aurelio, J. d. T., tratto dai suoi cantici, Città di Castello, «Il solco», 1922.