Quid novi?

Il Malmantile racquistato 08-1


OTTAVO CANTARE.ARGOMENTO.Dalle sue Fate Paride vestito,Vede la galleria di quell'albergo:D'un'avventura grande è poi avvertito,E appresso ha un libro che non parla in gergo,Con una spada d'un acciar forbito;Ond'ei piglia licenza, e volta il tergo.Vien Piaccianteo condotto al generale,Che non gli volle far nè ben nè male.1.Vorrei che mi dicesse un di costoroChe giostran, tutta notte per le vie,Che gusto v'è; perchè, a ridurla a oro (870),Non v'è guadagno e son tutte pazzie;Poichè, lasciando ch'e' non è decoro,L'aria cagiona cento malattie.Mille disgrazie possono accadere,Mille malanni, diavoli e versiere.2Sapete ch'e' s'inciampa e ch'e' si cascaSi può in cambio d'un altro esser offeso;O dar in un, se t'hai moneta in tasca,Ch'alleggerir ti voglia di quel peso;Manca in qual mo' si può correr burrasca:Però vi giuro, ch'io non ho mai intesoLa fin di questi tali, e tengo a menteQuel ch'un tratto mi disse un uom valente.3.La notte, disse, è un vaso di Pandora,Che versa affronti, risichi e tracolli;Perocchè nel suo tempo sbucan fuoraTutti i ribaldi, ladri e rompicolli;Onde sia ben riporsi di buon'ora:E deve esempio l'uom pigliar da' polli,Che l'un di loro al più vale un testone (871),E pria che 'l Sol tramonti, si ripone.4.Ed egli che d'un mondo assai più vale,Sta fuori tutta notte, o diacci o piovaE gira al buio come un animale,Cercando di Frignuccio (872) in bella prova;Nè fia gran fatto poi se gli avvien male,Chè ben sapesti che chi cerca trova.Ed eccovene in Paride il riscontro,In modo che non v'è da dargli contro.5.Perchè le son tutte cose provateE vere, che non v'è spina nè osso;E non si trovan poi sempre le Fate,Chè vengano a levarti il mal da dosso;Come al Garani, quand'a gambe alzateAndato era la notte giù nel fosso,Che, mentre conteggiava colla morte,Da esse ebbe un favor di quella sorte.6.Or questi vuol che pur di lui discorra,Onde di nuovo a' atti suoi ritorno.Le ninfe, che 'l vedean batter la borra (873),Tutte li son co' panni caldi attornoE già tra loro par che si concorraDi fargli dare una scaldata in forno;Ma perchè questo in danno suo risulta,Dir volle il suo parere anch'ei in consulta.7.Che terminò di non farn'altro; ond'esseLo feron rivestire a spese loro;Una camicia nuova una gli messe,C'ha dal collo e da man trina e lavoro;L'altra il giubbone, un'altra le brachesse,Tutto di un ricco e nobil quoio (874) d'oro;Un'altra gli ravvia la capellieraE gli mette, il benduccio (875) e la montiera (876).8.A spasso poi lo menan per la manoA veder la lor bella abitazione,Ma poi più buona, benchè sia in pantano,Perchè a pagar non hanno la pigione;La quale è un negozio odioso e strano,Quando quell'insolente del padroneTi picchia a casa e con sì poca graziaChiede il semestre, ch'e' non vè una crazia (877).9.Circa questo, pensiero elle non hanno.Nè di fare altre spese, come accadeAd ogni galantuomo a capo d'annoD'acconci tasse e lastrichi di strade.Il vento, e il freddo non può far lor danno,Perch'il tetto, che scorre e mai non cade,L'inverno su i pilastri di coralloSi ferma e forma un palco di cristallo,10.Di state il Sole giù ne' lor quartieriNon può col frugnolone (878) aver l'ingresso;Tal ch'elle stanno bene e volentieri.E godono, un pacifico possesso.Paride intanto infra tazze e bicchieri,E di più sorte vini e frutte appresso,Con esse ritrovandosi in cantina,Volle provarne almeno una trentina.11Nè per questo alterato egli ne resta;O venga ch'egli è avvezzo in Alemagna,O che quel vin faccia a salvar la testa,Ed in quel cambio dia nelle calcagna;Ragion che quadra bene e quella e questa,Perch'ei non urta mai chi l'accompagna,Ma sempre in tuono, e dritto com'un fusoCon esse per le scale torna suso.12.Ov'egli entrato in una bella salaCh'ella sia l'accademia si figura;Perchè vi son l'aratolo e la pala,Strumenti da studiar l'agricoltura:Di lì poi salgon sopr'a un'altra scalaDi baston congegnati infra due mura.,Donde, arpicando come fan le gatte,Vanno a passar per certe cateratte.13.Ma qui la Musa vuol ch'io mi dichiari.Circa al descriver queste loro stanze;Chè s'io vi pongo addobbi un po' ordinari,Non son per dir bugie nè stravaganze;Perchè le ninfe han solo i necessari,Nè voglion pompe nè moderne usanze,Per insegnare a noi ch'abbiam le borieDi quadri, e letti d'oro, e tante storie.14.Ch'ognun vuol far il principe al dì d'oggi;Sebben chi la volesse rivedere (879)Molti si veggon far grandezze e sfoggi,Che sono a specchio (880) poi col rigattiere (881).Il lusso è grande e già regna in su i poggi (882),E son nelle capanne le portiere.E tra cannelli (883) insin qualsivoglia untoHa i suoi stipetti e seggiole di punto (884).15.Orsù, perch'ío non caschi nella penaDe' cinque soldi (885), ecco ritorno a bombaA brache d'or(886), che nel salire arrenaPer quella scala che va su per trombaPerchè, sebbene ci fa il Mangia (887) da SienaGli è disadatto e pesa ch'egli spiomba;E colle ninfe a correr non può porsi,Massime lì, che v'è un salir da orsi.16.Elle di già, com'io diceva adesso,Uscite son di sopra a stanze nuove,Aspettando che faccia anch'ei l'istessoCh'appunto com'il gambero si muove;Onde convien poi loro andar per esso.Ed aiutarlo fin che piacque a Giove,Che quasi manganato e per strettoioPassasse ad alto il cavalier di quoio,17.'N un dormitorio grande, ma diverso (888),Ove ciascuna in proprio ha la sua cella,Che sta, com'io dirò, per questo verso,Se non erra Turpin che ne favella,Una stanga a mezz'aria evvi a traverso,Dov'ella tien le calze e la gonnella,Il penzol(889) delle sorbe e del trebbiano (890),E quel che più le par di mano in mano.18.Più giù da banda un tavolin si vedeChe su i trespoli fa la ninna nanna,E fa spalliera al muro, ove si vedeUna stoia di giunchi e sottil canna.Evvi una madia zoppa da un piede,E il filatoio colla sua ciscranna (891);Non v'è letti, se non un per migliaioChè tutte quante dormono al pagliaio.19.Paride guarda e par che gliene goda;Chè la gente alla buona e positivaSempre gli piacque, e la commenda e loda.In questo mentre a un'altra porta arriva,E nel sentir un certo odor di brodaChe tutto lo conforta e lo ravviva,Entra di punta, perchè s'indovinaChe quella sia senz' altro la cucina.20.Dal che sentitosi allegare i denti (892)Sì pensa che vi sien grand'apparecchi;Ma trova in ozio tutti gli strumentiE i piatti ripuliti come specchi:Teglie e padelle, inutili ornamentiStar appiccate al muro per gli orecchi;Ed anche son per starvi più d'un poco,Perchè il gatto a dormir vede in sul fuoco.21.Ond'egli offeso molto se ne tiene,Ch'una mentita per la gola tocca;Ma quelle che s'avveggon molto beneCh'egli ha l'arme di Siena (893) impressa in bocca,Gli accennan ch'ei vedrà (894) se il corpo tiene;Ed ei ghignando allor più non balocca,E con esse ne va di compagniaPer ultimo a veder la galleria.22.Di maiolica nobil di FaenzaIvi le soglie sono e i frontespizi;Quivi son quadri di gran conseguenzaDi principi ritratti e di patrizi,Originali fatti già in FiorenzaDa quel(895) che gli vendea sotto (896) gli Ufizi;Ed evvi dello stesso una sibilla,Ed una bella cittadina in villa.23.Di cartapesta mensole e sgabelliIntorno intorno innalzan, sopra al pianoStatue eccellenti di quei Prassitelli (897),Ch'a i sassi danno il moto in Settignano (898);Cedano i Buonarruoti e i DonatelliA quel basso rilievo di lor mano (899),Ch'a' Padri Scalzi pur si vede ancora (900)Sull'arco della porta per di fuora.24.Sicchè quest'opre che non hanno pari,Quanto i suddetti quadri c'han del vago,Non si posson pagar mai con danari,Perchè son gioie che non hanno pago.Uno scaffale v'è di libri vari,Ch'eran la libreria di Simon Mago,Ch'abbellita. di storie e di romanzi,Fu poi venduta lor dal Pocavanzi (901).25.Evvi un tomo fra gli altri scritto a penna,Ch'a me par bello e piace sine fineOve si legge in carta di cotennaTradotte le libréttine (902) in sestine;E che Galeno e il medico AvicennaIn musica mettean le medicine;Però, se il corpo sempre a chi le piglia.Gorgheggia e canta non è meraviglia.Note:(870) RIDURLA A ORO. Vedi c. III, 48.(871) TESTONE. Moneta che valeva lire italiane 1, 68.(872) FRIGNUCCIO pare un nome proprio, ma significa male, malattie; da infrigno che vale grinzoso, infermiccio.(873) BATTER LA BORRA. Tremare, battere i denti.(874) QUOIO o cuoio D'ORO si chiamano certe pelli conciato e dorate.(875) BENDUCCIO. Striscia di panno lino bianca, che s'appicca pendente alla spalla o alla cintola dei bambìni, perchè si possano con essa nettare il naso. (Minucci.)(876) MONTIERA. Sorta di berrettino, in forma di piccol cappello, con mezza piega.(877) UNA CRAZIA valeva 7 centesimi.(878) FRUGNOLONE. Vedi c. VII, 37.(879) CHI LA VOLESSE RIVEDERE. A esaminar bene la cosa.(880) SPECCHIO. Lista, libro; qui, dei debitori.(881) RIGATTIERE. Rivenditore di robe usate.(882) IN SU I POGGI. Anche i montanari si tengono in lusso.(883) I CANNELLI sono arnesi dei tessitori di lana, i quali facilmente sono unti.(884) DI PUNTO. Ricamate e trapuntate.(885) PENA DEI CINQUE SOLDI. Vedi c. V, 30.(886) BRACHE D'OR. Il Garani. Vedi st. 7. Così chiamasi anche il fante di danari nelle minchiate, perchè è dipinto con calzoni gialli.(887) FA IL MANGIA. Fa il bravo, che mangerebbe gli uomini vivi. Era il Mangia una statua posta sulla torre dell'oriuolo di Siena. La dolorosa istoria del Mangia è questa. Dicono che un gobbo fiorentino ritrovandosi a Siena, volle salire sulla torre, dicendo che andava a fare una visita al Mangia. Quando fu su, guastò in parte il congegno pel quale la statua ad ogni ora veniva fuor dalla torre a batter le ore. Sceso ch'ei fu, gli domandarono; Che t'ha detto il Mangia? Rispose il gobbo: E' m'ha detto ch'all'undici sarà in piazza. E con questo si partì per Firenze. Allo scoccar dell'undici il povero Mangia fu in pezzi nella piazza di Siena. Ma la memoria di lui dura eterna: Salutami il Mangìa è anche oggidi l'addio scherzoso che si dà a chi parte per Siena.(888) DIVERSO. Strano.(889) PENZOLO. Qui, Mazzo pendente.(890) TREBBIANO. Qui intende l'uva così detta.(891) CISCRANNA. Specie di seggiola.(892) ALLEGARE I DENTI. Qui, venir voglia di mangiare.(893) L'ARME DI SIENA. La lupa (fame).(894) VEDRÀ ecc. Sperimenterà ecc. Mangerà e beverà. Modo plebeo.(895) DA QUEL. Un povero pittore da pochi soldi che forse fu contemporaneo del Poeta.(896) SOTTO le logge degli ufizi di Firenze si vendono ancora robicciuole e merci a vil prezzo.(897) PRASSITELLE. Prassítele, celebre scultore greco.(898) IN SETTIGNANO, borgo vicino a Firenze, ove sono molti scarpellini che danno il moto a i sassi levandoli dalle vicine cave, per farne poi stipiti ecc.(899) DI LOR MANO. Lavorata daì Prassíteli di Settignano.(900) SI VEDE ANCORA. Questo brutto basso rilievo fin dal 1677 non si vede più sulla facciata di questa chiesa che comunemente è chiamata San Paolino.(901) IL POCAVANZI fu povero libraio fiorentino che s'era ridotto a non vender quasi altro che leggende.(902) LE LIBRETTÍNE. Libretto che insegna le figure e le prime regole dell'abbaco."Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)(segue)