Quid novi?

Il Malmantile racquistato 07-2


SETTIMO CANTARE36.E vuol mandarle il cuore in un pasticcio,Perch'ella se ne serva a colazione;E gli s'interna sì cotal capriccioE tanto se ne va in contemplazione,Che il matto s'innamora come un miccio (805)D'un amor che non ha conclusïone,Ma ch'è fondato, come udite, in ariaD'una bellezza finta e immaginaria.37.Così a credenza (806) insacca (807) nel frugnuòlo (808),Ma da un canto egli ha ragion da vendere;Che s' egli è ver ch'Amor vuol esser soloRivale non è qui con chi contendere.Ma Brunetto il fratel che n'ha gran duolo,Poichè 'l suo male alcun non può comprendere,Tien per la prima un'ottima ricetta (809),Per rimandarlo a casa, una seggetta.38.Ove condotto e messolo in sul letto,Il medico ne venne e lo speziale,Chiamati a visitarlo; ma in effettoAnch'essi non conobbero il suo male.Disperato alla fin di ciò BrunettoCol gomito appoggiato in sul guanciale,A cald'occhi piangendo più che mai:Io vo saper, dicea, quel che tu hai.39.Ei che vagheggia sotto alle lenzuolaIl gentil volto e le dorate chiome,Ne anche gli risponde una parolaNon che gli voglia dir nè che nè come.Replica quello e seccassi la gola;Lo fruga, tira e chiamalo per nome:Ed ei pianta una vigna (810) e nulla sente;Pur tanto l'altro fa, ch'ei si risente.40.Dicendo: fratel mio, se tu mi vuoiQuel ben che tu dicei volermi a sacca,Non mi dar noia, va' pe' fatti tuoi,Perchè il mio mal non è male da biacca (811);Al quale ad ogni mo' trovar non puoiUn rimedio che vaglia una patacca;Perch'egli è stravagante ed alla moda (812),Chè non se ne rinvien capo nè coda.41.Vedi, soggiunse l'altro, o ch'io m'adiro,O pur fa' conto ch'io lo vo' sapere;Hai tu quistione? hai tu qualche rigiro?Tu me l'hai a dire in tutte le maniere.Nardin rispose, dopo un gran sospiro:Tu sei importuno poi più del dovere;Ma da che devo dirlo, eccomi pronto.Così quivi di tutto fa un racconto.42.Brunetto, udito il caso e quanto e' siaIl suo cordoglio, anch'ei dolente resta,Sebben, per fargli cuor, mostra allegriaMa, come io dico, dentro è chi (813) la pesta;Perch'in veder sì gran malinconiaEd un umor sì fisso nella testa,In quanto a lui gli par che la succhielli (814)Per terminare il giuoco a' Pazzerelli.43.E conoscendo, ch'a ridurlo in sestoCi vuol altro che 'l medico o 'l barbiere,Vi si spenda la vita e vada il resto,Vuol rimediarvi in tutte le maniere.E quivi si risolve presto prestoD'andar girando il mondo, per vedereDi trovargli una moglie di suo gusto,Com'ei gliel'ha dipinta giusto giusto.44.Perciò d'abiti e soldi si provvede,E dà buone speranze al suo Nardino;E preso un buon cavallo e un uomo a piede,Esce di casa, e mettesi in cammino,Sbirciando sempre in qua e in là se vedeDonna di viso bianco e chermisino;E se ne incontra mai di quella tinta,Vuol poi chiarirsi s'ella è vera o finta.45.Perch'oggidì non ne va una in falloChe non si minii o si lustri le cuoia.E dov'ell'ha un mostaccio infrigno e gialloCh'ella pare il ritratto dell'Ancroia (815),Ogni mattina innanzi a un suo cristalloQuattro dita vi lascia su di loia;E tanto s' invernicia, impiastra e stucca,Ch'ella par proprio un angiolin di Lucca.46.Di modo ch'ei non vuol restarvi còlto,Ma starvi lesto e rivederla bene;E per questo una spugna seco ha toltoE sempre in molle accanto se la tiene,Con che passando ad esse sopra il volto,Vedrà s' il color regge o se rinviene (816);Ma gira gira, in fatti ei non ritrovaSuggetto che gli occorra farne prova.47.Dopo che tanto a ricercare è itoChe i calli al culo ha fatto in sulla sella.Giunse una sera al luogo d'un romitoChe a restar l'invitò nella sua cella;A lui parve toccar il ciel col dito,Per non aver a star fuori alla stella,Il passar dentro ed egli e il servitoreRingraziando il buon uom di tal favore.48.Vestia di bigio il vecchio macilente,Facendo penitenza per Macone (817);E perch'ei fu nell'accattar frequente,Per nome si chiamò fra Pigolone.Costui, com'io diceva, allegramenteIn cella raccettò le lor persone;Spogliò il cavallo, gli tritò la paglia,Sul desco poi distese la tovaglia.49.E gli trovò buon pane e buon formaggioTutto accattato, ed erbe crude e cotte,E del vino fiorito (818) quanto un maggioCh'egli è di quel delle centuna botte;Di che spesso ciascun pigliando a saggio,Stettero a crocchio insieme tutta notte.E perchè per proverbio dir si suole:La lingua batte dove il dente duole,50.Brunetto, che teneva il campanello (819),Dice chi sia, e che di casa egli esceNon per suo conto, ma d'un suo fratelloDel quale infino all'anima gl'incresce,Perchè gli pare uscito di cervello;Non si sa s'ei si sia più carne o pesce.Così piangendo in far di ciò memoria,Per la minuta contagli la storia.51.Sta Pigolone attento a collo tortoAd ascoltarlo, e poich'egli ha finito:Figliuol, risponde a lui, dátti confortoE sappi che tu sei nato vestito (820);Chè qui è l'uom salvatico Magorto,Ch'è un bestione, un diavol travestito;Che, se tu lo vedessi, uh egli è pur brutto!Basta, a suo tempo conterotti il tutto.52.Egli ha un giardino posto in un bel piano,Ch'è ognor fiorito e verde tutto quanto;Giardiniero non v'è nè ortolano,Chè d'entrarvi nessun può darsi vanto.Da per sè lo lavora di sua manoE da sè lo fondò per via d'incanto,Con una casa bella di stupore,Che vi potrebbe star l'Imperadore.53.Ma io ti vo' dar adesso un'abbozzataQui presto presto della sua figura:Ei nacque d'un Folletto e d'una FataA Fiesol 'n una buca (821) delle mura,Ed è sì brutto poi, che la brigataSolo al suo nome crepa di paura.Oh questo è il caso a por fra i NocentiniE far mangiar la pappa a quei bambini.54.Oltrech'ei pute come una carogna,Ed è più nero della mezzanotte,Ha il ceffo d'orso e il collo di cicogna,Ed una pancia come una gran botte.Va in su i balestri (822) ed ha bocca di fognaDa dar ripiego a un tin di méle cotte;Zanne ha di porco, e naso di civetta,Che piscia in bocca e del continuo getta.55.Gli copron gli occhi i peli delle ciglia,Ed ha cert'ugna lunghe mezzo braccio;Gli uomini mangia, e quando alcun ne piglíaPer lui si fa quel giorno un Berlingaccio (823)Con ogni pappalecco e gozzoviglia;Ch'ei fa prima coi sangue il suo migliaccio,La carne assetta in vari e buon bocconi,E della pelle ne fa maccheroni.56.Dell'ossa poi ne fa stuzzicadenti,Niente in somma v'è che vada male;Sicchè, Brunetto figliuol mio, tu sentiCh'egli è un cattivo ed orrido animale.Ora torniamo a' suoi scompartimenti (824),Ove son frutte buone quanto il sale,Vaghe piante, bei fiori ed altre cose,Com'io ti potrei dir, maravigliose,57.Ma lasciando per or l'altre da parte,Cocomeri vi son dì certa razza,Che chi ne può aver uno e poi lo parte,Vi trova una bellissima ragazza;Che, per esser astuta la sua parte,Diratti che tu gli empia una sua tazzaA un di quei fonti lì sì chiari e freddiMa se la servi, a Lucca ti riveddi (825).58.Tu puoi far conto allor d'averla vista,Perchè mentr'ella beve un'acqua tale,Ti fuggirà in un subito di vistaE tu resterai quivi uno stivale.Se tu non l'ubbidisci, ella, ch'è trista,Vedendo che il pregare e il dir non vale,Intorno ti farà per questo fineUn milion di forche (826) e di moine,59.E se di compiacerla poi ricusi,Dirà che tu buon cavalier non sia,Mentre conforme all'obbligo non usiServitù colle dame e cortesia;Ma lascia dire e tien gli orecchi chiusi,Non ti piccar di ciò, sta' pure al quia (827);Gracchi a sua posta; tu non le dar bereAcciò non fugga, e poi ti stia il dovere (828).60.Con questa, che sarà fatta a pennelloCome tu cerchi, leverai dal cuoreOgni doglia ogni affanno al tuo fratello,Ed io te n'entro già mallevadore;Vientene dunque meco e sta' in cervello,Cammina piano, e fa' poco romore;Che se e' ci sente a sorte o scuopre il caneNon occor'altro, noi abbiam fatto il pane (829).61.Zitti dunque, nessun parli o risponda;Andiamo, ch'e' s'ha a ir poco lontano.Così va innanzi e l'altro lo seconda,E il servitor gli segue anch'ei pian pìano;Ma quel demonio che va sempre in ronda,Gli sente e gli vuol vincer della mano (830);Perchè (831) gli aspetta, e il vecchio ch'alla siepeVien primo, chiappa su come di' pepe (832).62.A casa lo strascina e te lo ficca'N un sacco e colla corda ve lo serra;E fatto questo, a un canapo l'appiccaChe vien dal palco giù vicino a terra;E per pigliar il resto della cricca,Esce poi fuora; ma nel fatto egli erra,Chè, quand'ei prese quello, gli altri dueAd aspettarlo avuto avrian del bue.63.Ed oggimai si trovano in franchigia;Sicchè Magorto quivi ne rimaneUn bel minchione, e n'è tanto in valigia,Che nè manco daria la pace (833) a un cane.Sfogarsi intende e a quella veste bigiaVuole un po' meglio scardassar le lane;Perciò su verso il bosco col pennato (834)A tagliar un querciuol va difilato.64.Brunetto, che l'osserva di nascosto,Vedutolo partire, entra nell'ortoE corre a casa, di veder dispostoQuel ch'é del vecchio, s'egli è vivo o morto.Così chiuso in quel sacco il trova posto,Chè 'l poverin, trovandosi a mal porto,E trema, e stride, e par che giù pel gozzoEgli abbia una carrucola da pozzo.65.Ed ei le corde al sacco a un tratto sciolte,E fatto quel meschino uscirne fuore,Che lo ringrazia e bacia mille volteE fa un salto poi per quell'amore,Vi mette il can che guarda le ricolte,Dandogli aiuto ed egli e il servitore.E poi con piatti e più vasi di terra,Due fiaschi di vin rosso, e lo riserra.66.E l'attacca alla fune in quella guisa,Ch'egli era prima, e poi di quivi sfratta;E del fatto crepando delle risa,Di nuovo con quegli altri si rimpiatta;Quando Magorto, in giù viene a ricisa (835)Con una stanga in man cotanto fatta (836);Perchè gli par mill'anni con quel troncoDi far vedere altrui ch'ei non è monco.67.Arriva in casa, e sbracciasi, e si mette,Serrato l'uscio, con quel suo randelloSopr'a quel sacco a far le sue vendette,Suonando, quant'ei può sodo a martello.Il Romito che stava alle velette,Perchè l'uscio ha di fuora il chiavistello,Andò, benchè tremando, e con spaventoChe avea di lui; e ve lo serrò drento.68.Ed ei ch'è in sulle furie, non vi bada,Chè insin ch'ei non si sfoga non ha posa.Sta intanto il vecchio all'uscio fermo in stradaAd origliare per udir qualcosa;E sente dire: o leccapeverada (837),Carne stantia, barba piattolosa,Ribaldo, santinfizza (838) e gabbadei,Ch'a quel d'altri pon cinque e levi sei!(839)69.Guardate qui la gatta di Masino (840)Che riprendeva il vizio ed il peccato,Se il monello (841) ha le man fatte a oncino,Per gire a sgraffignar poi vicinato!Ma quel c'hai tolto a me, ladro assassino,Non dubitar, ti costerà salato;Chè tante volte al pozzo va la secchia,Ch'ella vi lascia il manico o l'orecchia.70.Poi sente ch'egli, dopo una gran bibbiaD'ingiurie dà nel sacco una percossaChe tutte le stoviglie spezza e tribbia,E ch'ei diceva: orsù, gli ho rotto l'ossa;E che di nuovo un'altra ne raffíbbia,E che, facendo il via la terra rossa,Soggiunge: oh quanto sangue ha nelle vene!Questo ghiottone a me (842), beeva bene!"Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)Note:(805) MICCIO. Ciuco, asino.(806) A CREDENZA. Qui, sconsigliatamente, senza fondamento(807) INSACCA ecc. Dà nella rete d'amore.(808) FRUGNOLO è quella lanterna con cui di notte si va a caccia agli uccelli.(809) TIEN ecc. Crede che, come primo rimedio, sia ottima ricetta una sedia portatile in cui rimandarlo a casa.(810) PIANTA UNA VIGNA. Non bada affatto, perchè è tutto assorto nel suo pensiero, come il contadino nel piantar la vigna.(811) LA BIACCA adoperavasi come rimedio esterno per leggerissimi mali.(812) ALLA MODA. Ciò che incomincia a venire in moda è insolito e strano.(813) DENTRO È CHI ecc. si dice di chi ha buona cera ma viscere guaste.(814) SUCCHIELLARE. Tirar la carta da giuoco, che, è coperta, adagio adagio. Qui, si disponga a...(815) ANCROIA Così chiama il Berni la sua vecchia cameriera.(816) SE RINVIENE. Se quegl'impiastri secchi rigonfiano.(817) MACONE. Macometto, Maometto, il diavolo.(818) FIORITO. Pien di fiori.(819) TENEVA IL CAMPANELLO. Parlava sempre lui.(820) SEI NATO VESTITO. Sei fortunato.(821) 'N UNA BUCA. A Fiesole, mostrano anche oggidì la Buca delle Fate.(822) VA IN SU I BALESTRI. Ha gambe sottili e torte.(823) BERLINGACCIO. Giovedì grasso.(824) SCOMPARTIMENTI del suo giardino. Quadri, aiuole.(825) A LUCCA TI RIVEDDI. Non la vedrai più.(826) FORCHE. Smorfie, lezi, carezze.(827) STA' PURE AL QUIA. Sta' sodo.(828) TI STA IL DOVERE diciamo a cui sia incolto un male meritato.(829) Abbiam fatto ecc. Abbiam dato nel laccio. È finita per noi.(830) AVER LA MANO, al giuoco, vale Essere il primo a tirare, il che spesso è vantaggio.(831) PERCHÈ. Perciò.(832) COME DI' PEPE. Colla massima facilità. Di' sta in luogo di dir: l'r, nel pronunziare rapidamente, sparisce.(833) NON DARÌA LA PACE. Non lascerebbe vivere in pace nemmeno un cane.(834) PENNATO. Coltellone adunco da potare.(835) A RICISA. Difilato.(836) COTANTO FATTA. Tanto grossa e lunga. Così diciamo accompagnando il detto col gesto.(837) PEVERADA. Brodo. Leccabrode, Porco.(838) SANTINFIZZA GABBADEI, Ipocrita.(839) CHE nella roba altrui poni cinque (dita), e ritiri la mano con sei (cose); le 5 dita e la cosa rubata che fan 6.(840) LA GATTA DI MASINO fingeva d' esser morta.(841) SE IL MONELLO. Sottintendi guardate se ecc.(842) A ME. Secondo me.(segue)