Quid novi?

Pietro Aretino Madrigali


Pietro Aretino (1492-1556)1Poi che il mondo no credeChe in me, d'amor mercede, ogni mal sia,E ogni ben ne la nimica mia,O empio re de le perdute genti,E tu dio degli dèi,Questa grazia vorrei:Ch'un togliesse a le fiamme, ai mostri e al geloLa più tormentata alma;E l'altro, la più almaAgli angeli del Cielo;E la mal nata stesse una ora meco,E la beata seco.Son certo che la rea a ognun direbbe,Fuggendo i miei lamenti:"Io ho del fallir mio minor tormenti".E la buona contenta non vorebbe,Presa dal volto adorno,Lassù far più ritorno.Perché in me è un più crudele inferno,E un paradiso in lei più sempiterno. 2Madonna, io 'l vo' pur dir che ognun m'intenda,Io vi amo perché io ho poca faccenda:Ma se io comperassiUn quattrin l'uno i passi,A non dirvi bugia,Men d'una volta il mese vi vedria.O voi potresti direChe io ho detto che il focoMi ancide, mercé vostra, a poco a poco:Egli è ver che io l'ho detto, ma per fola,E mento mille volte per la gola. 3L'esser prive del CieloNon sono oggi i tormentiDe le mal nate genti:Sapete voi che dogliaL'alme dannate serra?Il non poter mirar l'Angela in terra.Sol la invidia e la vogliaCh'elle han del nostro bene,E 'l non aver mai di vederlo spene,Le affligge a tutte l'oreNe l'eterno dolore:Ma se concesso a lor fosse il suo viso,Fòra lo inferno un nuovo paradiso.