Quid novi?

Guido Novello da Polenta


Ho già parlato di Guido Novello da Polenta (1290 circa) nel post n°1905 del 9 agosto 2015, pubblicando -unitamente a tre ballate e un sonetto- delle brevi note biografiche tratte dal libro "Rime scelte de' Poeti Ravennati Antichi, e moderni defunti." Aggiuntevi nel fine le memorie Istoriche spettanti alle loro Vite, ed Opere Poetiche. In Ravenna MDCCXXXIX. Per Antonmaria Landi. Stampat. Camerale ed Arcivesc.Integro le notizie su questo autore con quelle riportate da Natalino Sapegno nel Volume 10, "Poeti Minori del Trecento", di La Letteratura Italiana Storia e Testi Edita da Ricciardi nel 1952."Guido di Ostasio da Polenta, signore di Ravenna: diede ospitalità a Dante negli ultimi anni della sua vita; morì nel 1330. Le sue rime, insieme con quelle di Giovanni Quirini e di altri, documentano la diffusione del gusto stilnovistico e della maniera toscana anche in zone di cultura periferica. Ma in Guido gli elementi del linguaggio nuovo si innestano sul fondo di una tradizione genericamente provenzaleggiante."Le tre ballate ed il sonetto che ho già pubblicati sono i seguenti:D' Amor non fu già mai veduta cosa (ballata);Madonna per virtute (ballata);Novella gioja il core (ballata);Tanta ha virtù ciascun, quanto intelletto, (sonetto).Il Sapegno riporta  le ballate "Novella zoia 'l core" e "D' Amor non fu zamai veduta cosa", come può notarsi in lezione leggermente diversa. Di tali ballate pubblico le annotazioni di Sapegno.Novella zoia 'l core: la ballata nella versione del Sapegno è divisa in due strofe di 4 e di 8 versi, l'ultimo dei quali recita "come om senta il suo gentil valore". Al verso 7, Sapegno annota: montare ecc., salire a una condizione privilegiata.D' Amor non fu zamai veduta cosa: anche questa ballata è divisa in due strofe, con lievi variazioni rispetto alla mia precedente versione. Le note di Sapegno sono assai doviziose:4. simil: altrettanto bello e leggiadro.5. Così porto, ecc.: il mio desiderio si modella sul'immagine della donna che la mia facoltà immaginativa mi dipinge nel cuore, quando gli occhi hanno occasione di vederla.9. che 'l piacer, ecc.: fuoco che fa crescere ognor più intorno alla mia mente (li acquista) la bellezza di lei ('l piacer), che mi spinge sempre maggiormente a desiderarla.11. sperando, ecc.: mentre spero che la virtù, che costringe ogni donna a sentire pietà, mi faccia aver pace di tal guerra, come è giusto che l'abbia chi la chiede con umiltà.Ballata: Era l'aire sereno e lo bel tempoEra l'aire sereno e lo bel tempoe cantavan gli augei per la riviera,e in quel giorno apparve primaveraquand'io te vidi prima, bella zoia.Ben fosti zoia, ché tal m'apparistie col novo color nel tuo bel viso,che già dalla mia mente non si parte.E quando sono in più lontana parte,più mi sovvien del tuo piacente riso,sì dolcemente nel mio cor venistiper un soave guardo che facistida' tuoi begli occhi che mi mirar fiso,sì che zamai da te non fia diviso,tanta allegrezza mi da' fuor di noia.Note (Natalino Sapegno):4. bella zoia: formula tradizionale ripresa anche da Dante (Vita Nova, XV, 4): "quand'io vegno a veder voi, bella gioia".13. zamai, ecc.: Cfr. Dante, Inferno, V, 135.14. fuor di noia: senza alcuna angoscia.