Quid novi?

Deh perché mie del Gange...


Deh perché mie del Gange ora non sonoDeh perché mie del Gange ora non sonoLe ricche sponde folgoranti d'oro,Ché eguale alla mia voglia offrir tesoroVorrei, divota all'immortal tuo trono!Ma folle or io che bramo, e che ragiono,Se 'l mar, la Terra, e quanto è chiuso in loro,Padre, già tutto è tuo? qual fia decoroLe ricchezze, che abborri, offrirti in dono?Or se donarti ogn'altra cosa è vano,Il desire, che è mio, t'offro, ed umileRivolta al Ciel m'ascolti il Vaticano.Per te lo stame d'or la Parca fileTanto che con tua santa invitta manoTutte guidi le Gregge a un solo Ovile.Prudenza Gabrielli Capizucchi (in Arcadia: Elettra Citeria)Tratto da "Rime degli Arcadi", Volume 3°, Roma, per Antonio Rossi alla Piazza di Ceri, 1716 (Sonetto 179)Anche in: Agostino Gobbi, Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), pt. 3, p. 512