Quid novi?

Battista Dalla Torre


XV Di M. Battista Dalla Torre 1Vicina Ecco, ch’ascolti i miei lamenti, E quantunque fra sassi e tra le frondi Occultamente a gli occhi miei t’ascondi, Mostri pietà de’ miei gravi tormenti,Tu raddoppi i miei tristi ultimi accenti, Tu col mio spesso il tuo dolor confondi: S’io grido Furnia, e tu Furnia rispondi, E meco s’io mi doglio ti lamenti.Te sola ho provato io ninfa pietosa, Come quella cui forse ancor soviene De l’amato Narciso la durezza.Eguale arde ambidue fiamma amorosa, Eguale è ’l nostro amor, pari le pene, Ed ambidue già vinse egual bellezza.2Ninfa, che ’n questa oscura grotta ascosa Co’ miei spesso accompagni i tuoi sospiri E meco spesso incontra il ciel t’adiri, Mostrandoti del mio dolor dogliosa,Ben s’assomiglia al tuo, Ninfa pietosa, Questo mio stato, pien d’aspri martiri Dapoi che la mia speme, i miei desiri Posi in donna crudele e disdegnosa.Te condusse ad amar l’empia tua sorte Il superbo Narciso, e me conduce L’ingrata Furnia a dolorosa morte.Per te raggio di sol qua giù non luce, Qui per me son tutte le gioie morte: Tu fuggi da le genti, io da la luce.3Se mai l’orgoglio tuo ti mosse a sdegno, Del cielo domator santo Cupido, Abbandona di Cipro il propio nido, Esci, gran re, fuor de l’antico regno,Spiega l’ali, signor, senza ritegno Là dove Alcon con doloroso grido Tutto ’l ciel empie e tutto il nostro lido, E ti chiama d’imperio e d’onor degno."Che ti giova", dice egli, "in pioggia d’oro, O superbo fanciullo, aver cangiato Giove, il gran re del cielo, in cigno, in toro,Se la mia Furnia vedi aver sprezzato Le tue fort’armi ed ogni forza loro ? Come tu il cielo, ed ella ha te domato". 4"Ben m’aveggio morir tutto il tuo affetto, Furnia, in te sol, come in te prima nacque; Fuor che ’l tuo sempre ogni altro amor ti spiacque, Né mai pietà di me ti scaldò il petto.Siati essempio l’incauto giovinetto Ch’odiando altrui tanto a se stesso piacque, Che fatto un fior presso a le gelide acque Con la forma perdé voce e intelletto.Ma pria che perdi così bella spoglia, Cara, benché crudel, nemica mia, Eterna fia l’alta mia piaga acerba".Così gridando Alcon vinto di doglia Risponder la pietosa Ecco s’udia, Che di Narciso ancor memoria serba.5E queste verdi erbette e questi fiori, Colti di man di vaghe pastorelle Quando il sol volea dar loco a le stelle, Alcon ti sparge, o madre de gli Amori;Alcon, che per gli antichi estinti ardori Superbo, e per le a te voglie rubelle, Or di maggior che pria fiamme novelle Racceso, oggi ti rende i primi onori.Tu, dea di Cipro, or che ’l suo crudo orgoglio Contra il tuo gran poter non ha più loco, Perché ’l vinto nemico ancora offendi?Doma Furnia, più dura assai che scoglio,Sì che seco arda d’uno istesso foco,O ne la prima libertà lo rendi.6Quanto fu sempre grave il mio tormento E la durezza altrui, Ninfa, tu ’l sai, Che ’n questo ombroso speco ascosa stai E t’accordi col mio tristo concento.Mentre io di Furnia meco mi lamento, Tu rinovelli gli tuo’ antichi guai, E mostrando pietà de’ nostri lai, Meco Furnia crudel chiamar ti sento.Questa ti tesse Alcon bianca corona D’odorati narcisi, Ecco amorosa, Per la pietate c’hai del suo dolore,E tra tutti gli fior questi ti dona, Acciò che quel che sovra ogni altra cosa Ardesti indarno, uom già, godi almen fiore.7Nel tempo che levar l’Aurora suole, Surgendo Furnia, Alcon volto a la dea: "Non t’arrossir, non ti sdegnar", dicea, "Che Furnia vinca te, che vince il Sole.O quante volte in queste piaggie sole L’han veduto Licori e Galatea Celarsi, quando quella si vedea Uscir di rose ornata e di viole.E ben n’avea ragion: che la natura Così non fe’ giamai cosa più bella, Come di lei non fe’ pietra più dura.O felice più ch’altra pastorella, Ch’al ciel gli onori e le ricchezze fura, Cui con l’Aurora e ’l Sol cede ogni stella !".Battista Dalla TorreDa: Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori (a cura di Lodovico Domenichi - Giolito 1545