Quid novi?

Orsatto Giustiniano


Quando per darmi Amor qualche ristoroQuando per darmi Amor qualche ristoroSforza pietà de le mie lunghe pene,Quell’empia e cruda e lieta a por si vieneOr ne' begli occhj, or ne le chiome d‘ oro.Io che la sua beltade in terra adoro,Sento a sì dolce fin giunger mia spene,Che forse ugual piacer prese non tieneL’ alme beate nel Celeste coro:E dal diletto allor vinto io morrei,Se non ch'ei tosto a mia salute intende,Celando quel bel volto a gli occhj miei.Così mentre or mel mostra, or mel contende,Dove corto piacer morendo avrei,_La gioja in lungo e la mia Vita stende.O forse per dolor tacita e mestaO forse per dolor tacita e mestaCetra, che già d’ Irene al dolce cantoTemprata fosti, or qual più lode e vantoMisera, morta lei, sperar ti resta? O stil, con cui sua mano a gloria destaSì ben pingendo a l’arte aggiunge tanto,Qual fia che pregio a te renda altrettanto,S’al mondo un nuovo Apelle il ciel non presta?O liti d’Adria, o Amor, o muse, e voiIn qual duol rimanete, il lume spentoDel chiaro ingegno e de' begli occhj suoi?O ciel, tu ch’ or di lei godi contento,Qual alma diè, salendo, a' premj tuoi,A te più gioja, a noi maggior tormento?Occhj, perché si lieti oltre l'usatoOcchj, perché si lieti oltre l'usatoSiete, se pianto sol piacer vi suole?Perchè tosto vedremo il nostro soleDa noi si lungamente in van bramato.Orecchie, a che delir tanto v’ è, natoDi vostre parti usar? Perché Amor vuoleDe le soavi angeliche paroleFacei tosto messagge al cor beato.Piedi, ond'è che si pronto avete il passo?Perché n' andremo a quelle luci sante,Ch'avrian virtù di far movere un sasso.Ma tu, cor, perchè vai così tremanteA‘ tanta gioja? Perch’io temo, lasso,Di perir per dolcezza a lei davante.Orsatto GiustinianoParnaso Italiano, Volume 32, Venezia, 1786, pag. 146