Quid novi?

Er carcio-fazzo


Er carcio-fazzoA Ccrapareccia io li sposterebbe!Acchiaperebbe li lombetti e i micipe' ddije che nun semo bbôni amici:Un ôvo cor biscotto je farebbe!Farebbe come 'r giorno der giudizzio,di qua li bbôni (e cquinni 'n c'è nnisuno),de llà, 'n catorbia, ppiù de quarcheduno;se sarverà, su mille, armeno 'n tizzio?Io nun ce credo, nun ce credo proprioche cce n'è uno bbôno lì ar governo,nun te lo trova manco er telescipio!Pe' 'r carcio-fazzo je farei la festa,li lascio nudi pe' tutto l'inverno:a pposto metteranno mó la testa?Note:Carcio-fazzo vuol dire tradimento, tranello. Nel presente sonetto il termine assume il primo significato, in quanto gli attuali governanti, peraltro non eletti dal popolo, sono dei traditori della Patria. I termini del presente sonetto provengono tutti dal linguaggio dei Birbi (Giudei), come riportati da Giggi Zanazzo in "Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma".Verso 1: Craparéccia = Luogo spregevole come anche chi lo abitava. Vicolo che sta in Via Panisperna.Verso 2: entrambi i termini stanno ad indicare i ladri: ladruncoli e ladri, rispettivamente.Verso 4: Un ôvo cor biscotto je farebbe = li picchierei a lungo e con violenza. Fa’ ll’ovo = Far dono. Inzuppà er biscotto = avere rapporti carnali. La recondita immagine "poetica" voluta dall' Autore potrebbe perciò indicare l'atto del sodomizzare qualcuno.Verso 6: Catòrbia = Carcere, prigione.Verso 12: Pe' 'r carcio-fazzo je farei la festa = per via del tradimeno li ammazzerei.Versi 13,14: In alternativa si potrebbe ricorrere al solecismo "lo lascio nudo pe' tutto l'inverno: / a pposto mó la metterà la testa?": tale era la versione originaria del sonetto, tendente a sottolineare l'accanimento, nei confronti di ogni singolo, nel porre in pratica l'attività punitiva descritta alla nota numero 4.Valerio Sampieri19 novembre 2015