Quid novi?

Sarv'ognuno


XIV.Sarv'ognunoL' incontrai lì a San Stefano der Cacco (1)Propio quela matina; anzi je diede, (2)M' aricordo, 'na presa de tabbacco;Ma quanno, pover'omo, se n'agnéde, (3)Vedde (4) che camminava fiacco fiacco,E poi m' accòrse (5) che se messe a sede,Ma io me crése (6) che lui fussi straccoE nun potesse arèggese (7) più in piede.Anzi, mo che ce fo mente locale,Lui, me sovviè, che se levò er zucchetto (8)E po' piegò la testa tal' e qualeCom' un cristiano che je pija sonno....Povero vecchio! chi l'avessi dettoChe in quer momento annava a l'antro monno.Note: 1. Questa chiesa di Roma, che dà anche il nome alla via in cui si trova, alcuni credono che abbia ricevuto un così strano appellativo, perché tra le figure e i simboli egizi dell' antico tempio d' Iside e Serapide, sulle cui rovine fu costruita, spiccava particolarmente un Cinocefalo o Macacco. A me però non pare del tutto infondata l' opinione del Borrichio (Grevio, Thésaurus Antiquitatum Romanarum ; Venetiis, 1732; v. IV, col. 1594), secondo il quale codesto appellativo deriverebbe da Caco. Ma per sostenere siffatta opinione, che il dotto Danese appoggia con parecchie buone ragioni, non c' è poi bisogno di ricorrere, come fa lui, al vano espediente di togliere un c a Cacco; giacchè anche oggi in Toscana si dice Cacco per Caco (l' usa pure il Giusti nel Gingillino), e Cacco può essere stato detto anche a Roma, quando la tradizione del famoso ladro era tuttavia popolare. - 2. Gli diedi. 3. - Se ne andiede, se ne andò. - 4. Vidi. - 5. M'accorsi. - 6. Mi credetti. - 7. Reggersi. - 8. Berretto.Luigi FerrettiCentoventi sonetti in dialetto romanesco, Firenze, G. Barbèra, Editore, 1879, pag. 62