Quid novi?

Poesie di Jacopo Donati


Poesie di Jacopo DonatiIO misera mortal volatil vita,piena d'affanni in ciascheduna etate,priva di pace, amore e caritateper quei che la via dritta hanno smarritafelice chiunque fa da te partitae tutte sue vie drizza e sue giornateal camin retto di quella Bontate,che sol di gloria fa l'alma vestita!E perch'io sono, ahi lasso!, di coloroson nella selva di fuor del sentieroe tenebrosa sanz'alcuna luce,te, Regina del ciel, devoto essorodegni drizzare ogni mio desideroal tuo car Figlio, ch'ogni ben conduce.IIO Padre etterno, o sommo plasmatore,o Figlio redentor tanto clementequanto nessuno a dir saria possente,laudato sia l'immenso tuo valore,una col Santo Spirto pien d'amore,da lui come da l'altro procedente!Nel mondo cieco giù da tutta gente,come ne' cieli, egli è a tutte l'ore.Ché, quantunque tua santa fede siastabile sempre, lucida e verace,né chi la serve mai errar porria,pur hai degnato al secolo rapace,intra 'l gran popol che da lei devia,chiarir la setta loro esser fallace.O buon Gesù verace,concedine operarsi in questa vita,ché gloria etterna abbiamo alla partita!IIILasso, quando talor meco ripensoil fuggir de' nostri anni sì velocee quanto il Re superno, che 'n la croceper noi morì, cognosco avere offenso,quietar non si püote alcun mio senso,la lingua annoda e tremami la voce,ogni mio delettar trovo mi noce,parmi a dito dovere essere ostenso.Spero sol un conforto in tale stato,ché la Regina de' celesti regnichi è ricorso a lei sempre ha salvato.Onde con puro cor prego si degnioprar col suo santissimo portato,ché l'alma mia quiesca in essi regni.IVMei scriptoris Jacobi N. Chocchi Donati. Factum die XXV martii MCCCCLVII.Vergine glorïosa, quand'io pensol'immense grazie da te ricevute,che verament' infinite son sute,sento dentro dal cor dolore immenso.Avendo in me suppeditato il senso,sì la ragione, e le voglie dovutenon essequite, ben sì le rie adempiute,onde ho 'l tuo Figlio insignemente offenso,non di men, Madre pia, la tua clemenzia,che sempre è pronta ver del peccatoredisposto a ritornare a penitenzia,mi presta audacia a te con puro corericorrer, ché l'Etterna Sapïenziadisponga a perdonar mio grave errore.Così con puro coreed umil quanto più posso supplìcosì che l'alma non sia de l'oste antico.VIn laude di san Francesco.O serafico padre, ottimo ducedi così ampla ed umile famiglia,che, calcando la terra, alza le cigliaal cielo, ove tua tanta gloria luce,la mirabil tua vita ognor rilucetanto qua giù, che somma maravigliane prende qual più in essa s'assottiglia,per cognoscer la via ch'al ciel conduce.Io sono al mondo miser peccatore,illaqueato e 'nvolto in molti lacci,come è chi 'n cosa bassa ha fisso 'l core.Priego, refugio mio, me ne dislaccie mi congiunga sì col Redentoreche l'alma mia Satan rio non impacci,né tra li suoi la cacci,quando dal miser corpo fia partita,ma che transvoli in cielo a lieta vita.VISonetto di Jacopo di Nicolò a laude del novello Duca di Milano.Invittissimo prencipe, signoremagnanimo, costante e glorïosomilite sopr'ogni altro e grazïoso,o qual Cesare fu perdonatore,[oh] quanto è amirando tuo valore,che di sì ria fortuna ogni marosoti sia approdato in porto di riposo,possendo a chi fallì mostrar suo errore!Le signorie, o Duca, come saimeglio ch'alcun, s'ottengon colla spada;poi, acquistate, l'essalta iustizia.S'esta virtù suprema abraccerai,qual se' usato, t'aprirai la stradaonde avrai laude in terra e 'n ciel letizia.Jacopo DonatiDa: Lirici toscani del Quattrocento. Roma, Bulzoni, 1973 (Biblioteca Italiana) Vedi anche "Opere edite e inedite del marchese Cesare Lucchesini, Volume 18", Giusti, 1833.