Quid novi?

Infinocchiare


InfinocchiareIngannare. E' curiosa l'etimologia che di questo verbo danno i romaneschi. Un oste, nuovo nel suo mestiere, volendo far acquisto di vino, si recò in una vigna dove ce n'erano da vendere parecchie botti e disse al vignaiuolo che gliene desse un assaggio. Il vignaiuolo, condotto l'oste nel tinello, gli domandò se voleva mangiucchiar qualcosa per meglio giudicare del gusto del suo liquore; l'oste gli rispose che si, e il vignaiuolo gli fece portare dei finocchi. Quegli ne mangiò e, sopra essi, assaggiato il vino gli parve bonissimo e lo comprò. Ma condottolo a bottega e tornato ad assaggiarlo il dabben uomo non lo trovò più così buono come gli era sembrato alla vigna. Sulle prime rimase smemorato, ma ripensando poscia ai finocchi che aveva mangiato, riconobbe che erano questi che lo avevano tratto in inganno. Usò pazienza e si tenne il vino qual era. Scorso alcun tempo, l'oste ritornò alla medesima vigna per comprare dell'altro vino. Il vignaiuolo, come lo vide, chiamò un garzone, e gli ordinò di andare a cogliere dei finocchi. "No, grazie, gli gridò l'oste, non voglio finocchi: m'hai infinocchiato una volta, compare mio, non m'infinocchi più".Filippo Chiappini, Vocabolario romanesco, Roma, Il Cubo, 1992.