Quid novi?

Li cappelli


Li cappelliLi du' Cappelli s'ereno incontrativicino su lo stesso attaccapanni.Come succede, vennero in discorsode quanno figuraveno in vetrinad'un cappellaro ar Corso (1).- Eh! - dice - er caso, quante ne combina!Chi avrebbe immagginato, doppo tanto,de ritrovasse accanto?Tu co' chi stai? - Co' Giggi er mozzorecchio (2).E te? - Co' Totarello lo spezziale.Come me trovi? - Sempre tale e quale:fresco, pulito, bello... Un vero specchio.Invece guarda a me, come so' vecchio:brutto, sciupato... So' ridotto male!Forse dipennerà ch'er mi' padroneconosce tutti e, senza fa' eccezzione,nun sta un minuto cór cappello in testa...- Apposta io me conservo, grazziaddio:perché conosce tanti pur'er mio,ma nun saluta che la gente onesta.Note:1 L'antica via del Corso, che da Porta del Popolo conduce a piazza Venezia.2 Legale da strapazzo, cavalocchi.TrilussaCommento.La poesia fu pubblicata per la prima volta nel 1901 in "Favole romanesche" e con profonde modifiche fu ripubblicata nel 1941 in "Le favole". Scrive Claudio Costa: "Più che la battuta finale sulla rarità dell'onestà tra gli uomini, rimane impresso il duplice comportamento, l'opposta vita dei due protagonisti in absentia: quello scappellarsi continuo, servile, viscido dell'odioso avvocatorucolo; quella serietà dignitosa e ferma del modesto farmacista che il cappello lo leva solo davanti a chi merita, a chi egli rispetta."