Quid novi?

Galileo Galilei, 2 sonetti


L'enimma, o sonetto enigmaticoAd Antonio MalatestiMostro son'io più strano e più diformeChe l'Arpía, la Sirena o la Chimera;Nè in terra, in aria, in acqua è alcuna fiera,Ch'abbia di membra così varie forme;Parte a parte non ho che sia conforme,Più che s'una sia bianca e l'altra nera;Spesso di cacciator dietro ho una schiera,Che de' miei piè van rintracciando l'orme.Nelle tenebre oscure è il mio soggiorno,Che se dall'ombre al chiaro lume passo,Tosto l'alma da me sen fugge, comeSen fugge il sogno all'apparir del giorno,E le mie membra disunite lasso,E l'esser perdo con la vita, e il nome.Galileo GalileiOr che tuffato il sol nell'onde ispaneOr che tuffato il sol nell'onde ispaneHa i fiammeggianti suoi biondi capelli,Per via Mozza, raccolte in be'drappelli,Sbuca gran moltitudin di puttane.Chiuse son già tutte l'arti di lane,E setaiuoli calon gli sportelli,A stuol da'campanil fuggon gli uccelliStorditi dal rumor delle campane.E al ponte tutta la cittadinanzaS'aduna, ove mezz'ora si sollazza,Chè questa è di Firenze antica usanza;E l'ora si avvicina della mazza,Però ti lascio : a Dio, dolce speranza,Chè'mi conviene andare insino in piazza.Galileo Galilei(Cod. Pai. v, 6).