Che lingue curiose!Sta tu' (1a) Francia sarà una gran Città,ma li francesi che nascheno llìhanno una certa gorgia de parlàche ssia 'mazzato chi li pô ccapì.Là ttre e ttre nun fa sei, tre e ttre ffa ssì, (1)e, quanno è robba tua, sette a ttuà. (2)pe ddì de sì, sse (2) burla er porco: uì:e cchi vvô ddì de nò disce: nepàE m'aricordo de quer zor Monzùche pprotenneva (2b) che discenno a ssé, (3)discessi (3a) abbasta, nun ne vojjo ppiú.E de quell’antro che mme se maggnò’na colazzione d’affogacce un Re,e me sce disse poi che ddiggiunò?!Giuseppe Gioachino Belli7 dicembre 1831Sonetto 297Note:1a Questa tua.1 Per esempio: six pauls, ecc.2 C’est à toi.2a Si.2b Pretendeva.3 Assez.3a Dicesse.Mia libera traduzione annotata (tutti i versi del sonetto terminano con parole tronche, caratteristica tipica della lingua francese); le annotazioni sono poste in parentesi quadra:Questa tua Francia sarà pure una gran città, ma i francesi che colà nascono hanno un modo di parlare così particolare, che possa essere ucciso chi li capisce.Là tre più tre non fa sei, tre più tre fa sì [pronuncia francese della parola "six"] e quando si parla di cose di tua proprietà, sette a te ["sett'a tuà" è la pronuncia francese di "c'est a toi", "è tuo". Il gioco di parole è basato sui numeri sei e sette di questi due versi]. Per dir di sì, si burla il maiale: uì [in francese: "oui"]: e chi vuol dire di no dice: nepà [in francese: "ne pas"].E rammento quel signor monsù [pronuncia storpiata del francese "monsieur", quasi che si trattasse di un nome proprio o di una qualità personale] che pretendeva, dicendo a sé [in francese: "assez"], di dire mi è sufficiente, non ne voglio più.E di quell'altro che si mangiò, una colazione di tale portata da poterci affogare un Re e mi disse poi che digiunò?! [in francese "déjeuner" significa mangiare, pranzare e l'effetto comico è dato proprio dal contrasto con l'opposto significato dell' italiano "digiunare".].
Che lingue curiose!
Che lingue curiose!Sta tu' (1a) Francia sarà una gran Città,ma li francesi che nascheno llìhanno una certa gorgia de parlàche ssia 'mazzato chi li pô ccapì.Là ttre e ttre nun fa sei, tre e ttre ffa ssì, (1)e, quanno è robba tua, sette a ttuà. (2)pe ddì de sì, sse (2) burla er porco: uì:e cchi vvô ddì de nò disce: nepàE m'aricordo de quer zor Monzùche pprotenneva (2b) che discenno a ssé, (3)discessi (3a) abbasta, nun ne vojjo ppiú.E de quell’antro che mme se maggnò’na colazzione d’affogacce un Re,e me sce disse poi che ddiggiunò?!Giuseppe Gioachino Belli7 dicembre 1831Sonetto 297Note:1a Questa tua.1 Per esempio: six pauls, ecc.2 C’est à toi.2a Si.2b Pretendeva.3 Assez.3a Dicesse.Mia libera traduzione annotata (tutti i versi del sonetto terminano con parole tronche, caratteristica tipica della lingua francese); le annotazioni sono poste in parentesi quadra:Questa tua Francia sarà pure una gran città, ma i francesi che colà nascono hanno un modo di parlare così particolare, che possa essere ucciso chi li capisce.Là tre più tre non fa sei, tre più tre fa sì [pronuncia francese della parola "six"] e quando si parla di cose di tua proprietà, sette a te ["sett'a tuà" è la pronuncia francese di "c'est a toi", "è tuo". Il gioco di parole è basato sui numeri sei e sette di questi due versi]. Per dir di sì, si burla il maiale: uì [in francese: "oui"]: e chi vuol dire di no dice: nepà [in francese: "ne pas"].E rammento quel signor monsù [pronuncia storpiata del francese "monsieur", quasi che si trattasse di un nome proprio o di una qualità personale] che pretendeva, dicendo a sé [in francese: "assez"], di dire mi è sufficiente, non ne voglio più.E di quell'altro che si mangiò, una colazione di tale portata da poterci affogare un Re e mi disse poi che digiunò?! [in francese "déjeuner" significa mangiare, pranzare e l'effetto comico è dato proprio dal contrasto con l'opposto significato dell' italiano "digiunare".].