Quid novi?

Niccolò Amanio (Note bio)


Niccolò Amanio (Note bio)Nacque a Crema, nel 1468 o nel 1469. Di famiglia bergamasca, si addottorò in legge, ricoprendo in seguito numerose cariche pubbliche a Cremona. Nel 1524 divenne podestà di Milano, carica assegnatagli dal duca Francesco II Sforza. In questi anni frequentò, fra le altre, la casa della famiglia Sforza Bentivoglio, ambiente in cui lo ritrae Matteo Bandello in alcune delle sue Novelle, ricordandolo soprattutto in qualità di poeta d’amore di notevole fama presso i contemporanei. Morì probabilmente prima del 1528, dato che proprio in quell’anno è ambientata una novella dello stesso Bandello (I, 45) in cui lo si dice già morto. Della discreta celebrità di Amanio come poeta ed esperto di questioni amorose sono testimonianze esplicite anche la menzione di Ariosto nell’ultimo canto dell’Orlando furioso (XLVI, 16) e due citazioni, l’una di Lelio Gregorio Giraldi e l’altra di Girolamo Muzio. Allo stato degli studi manca una sistematica recensio delle sue rime, che non furono mai pubblicate autonomamente nel XVI secolo. Suoi testi furono comunque inclusi più volte in antologie poetiche cinquecentesche e se ne conosce pure una buona diffusione manoscritta. Lo si può considerare come un tipico rappresentante di un petrarchismo non ancora influenzato dalla lezione bembesca, ma già in grado di raggiungere un apprezzabile equilibrio formale, soprattutto sul piano della tenuta sintattica, pur all’interno di una costante e non velata ripresa di moduli e topoi petrarcheschi. Più interessanti sono le prove sul versante del madrigale, rappresentato tuttavia nella scelta di Domenichi da un unico esemplare (7: Occhi, non v’accorgete), peraltro da restituire con ogni probabilità ad Ariosto (fra le cui rime è pubblicato a partire dalla princeps veneziana del 1546). Chiude il gruppo dei testi di Amanio la canzone in morte del figlio Ippolito (8: Queste saranno ben lagrime, questi), altro pezzo in genere apprezzato dagli studiosi. Si noti, infine, che alle rime di Amanio Domenichi fa seguire immediatamente quelle di Tommaso Castellani, poeta attivo negli stessi ambienti milanesi ricordati all’inizio (entrambi sono inclusi fra i frequentatori della casa di Ippolita Sforza Bentivoglio nella novella II, 55 di Bandello).[Paolo Zaja].Sul blog ho pubblicato 8 rime di Amanio, tratte da Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918):Ben mi potea pensare (madrigale)Dunque se i miei desiri, (canzone)Già mi fu un tempo i cieli e la fortuna (sonetto)La bella donna mia d'un sì bel foco,Qual più saggie parole, o più secrete (madrigale)Quelle pallide, angeliche vïole, (sonetto)Se per forza di doglia (madrigale)Tosto che in questa breve e fragil vita (sonetto)Altre 8 rime sono state pubblicate in questo post, tratte da Da: Rime diverse di molti Eccellentissimi Autori (a cura di Lodovico Domenichi - Giolito 1545):Alte, sassose e dirupate rive, (sonetto)Fra così calde lagrime, fra tanti (sonetto)Maladetto sia tu, tristo aere tosco, (sonetto)Occhi, non v’accorgete, (madrigale)Queste saranno ben lagrime, questi (canzone)Se nulla altra ragion poteva aitarmi (sonetto)Un mover sol de’ begli occhi lucenti (sonetto)Vana vision fallace, sogno ed ombra, (sonetto)