Quid novi?

Iacopo Marmitta


XIIIDi M. Iacopo Marmitta 1 "Poiché in questa mortal noiosa vita Il fin di tutti i mali è sol la morte, Per non viver più in grembo a l’empia morte, Che morto tiemmi in sì dolente vita, Forza è ch’io stesso rompa di mia vita Lo stame e togli con inganno a morte La gloria ch’ella spera nel dar morte A me, c’ho in odio il lume della vita. So ben che cosa lieve fia la morte A sì gran mal; però, se già la vita Viver non seppi, or saprò gir a morte". Così disse il buon Tosco e a l’altra vita Tosto ne gì, cangiando in chiara morte La sua infelice e tenebrosa vita. 2 "Chi può sì degna ed onorata impresa, Figlio, biasmar, quantunque a la tua bella Patria, di donna fatta vile ancella, Non sia la cara libertate resa ? Se la tua voglia di giust’ira accesa Al propio sangue fu cruda e rubella, Quinci si vede quanto fosse quella Sol al publico ben, né ad altro intesa. O quante volte già, di meraviglia Pieno e di sdegno, dissi: ov’è il valore De’ nostri antichi ? u’ son le destre ardite ?". Così, rasserenate ambe le ciglia, Arno del novo Bruto il chiaro onore Cantava, e gli rendea grazie infinite.Iacopo MarmittaDa: Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori (a cura di Lodovico Domenichi - Giolito 1545)