Quid novi?

Claudio Achillini


Claudio Achillini(1574-1640)Vita di Claudio Achillini (da: Claudio Achillini. Rime e prose (Rime). In questa nuova im-pressione accresciute di molti sonetti, & altre compositioni non più stampate .... In Venetia: Nicolò Pezzana, 1673)Claudio Achillini fu pronepote d’Alessandro famoso Averoista, di cui si vede un Elogio fra gli Elogij del Giovio. Esso da giovinetto fece molto profitto nelle lettere humane. Si diede alla Filosofia, nella quale riuscì così bene, che nelle dispute non havea chi lo pareggiasse.Studiò la Medicina; e con molta fatica, e grande attentione fece il corso di tutta la Teologia, così dalla parte di Scoto, come da quella di San Tomaso, e fu il profitto tale, che cento volte egli ha ne circoli publici trionfato. La sua più ordinaria professione è stata la facoltà legale, nella quale con molto applauso ha letto nella Patria, ha sostenuta in Ferrara con molta lode la prima Catedra, et di poi quella di Parma con titolo di sopra Eminente, et col maggior honorario, che a nostri tempi sia mai stato dato ad alcuno publico professore. Tralasciò per certi intervalli di tempo la Catedra, e seguì la Corte di Roma con poca fortuna. Egli per natura modesto ha sempre voluto frenare il corso alle stampe, perché le sue cose non si veggiano, non ha però potuto impedirne un libro dedicato al Duca di Parma con Poesie ingegnosissime: una Deca di lettere Latine, passate fra lui, e ’l Marchese Gaufrido acutissimo Francese. Una lettera Toscana scritta al Mascardi in risposta d’una di lui. Molto Consulti Legali in varij tempi, et in varie occasioni, una Oratione recitata da lui, quando diede la laurea nel Collegio di Bologna ad un Boschetti. In tanto ch’egli ornava lo studio di Parma col titolo di Lettore famosissimo, come si è detto, seguì lo sposalitio di quel Serenissimo, i commandamenti del quale trassero dalla penna del Sig. Achillini, e diedero alla Musica, e poi alle stampe le seguenti compositioni Poetiche. Teti, e Flora prologo della gran Pastorale recitata in Parma nel maraviglioso Teatro fabricato dal Sereniss. Sig. Duca Odoardo per honorar l’arrivo della Serenissima Principessa Margherita di Toscana sua moglie. Mercurio, e Marte Torneo Regale fatto nel superbissimo Teatro di Parma nell’arrivo della sopranominata Serenissima sposa. Varie dedicatorie per varij amici ne libri da loro intitolati; Né è maraviglia, che a lui sia stato fatto ricorso per simili servitij, perche il concetto de gli huomini d’ingegno è sempre stato questo, Che nissuno più acutamente di lui scrivesse Latino. In oltre varie lettere Toscane quasi sempre encomiastice, essendo egli stato per natura inclinato a lodar gli ingegni de gli altri, sì come ancora è sempre stato huomo d’ottima legge d’amicizia, candido, ingenuo di natura, et inclinatissimo al beneficiare.Tornò finalmente l’Achillini a ripigliare il corso della sue lettioni nel publico studio di Bologna sua patria, dove concorrevano ad ascoltarlo Scolari di ogni professione, et Maestri d’ogni scienza, perche egli sosteneva le materie Legali con i fondamenti di tutte le dottrine, e le illustrava con facondia universalmente erudita: Anzi che in Bologna, et in Ferrara hebbe l’honore di poter più volte fra suoi ascoltanti riverire alcuni Eminentissimi Cardinali Legati, e particolarmente quelli, che allo splendore della Porpora aggiungevano il raggio delle scienze acquistate con lo studio.Nell’anno 1640, sessagesimo sesto della sua età, il principio del mese di Ottobre gli portò il fine della sua vita. Morì egli in una Villa, ch’era la sua delizia, dove haveva pro-digamente fabricato più alla Religione, et alla Carità, che a se medesimo; perche eresse da’ fondamenti tre nobili Oratorij da lui medesimo dotati per Messe cotidiane, et perpetue, e col danaro speso nelle fabbriche sovvenne a molti operari, et a mille poveri di quel paese, in tempi, che la penuria ne accresceva il numero, e la miseria. Quando egli conobbe la sua infirmità mortale, dettò il suo testamento, ordinando per l’anima sua, e per quelle de suoi maggiori, e de suoi amici, et ancora de suoi nemici molte migliaia di Messe, et altre opere pie, onde potranno da lui imparare gli altri molto superiori ancora alla di lui fortuna. A gli amici più cari, e più antichi lasciò nobilissimi legati; e perché del suo Casato egli era l’ultimo; ma non l’ultimo nella gloria, instituì suo herede Mons. Cesare Fachinetti Arcivescovo di Damiata, all’hora Nuntio Apostolico al Rè di Spagna, et hora Eminentissimo Cardinale. Stimò l’Achillini d’havere fabricato all’immortalità coll’eleggersi un tal’Herede, di cui conosceva la bontà, ed il valore, e presagiva infallibilmente i progressi nella vita Ecclesiastica. Sono infallibili i presagi de gli Astrologi morali, che non considerano i vari aspetti delle Stelle; ma la soda qualità della virtù, de costumi, e de meriti di soggetto universalmente lodato.Donna vecchia vestita di color acqua di mareGrave quantunque d'anni,il mio bel sol si vestedi marino color tinta la veste.Ma tu non t'ammirarech'ei ne'cerulei panni,in quella età cadente, imiti il mare:e chi non sa che suoletuffarsi in mar, quando tramonta, il sole?Da: Claudio Achillini. Rime e prose (Rime). In questa nuova im-pressione accresciute di molti sonetti, & altre compositioni non più stampate .... In Venetia: Nicolò Pezzana, 1673Bellissima spiritataLà nel mezzo del tempio, a l'improviso,Lidia traluna gli occhi e tiengli immoti,e mirano i miei lumi a lei devotifatto albergo di Furie un sí bel viso.Maledice ogni lume errante e fisoe par che contra Dio la lingua arroti.Che miracolo è questo, o sacerdoti,che Lucifero torni in Paradiso?Forse costui, che non poteo, mal saggio,sovrastar, per superbia, al suo Fattore,venne in coste per emolarne un raggio?Torna confuso al tuo dovuto orrore,torna al nodo fatal del tuo servaggio,e sgombra questa stanza al dio d'amore!Da: "Lirici marinisti". A cura di Benedetto Croce. Collana Scrittori d'Italia, pagg. 47 - 54. Bari, Gius. Laterza & Figli, 1910La minaEntra per nera e sconosciuta boccafin sotto al muro ostil duce tiranno,e con industre e vigilato affannov'aggiusta un muto foco e poi ne sbocca.Ma non sí tosto una favilla toccal'incendioso e prigioniero inganno,che in un solo momento, eterno al danno,crepa il suol, tuona il ciel, vola la rocca.Portai del cor nel piú secreto locosemi di foco e ne cercai lo scampoper non esser d'un cieco e scherzo gioco.La favilla d'un bacio accese il lampoin su la mina e pubblicossi il foco;ed ecco Amor trionfatore in campo.Da: "Lirici marinisti". A cura di Benedetto Croce. Collana Scrittori d'Italia, pagg. 47 - 54. Bari, Gius. Laterza & Figli, 1910