Quid novi?

Il Malmantile racquistato 09-1


NONO CANTAREArgomentoGiunti i rinfreschi e invigorito il campoCorre all'assalto, e segue aspra baruffa.Malmantil quasi è preso, ond'al suo scampoChiama all'accordo, e termina la zuffa;Chi tratta più di guerra or trova inciampo,Perchè nell'allegrezze ognun si tuffa:Fassi in corte il convito, e poi, dal vinoRiscaldati quei principi, il festino.1.La guerra che in latino è detta bello,Par brutta a me in volgar per sei befane;Non ch'altro, s'e' comincia quel bordello (959)Di quell'artiglierie che son mal sane,E ch'e' non v'è da mettere in castello (960),E stenti (961) poi per altro com'un cane,Senz'un quattrìno e pien di vitupero (962);Ditelo voi se questo è un bel mestiero.2.E pur la gente corre, e vi s'accampaOgnun, per farsi un uomo e acquistar gradi,Quasi degli uomin colà sia la stampa,Mentr'il cavarne l'ossa avviene a radi.Là gli uomin si disfanno, e chi ne scampaHa tirato diciotto con tre dadi (963);E pria ch'ei giunga a esser caporale,Mangerà certo più d'un staio di sale.3.Sícchè e' mi par ben tondo ed un corrivo (964)Chi può star bene in casa allegro e sanoE lascia il proprio (965) per l'appellativo,Cercando miglior pan che quel di grano.Ce n'è un'altra ancor ch'io non arrivo (966),Ch'è quell'assalir un coll'armi in manoChe non sol non m'ha fatto villania,Ma che mai viddi in viso in vita mia.4.Orsù, cerchi chi vuol battaglia e risseE si chiarisca (967) e provi un po' le chiare;Che s'io credessi farmi un altro Ulisse,L'armi perciò non m'hanno a inzampognare (968).Ognuno ha il suo capriccio, come disseQuel lanzo che volea farsi impiccare;Però mi quieto, ma perch'ora bramoMostrarvi il vero, attenti e cominciamo.5.Sorge l'aurora, e come diligenteSpazza le stelle in cielo e fa pulito;Poi fassi alla finestra d'orïente,E vòta l'orinal del suo marito;Ma perchè il carretton ricco e lucenteGià muove il Sole ed ella l'ha sentitoAcciocch'ei non la vegga sconcia e sciatta,Manda giù l'impannata e si rimpiatta.6.Quando il vitto comparve ed il rinfresco,Sicchè chi avea col masticar divieto (969)Appoggiò lietamente il corpo al descoE, come si suol dir, riebbe il peto.E il general, che tutta notte al frescoAndò coll'astrolabio innanzi e indreto,Battendo la dïana (970) in sul lunarioAvea fatto di stelle un calendario (971).7.Lasciato s'era anch'egli rivedereTutto quanto aggrezzato (972) al pappalecco (973)Dove per aver meglio il suo dovereFece in principio un bel murare a secco.Quand'ei fu pieno, alfin chiese da bere,E poich'egli ebbe in molle posto il becco,Figliuoli, disse, omai venuta è l'oraCh'e' si tratta d'averla (974) a cavar fuora.8.Se a mensa ognun di voi tanto s'affolta,Mangia per quattro e beve poi per sette,Che par proprio ch'e'sia giunto a ricolta,Anzi ch'egli abbia a far le sue vendette;Tal ch'io pensai vedervi anco una voltaLa tovaglia ingoiar e le salviette:Ed ebbi un tratto anche di me paura;Per una spalla dávola (975) sicura.9.Redeamus ad rem: se, come ho detto,Qua foste al bere infermi (976) e al mangìar sani,E co' coltelli in man standovi a pettoRiusciste sì bravi sparapani,In battaglia vedervi ancora aspettoColla spada così menar le mani,Onde il nimico vinto ed abbattutoNe sia, come stanotte ho preveduto.10.Chè quasi fui per dar nelle girelle;Perchè, dopochè i punti della LunaEbbi descritti, e che tutte le stelleAvevo rassegnate ad una ad una,Trovo smarrite aver le Gallinelle (977);Ma dopo è ch'io mi davo (978) alla fortuna,Che fra le stelle fisse e fra l'errantiNon vedevo nè anche i Mercatanti (979).11.Ma dissi poi da me che poco importaSe quel branco di polli non si trova;Anzi che questo a noi risparmio apporta,Perocchè mangian molto e non fann'uova.E se nè anche alcuna stella ho scortaDe' Mercatanti, qui creder mi giovaCh'e' sieno in fiera, ovvero al lor viaggioPer la Via Lattea a mercantar formaggio.12.Ma perchè in armi boti (980) son costoro,Che, fuor che a' tribunali, non fan liteNè altro scudo impugnan che quel d'oro,Nè dan, se non di penna, le ferite,Ogn'altro poi nel resto dee dar loroCome a' lor libri piantan le partite;Senza lor dunque andiam, chè avrem vittoria:Essi cerchin la roba, e noi la gloria.13.Non prima stabilì l'andare in guerra,Che vedesti, più presto ch'io nol dico,Un leva leva a un tratto, un serra serra,Ed ir correndo contr'all'inimico:Com'un branco d'uccelli il quale in terraSia calato a beccar grano o panico,Un che si muova, basta; chè quel soloFa subito pigliare a tutti il volo.14.I coraggiosi, al primo che si mosseGli altri, già sendo meglio su' picciuoli (981),Non poterono stare più alle mosse,Ma corsero ancor lor come terzuoli (982).Giunti di Malmantile in sulle fosse,Drizzate al muro assai scale a piuoli,Il salirvi tenevano una baia,Com'andar pe' piccioni in colombaia.15.Ma quei di sopra fecero parerli (983)Ben presto un altro suon; perchè isso fattoCominciaro a tirar non solo i merliCh'avrebbon le testuggini disfatto,Ma, quasi fosse quivi un Bastian Serli (984)O quanti architetture hanno mai fattoA stampar capitelli e frontespizi,Per aria diluviavan gli edifizi.16.Gli stipiti, le soglie e gli architraviA questo effetto essendo già smurati,Per via di curri, d'argani e di traviGli avevan sulle mura strascinati;E benchè molto disadatti e gravi,In tal maniera posti e bilicati,Che ad ogni po' di spinta botto bottoFaceano un venga (985) addosso a chi era sotto.17.Le donne anch'esse corron co' figliuoli,E ciò che trovan gettan dalle mura;Chi colla conca o vaso da viuoli (986)Pigha a qualcun del capo la misura:Profuma il piscio i panni e i ferraiuoli,Nè guardan s'e' v'è pena il far(987) brutturaChi tira già un lastrone alle cervella,Che s'e' v'è grilli serva per murella (988).18.Chi, perchè giù non piglin l'imbeccata (989),Cuopre i capi con tegoli e mattoni:Chi versa giù bollente la rannata.Che pela i visi e porta via i bordoni (990):Nell'olio un'altra intigne la granataE fa l'asperges sopra i morïoni:Altre buttan le casse, acciò i soldatiPartir si debban poichè son cassati (991).19.Un'altra con un gatto vuol la berta:Legato il cala; ond'ei fra quei d'UgnanoSguaina l'ugna e colla bocca apertaGrida inasprito in suo parlar soriano:Ed il primo ch'ei trova, egli diserta (992),Chè dov'ei chiappa, vuol levarne il brano:Così l'alz'ella e abbassa colla corda,Acciocch'or questo or quello ei graffi e morda.20.Miagola e soffia il gatto e s'arronciglia,Ed essa gode ed utile ne strappa;Perchè quel che tra l'ugna un tratto pigliaEgli è miracol poi se più gli scappa;Ond'ella spesso, che lo tiene in briglia,Lo tira su con qualche bella cappa,Con qualche ciarpa o qualche pennacchiera.E, così gli riesce di far fiera.21.Quand'una volta lascialo calareDinanzi al busto di Grazian MollettoChe fu dì posta per ispiritareQuel pelliccion vedendo intorno al pettoLa bestia intanto salta, e dal collareTutto prima gli straccia un bel giglietto (993);Di poi si lancia e al capo se gli serra,Sicchè il cappello gli mandò per terra.22.Non sa Grazian, che diavol si sia quello;Pur tanto fa, ch'al fine ei se ne sbrigaEd alza il viso per farne un macello.Ma vedendo il rigiro e ch'ei s'intrigaCon dame, vuol cavarsi di cappello;Ma perch'il micio gli ha tolto la briga,La dama accivettata (994), anzi civetta,Lo burla che gli è corsa (995) la berretta,23.Ed ei che da colei punger si sente,Onde al naso lo stronzolo gli salePerde il rispetto e quivi si risenteCon dirgli mona Merda e ogni male.Va in questo all'aria un gran romor di genteChe a terra scende a masse dalle scale,Fiaccate e rotte anch'esse dagli spruzzoliDi pietre che ancor grattano i cocuzzoli (996).24.Chi boccon, chi per banda e chi supinoGiù se ne viene e fa certe cascate,Che manco le farebbe un ArlecchinoQuand'in commedia fa le sue scalate.Sicchè, se innanzi fecero il fantino (997),Le brache in fatti (998) gli eran poi cascate;E infranti e pesti andando giù nel fosso,Hann'oltre a questo nuove scale addosso.25.Quantunque il campo annaffi tal rugiadaCome le zucche, inarpican le scale;Onde più d'uno in giù verso la stradaFa pur di nuovo un bel salto mortale:Ma benchè a monti ne trabocchi e cada,Sardonello sta forte e in alto sale;E tra i nimici affine, a lor mal grado,Mette su il piede e agli altri rompe il guado.26.Chi vidde in un pollaio ove si trovaUn numero di polli senza fineTra lor cascar qualche pollastra nuova,Che tost'addoss'ell'ha galli e gallineCiascun per far di lei l'ultima prova;E se e' non fosse la padrona alfine,Che la difende e da beccar le porta,Stroppiata rimarrebbe e forse morta:27.Non altrimenti il numeroso stuolo,Vedendo Sardonel c'ha fatto il passo.Concorre tutto quanto contro a un soloPer mandarlo in minuzzoli a Patrasso (999);E gli facean tirar presto l'aiuolo (1000),O col ferirlo o col tirarlo a basso;Ma Eravan, che debito (1001) lo scorge,Aiuto a un tempo ed animo gli porge.28.Chiunque è 'n castello allor pien di pauraCorre per far ch'avanti ei più non vadaE mentre il vuol rispinger dalle mura,Ch'altri più la s'arrampica non bada.Pur, d'ovviare anco di qua proccura.Ma in sette luoghi è già fatta la strada.E d'ogn'intorno tanto il popol cresce.Che ogni riparo invalido riesce.29.Avviene a lor nè più nè meno un iotaCom'a' fanciulli, quando per la viaFan la tura al rigagnol colla mota,E l'acqua ne comincia a portar via,Che mentre assodan quivi ov'ella è vota.,Essa distende altrove la corsia;E se riparan là, più qua fracassa,Talch'ella rompe e a lor dispetto passa.30.Già tutti son di sopr'alla muragliaChe la circonda un lungo terrapieno;Già si fiorisce in sì crudel battagliaDi sanguinacci la gran madre il seno;Celidora a due man ferisce e taglia,Che nè anche un villan che seghi il fieno,Tanti fil d'erba col falcion ricide,Quant'uomini costei squarta ed uccide.31.Il principe d'Ugnano ed AmostanteDa toccatori (1002) fan col brandistocco (1003),Perocchè della morte almen cessante (1004),Se non prigion, si fa chi è da lor tocco.All'incontro ritrovasi SperanteChe fa, menando la sua pala, il fiocco (1005):E se già le sustanze ha dissipate,Or manda male gli uomini a palate.32.Maso di Coccio a questo e quel comanda,Ed all'un donne e a un altro ne promette;La compagnia (1006) del Furba innanzi manda;Che resti a' fianchi a Batiston commette,Con Pippo, il quale sta dall'altra banda.Ma egli in retroguardia poi si mette;E mentr'ognun s'avanza a gloria intento,Ei siede a gambe larghe e si fa vento.33.Amostante all'incontro un nuovo MarteSempra fra tutti avanti alla testata;Lo segue Paol Corbi da una parte,E da quell'altra Egeno alla fiancata.Vengonsi intanto a mescolar le carte (1007)E vien spade e baston per ogni armata;E chi dà in picche e a giuocar non è lesto,Vi perde la figura e fa del resto (1008).Note:(959) BORDELLO. Strepito.(960) METTERE IN CASTELLO. Mettere, in fortezza i viveri.(961) STENTI. Tu stenti.(962) VITUPERO. Qui, ogni sorta di malanni e sudicerie.(963) DICIOTTO ecc. È stato fortunatissimo. Con tre dadi il massimo dei punti è 18.(964) CORRIVO. Semplice, credulo.(965) IL PROPRIO ecc: Il certo per l'incerto. Modo preso dal linguaggio grammaticale.(966) NON ARRIVO a intendere.(967) SI CHIARISCA ecc. Vedi c. I, 1 e 60.(968) INZAMPOGNARE. Infinocchiare.(969) AVEA DIVIETO. Non poteva, per non v'esser di che.(970) BATTER LA DIANA, la borra, i denti, pel freddo.(971) CALENDARIO. Qui, Registro.(972) AGGREZZATO. Intirizzito.(973) PAPPALECCO. Mangiare, ghiottornía.(974) AVERLA. La spada.(975) DÀVOLA. Nel caso che mi voleste mangiar me, io m'accordava di darvi una spalla.(976) GL' INFERMI, per l'arsura della febbre, bevono assai.(977) LE GALLINELLE. Le Pleiadi.(978) MI DAVO ecc. Mi disperava.(979) I MERCATANTI. Tre stelle del Balteo d'Orione.(980) BOTI. Uomini di gesso. Vedi c. IV, 17.(981) PICCIUOLI. Gambi delle frutte. Qui, Gambe.(982) TERZUOLO. Specie di falcone.(983) FECERO PARERLI ecc. Li fecero ricredere e conoscere che la cosa stava altrimenti.(984) BASTIAN SERLI scrisse d'architettura.(985) UN VENGA. Quando altri getta da alto roba in istrada, senza poter guardare se passa gente, si tiene uno da basso che gridi all'uopo Venga o Non venga.(986) VIUOLO. La pianta che produce la viola.(987) IL FAR. Cioè a far. Allude alle leggi che proibiscono di gettare immondizie per le vie.(988) MURELLA. Piastrella. Vedi c. VI, 34.(989) IMBECCATA. Infreddagione.(990) BORDONI. Quelle penne che non sono ancor del tutto spuntate fuor dalla pelle; il pelo che spunta.(991) CASSATI. Doppio senso: cancellati  incassati.(992) DISERTA. Concia male.(993) GIGLIETTO. Specie di trina.(994) ACCIVETTATI si dicon gli uccelli che non si lascian cogliere alla pania, perchè abituati a veder la civetta.(995) CORSA. Rubata. Questo modo vale anche: Essere un dappoco.(996) I COCUZZOLI. Le teste.(997) IL FANTINO. Il bravo.(998) IN FATTI. Quando si fu a' fatti.(999) A PATRASSO. Farlo morire. Vedi c. V, 13.(1000) TIRAR L'AIUOLO. Esser nelle convulsioni della morte.(1001) DEBITO a morte; in pericolo di esser perduto per sempre.(1002) TOCCATORI. Vedi c. II, 60; e VI, 44.(1003) BRANDISTOCCO. Arme in asta simile alla picca.(1004) SI FA  CESSANTE, se non prigione, della morte. Se non muore, manca poco. Cessante è il debitore contro cui si possa immediatamente fare esecuzione. Usa questa frase per continuare la metafora dei Toccatori.(1005) FARE IL FIOCCO. Fioccar colpi.(1006) LA COMPAGNIA ecc. Vedi  c. III, 57.(1007) MESCOLAR LE  CARTE ecc. Vedi c. VIII, 61.(1008) FA DEL RESTO. Muore."Il Malmantile racquistato" di Lorenzo Lippi (alias Perlone Zipoli), con gli argomenti di Antonio Malatesti; Firenze, G. Barbèra, editore, 1861)(segue)