Quid novi?

Ôva e ppreciutto cotto


Ôva e ppreciutto cottoA mme mme piace si cce l'ho ppiù ttosto ...ma che ccapischi, bbrutto sporcaccione!? ...Io stò pe ccucinatte 'n gran ppiattonee mmagnerai da re, ma a basso costo!La fetta de preciutto la bbruschetti(e quinni l'ojo nun dev'èsse tanto;côci l'arbume ner fornell' accanto)e allora doppo lo pôi fà a pezzetti.Er cotto all' ôva l'hai da incorporà,'a mozzarella ammischi 'n po' ppiù ddopoe 'nfine e' rrosso fai solo scallà.Quanno fai l' ôva e 'r bianco resta mollonun va bbene; côcilo come è dd' uopo ...ce 'nfili la capoccia fino ar collo!GlossarioCapoccia - Testa (sinonimo di capocchia), nella sola forma femminile. Al maschile il significato cambia e "er capoccia" è il capofamiglia, il capo di un'azienda, il più elevato in grado in un gruppo.Côci - Cuoci (inf. coce, dal lat. coquere). A rigore, l'accento circonflesso sarebbe errato, perché non vi è contrazione di "u" ed "o", presenti nella forma italiana. Il romanesco deriva dal latino, perciò la "u" non dovrebbe esistere in tale verbo. Tale rigore, però, avrebbe avuto un senso quando si ipotizzava la conoscenza del latino in chiunque avesse studiato, laddove oggidì molti, forse, nemmeno più sanno il significato del termine "latino".Ddopo - Dopo, ma la forma aadottata è scorretta - o quanto meno poco usata- in romanesco, in quanto il termine corretto è "doppo" (vedi verso 8). Il raddoppiamento della "d" iniziale è un semplice espediente grafico per indicare il rafforzamento fonetico della consonante "d".E' rrosso - Il rosso. L'articolo maschile "er" perde la "r" quando è seguito da "r" o "l" e la parola successiva raddoppia l'iniziale: e' rrosso, e' llago, ecc. Tale fenomeno si è peraltro verificato nel '900.Ôva - Uova, plurale di ôvo, dal latino ovum. Anche qui vale il discorso fatto per il verbo cuocere, a proposito dell'accento circonflesso. Belli ha usato anche la forma plurale maschile "ovi" (Sonetto 413, Edizione Teodonio, "La bballarina de Tordinone": "e un par d’occhiacci accusí ffurbi movi, / c’a nnoi sce succhi com’e rrossi d’ovi, / e li tu’ atti li pôi dí pparole."). Va detto che Belli usava la forma maschile plurale anche in italiano (si veda la nota 1 al titolo del sonetto di cui appresso: "È un detto in Roma che i giuramenti vanno giù come rossi d’ovi: o dicesi altresì di un cibo che facilmente s’ingoi. «Va giù, come un giuramento falso»."). Il sonetto in questione è il numero 920, Ed. Teodonio, e curiosamente il titolo è: "Li rossi d’ova /// La Verità assomijja ar giuramento / cuanto s’arissomijjeno du’ fave.".Pôi - Puoi. Anche per il verbo poté (lat. classico "posse", lat. vogare "pòtere") vale il discorso della contrazione dell'italiano "uo" in "ô". In questo caso io uso l'accento anche per distinguere la forma verbale dall'avverbio di tempo "pòi". Tale forma è peraltro usata da Belli abbastanza spesso, ben 13 volte:T1-0045: te la trov’io, che ce pôi stà in cuscenza. // QuellaT1-0061: poterà mmorí dde mala-morte. / Pôi, pe mmodo de dí, ffà l’T1-0119: ggetto. // Oggi ch’è festa pôi serrà nnegozzio, / ché loT1-0201: peperoni e oliva. // Come sce pôi ggiucà, tisico nato, / senzaT1-0229: man der crapettaro, / e tte pôi figurà cquant’è ccaconeT1-0243: La piggion de casa // Nun pôi sbajjà ssi vvôi. CquàT1-0361: soprani e ffalli fori / pe ddí pôi scirpa e ffà le carte lei.T1-0413: d’ovi, / e li tu’ atti li pôi dí pparole. // Eh vviè, ppasciocca,T1-0423: peccristo, pe cquest’anno / pôi fà, ppôi dí, nun ce se vaT1-0435: avanti a scrive e a llegge. // Pôi figurà si llei cià conoscenzaT1-0917: d’inverno, nun te puzza: / pôi stacce un giorno e nnunT1-0987: appett’a cquesto / quanno  / o pôi trovà ccerchelo puro, / dottoT2-2151: Tratanto io cqui... lo pôi negà?» «Che vv’essce?»Preciutto - Prosciutto (dal lat. prae e exutus, cioè prima e asciutto, essiccato). La grafia "presciutto" è errata in romanesco, in quanto Peresio, Berneri e Belli semplicemente rendevano con tale grafia il suono romanesco della lettera "c". "Trovò dopo d'havé rimuscinato, / un tozzo secco e non gli parè vero, / si messe poi, pe' non magnallo asciutto, / a rosicane un osso de presciutto" (Berneri, Meo Patacca, Canto secondo, terzina 3, versi 5-8): si notino la corrispodenza fonetica di "rimuscinato" e "presciutto".Valerio Sampieri23 giugno 2016