Quid novi?

Fungando


FungandoSe qualcuno avesse usato con me tale termine, avrei probabilmente estratto la mia Durlindana, iniziando a rotearla vorticosamente, sì da mozzare senza pietà gambe, braccia e teste!!! Per fortuna nessuno lo ha fatto, sicché non ho dovuto raccogliere i pezzi disseminati qua e là, ricomponendo alla meglio ciò che avevo spezzettato improvvidamente! Meno male!!!Orbene, i vocabolari contemporanei non recano traccia del lemma "fungare" e lo stesso è a dirsi dei primi quattro Vocabolari della Crusca, eppure il lemma non è sconosciuto in italiano e di esso abbiamo più di un riscontro letterario. Il Volume 6 della 5^ Edizione del Vocabolario della Crusca, a pag. 610 riporta infatti: "Neutr. Cercar funghi: ma non è d'uso comune - Frescobaldi M. Rim. 75: Due foresette ... bionde, Belle, gaie, gioconde Meco fungando vengon per le selve.".Il Dizionario della lingua italiana del Tommaseo riporta, invece: "V. n. [Rig.] Mettere la funga, la muffa. Anche Infungare; e così Funghire e Infunghire. T. L'ire direbbe piuttosto il principio del mutamento; come ai Lat. la desin. escere, e sim.".Et de hoc satis, direbbero i latini, basta così, vediamo qualcosa al contempo più ampio e più specifico a proposito di "fungando".Ventura Monachi fu un Notaio fiorentino, cancelliere della repubblica dal 1340, che morì di peste nel 1348. Di lui si conserva un sonetto irregolare (16 versi) che riecheggia "non senza goffaggine e residui arcaici, i modi degli stilnovisti" [La letteratura italiana. Storia e testi, Vol. 10, Poeti minori del Trecento, a cura di Natalino Sapegno - Riccardo Riciardi Editore, Milano-Napoli, 1952]. A lui inviò un sonetto -metricamente alquanto strano- Giovanni di Lambertuccio Frescobaldi. Detto sonetto fu "mandato al Monachi quando questi si trovava a Pisa, nel 1341, per trattarvi la cessione di Lucca. Giovanni di Lambertuccio Frescobaldi è ricordato da Donato Velluti (Cronaca, ed. Del Lungo-Volpi, pp. 95-96) come 'sonettiere di forti [difficili] rime'" [La letteratura italiana, cit. pag. 25]. Ecco il testo "incriminato"!Due foresette, ser Ventura, biondebelle gaie giocondemeco fungando vengon per le selve:l'una cantando, l'altra le risponde,mostrando ch'aggian donde,sì dolce 'l canto da lor si divelve.Con lor ghirlande di verdette fronde,alzate alle ritonde,dicendomi: - Ve' 'l fungo, -talor- ve 'l, ve' -;ciascuna a mia richiesta si nascondetra quelle macchie fondein quella parte dove 'l più bel v'è.E così in questa vita mi dimoro,né alto argento od orodesio infin che 'l lor viso non crespa;ch'altr'ago che di vespapunto m'ha il cor Amor d'ambedu' loro.Tanto ricco tesoroso ben che voi in Pisa non avvespa,ch'ogni femmina v'è, per lor ber, crespa.Note (i numeri indicano il verso):3. fungando: cogliendo funghi.5. donde: di che esser liete.6. si divelve: si svelle, erompe dalle loro gole.8. alzate, ecc.: tenendo le gonne alzate in giro, succinte.9. ve 'l, ve'. Rima all'occhio; come pure al verso 12. [Rima per l'occhio: un caso particolare della rima composta; è una rima nella quale l'identità della parte  finale  di  due  versi  è  grafica,  ma  non  fonetica. Per  l'occhio è  la  rima  in  cui  si  richiede  lo spostamento dell'accento di parola. (VS: vedi definizione)].15. non crespa: non si increspa di rughe, non invecchia.19. non avvespa: non punge, non alletta.20. per lor ber: per l'acqua cattiva che là bevono.20. crespa: invecchiata anzitempo.