Quid novi?

Andrea Navagero


XIIDi M. Andrea Navagero 1 Donna, de’ bei vostr’occhi i vivi rai, Che nel cor mi passaro, Con lor subita luce Amor svegliaro Che si dormiva in mezzo del mio core. Svegliossi Amor che nel mio cor dormia E i bei raggi raccolse, E formonne una imagin sì gentile Che tutti i spirti miei ver lei rivolse. Questa alor tanto umile A l’alma si mostrò sì dolce e pia Che, perché voi mi siate acerba e ria, Tanto è dolce la spene Che dimora nel cor, che di mie pene E d’ogni dolor mio ringrazio Amore. 2 Veramente, madonna, in me l’ardore Tanto non è quanta bellezza in voi, Ch’uom viver non potrebbe a tanta doglia; Ben è quanto in amante esser mai soglia, Né perché tutti i suoi Pungenti strali in me spendesse Amore Potriami punto accrescer di martire, Che giunto son a quel ch’uom pò patire. Non ha stella nel ciel che dimostrarsi Possa sì chiara mai ch’al sol sia eguale, Anzi tanto fiammeggia e tanto luce Quanto ei le dà, che fonte è d’ogni luce; Così beltà mortale, Donna, non è ch’a voi possa aguagliarsi, Anzi bello fra noi sol quel s’apprezza Che parte tien de la vostra bellezza. Tanto e più bella ancor, madonna mia, Sete, né di voi dir si puote a pieno. Io dalla mia natura non ho avuto Maggior poter ch’a mortal sia devuto; Onde, s’io v’amo meno Ch’a vostra tant’altezza converria, Egli è che mia virtù tanto vincete Quanto più bella d’ogni bella sete. 3Leggiadre donne, che quella bellezza Che natura vi diede (Come ben si richiede) Desiderate ornar di gentilezza, Se ’l chiuso vostro cor non s’apre pria, Tanto che v’entri il bel raggio d’amore Da cui vien tal valore, Ei non avrà giamai quel che desia. Come tutto col dì si mostra fuora Quel che l’ombrosa notte ricopria, E ove luce non sia Non si puote veder alcun colore, Così in quel che non have amor nel core Virtù mai non si vede, E sempre ov’amor siede Ogni valor si trova, ogni adornezza. 4Fiamma amorosa e bella, Che da’ begli occhi della donna mia Con le sue man nel cor m’accese Amore, Quanto ringrazio il ciel e la mia stella Ch’in sorte dato m’han sì dolce ardore, Quanto Amor che t’aperse al cor la via ! Ch’io sia senza il tuo ardor giamai non fia, Che ciò né posso, né poter vorrei. Tu sempre arder mi dèi, Ch’ancor che ’l corpo sia caduco e frale, Tu ch’in l’alma, che è eterna, accesa sei, Sarai com’ella eterna ed immortale. 5Sonno, ch’all’affannate e stanche menti D’ogni fatica lor riposo sei, Deh moveti a pietà de’ dolor miei E porgi qualche pace a’ miei tormenti. Lasso, le notti mie son sì dolenti Che quando più riposo aver devrei, Allor più piango e mi doglio di lei Che sprezza gli angosciosi miei lamenti. Tu, ch’acqueti ogni pena acerba e rea, Vien, Sonno, ad acquetar i miei martiri E vinci quel ch’ogn’altro vince, Amore. Così sempre sian lieti i tuoi desiri, E il sen de la tua bella Pasitea Sempre spiri d’ambrosia un dolce odore. 6Se sempre ha da durar vostra beltate, Perché, donna gentil, sì avara sete Di quel che eterno posseder devete E se questa fiorita e verde etate È come in bel giardin tenero fiore, Che il mattino, a l’aprirsi d’oriente, Tutto vermiglio e pieno di vigore, Ogni erbetta che ha intorno rider face, Languido e secco poi la sera giace E perde il vago suo dolce colore, Perché lieta e gioiosa non godete, Prima che sian vostre bellezze spente, Quel che deve perir sì agevolmente.Andrea NavageroDa: Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori (a cura di Lodovico Domenichi - Giolito 1545)